Il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha respinto la richiesta della Svizzera che voleva "declassare" lo status di protezione del lupo, catalogandolo non più come specie «rigorosamente protetta» ma solo «protetta». Il lupo (Canis lupus) rimane dunque in Allegato II poiché i dati analizzati e le evidenze scientifiche dimostrano che lo stato attuale non necessita di alcun cambiamento. La proposta elvetica puntava a garantire agli Stati membri un maggiore margine di manovra per prelievi e abbattimenti in caso di attacchi al bestiame, argomento caldissimo e sempre più al centro del dibattito pubblico e politico.
Nei giorni scorsi, infatti, attraverso una risoluzione, anche il Parlamento Europeo aveva chiesto alla Commissione di «prendere in considerazione la modifica delle sue linee guida per gli aiuti di Stato in agricoltura per facilitare il risarcimento dei danni causati agli allevatori dai grandi predatori», ma contro ogni pronostico il Comitato ha risposto con un secco "NO": solo 6 voti favorevoli su 30. Il lupo per ora è salvo e non potrà essere "gestito" con abbattimenti agevolati, tuttavia è molto probabile che alcuni paesi proveranno nuovi tentativi per ridurne la status di tutela.
Non è infatti la prima volta che la Svizzera vuole aprire agli abbattimenti ed esiste un diffuso sentimento negativo nei confronti della specie che accomuna diversi paesi membri che, nel corso degli ultimi anni, hanno provato a ridurre il numero di esemplari con metodi cruenti. La Svezia, per esempio, vuole abbattere metà della sua popolazione di lupi per ridurre i conflitti con l'uomo e il bestiame e se ne parla sempre più spesso anche qui in Italia. È di poche settimane fa, infatti, l'ultima dichiarazione in tal senso del Ministro Lollobrigida, che rispetto a orsi e lupi si è lamentato della loro "eccessiva presenza".
Che il lupo sia cresciuto rapidamente e in tutta Europa negli ultimi decenni è un dato di fatto, un risultato straordinario frutto anche della rigorosa protezione che gode la specie oggi dopo secoli di persecuzioni. Anche i recenti risultati del primo monitoraggio nazionale del lupo hanno confermato e soprattutto quantificato che il predatore si è espanso naturalmente in quasi tutta la nostra penisola. Recentemente, l'ISPRA ha anche pubblicato il primo studio sistematico sui danni economici e sulle predazioni subite dalle aziende zootecniche, dati che dimostrano che non esiste alcuna "emergenza" ma solo un fenomeno – complesso e innegabile – che va gestito, ma di certo non con gli abbattimenti.
Ridurre lo status di protezione del lupo sarebbe un passo estremamente pericoloso, oltre che non supportato da alcuna evidenza scientifica. L'unico risultato che un eventuale declassamento potrebbe portare sarebbe il consolidamento e la diffusione di soluzioni semplice e inefficaci a fenomeni estremamente complessi come la gestione faunistica, che legittimerebbero inoltre continue e incessanti campagne di disinformazione portate avanti da una parte dell'informazione e della politica.
Tutto ciò, manderebbe in fumo decenni di lavoro, portati avanti a fatica da addetti ai lavori e allevatori, finalizzati alla coesistenza tra lupo e zootecnia, una strada certamente più difficile, ma sostenuta da tutte i dati e le evidenze scientifiche. Le misure di protezione del bestiame, come le recinzioni elettriche e i cani da guardinia, si sono già dimostrate efficaci ed è in questa direzione che bisognerebbe concentrare investimenti e attenzioni. Il lupo è un predatore apicale fondamentale per la salute dei nostri ecosistemi e offre gratuitamente innumerevoli servizi ecosistemici, come il controllo sul numero ungulati (che tanti danni causano all'agricoltura). È inoltre un'importante attrattiva turistica per molti territori, oltre che una specie dall'indubbio valore culturale e conservazionistico.
Non bisogna, ovviamente, lasciare soli gli allevatori, così come le popolazioni che vivono in zone particolarmente frequentate dal predatore. Sapere, per esempio, come comportarsi di fronte a un lupo e come ridurre il rischio che diventi confidente (per esempio non avvicinandosi e non alimentandolo) è il primo passo verso una pacifica convivenza, così come sostenere le aziende supportandole nel mettere in sicurezza bestiame e allevamenti. Il ritorno e la crescita in Europa del lupo uno dei più grandi traguardi raggiunti dalla conservazione, soprattutto per merito della rigorosa protezione garantita dalla Convenzione di Berna e dalla Direttiva Habitat. Declassarlo sarebbe una pericolosissima inversione di marcia che ci riporterebbe indietro di almeno cent'anni. Non è sicuramente questa la strada da seguire.