Il lupo grigio (Canis Lupus), detto anche lupo comune o lupo, è un mammifero appartenente all'ordine dei Carnivori, famiglia dei canidi, genere Canis. Il mantello è lungo e folto, di colore prevalentemente grigio sfumato, sebbene alcuni individui mostrino mantelli più scuri o più chiari. Il peso varia dai 35 ai 45 kg, sebbene alcune sottospecie siano caratterizzate da pesi e dimensioni inferiori, come nel caso del Canis lupus italicus, tipico della nostra penisola. La femmina ha un peso di circa il 20% inferiore rispetto al maschio. La forma del corpo è slanciata, il muso allungato, le orecchie triangolari e le zampe lunghe e sottili. Alcuni individui hanno un cosiddetto lobo (o ponte) carnoso tra il 3° e 4° dito. Le diverse sottospecie di lupo si differenziano per dimensioni, colore del mantello e comportamento sociale. Il lupo è capace di spostarsi di decine di chilometri in una notte e a velocità elevate (fino a 50 km/h).
La stagione riproduttiva si concentra nei mesi di febbraio e marzo. La gestazione dura circa due mesi e le femmine al primo parto danno alla luce due o tre piccoli, mentre le femmine più mature arrivano anche a sei o sette. La vita media di un lupo è pari a 8-10 anni. Vive in branchi, che hanno dimensioni variabili in base all’ambiente e all'alimentazione (se le prede raggiungono dimensioni maggiori, la caccia congiunta necessita di più individui). La struttura sociale è molto articolata.
Comportamento sociale
La struttura sociale del branco è molto articolata. Il gruppo è costituito da un'unica coppia Alfa con accesso alla riproduzione, ed altri individui che ricoprono diversi ranghi. All'interno del branco esistono infatti, individui dominanti e altri subordinati. Le relazioni gerarchiche tra gli individui non si basano unicamente sulla deferenza: ogni controparte mette in atto comportamenti che sottolineano il sistema cooperativo del gruppo, facendo intendere che ogni soggetto fa affidamento al supporto degli altri, in modo da ottenere benefici e aumentare le possibilità di sopravvivenza e la prestanza fisica, quasi a dare luogo a un gruppo che rappresenta un'entità unica. La tolleranza sociale messa in gioco dai dominanti verso i subordinati può essere infatti ripagata con l'aiuto e il supporto nelle attività di mantenimento del gruppo. Ciò non significa che gli individui non utilizzino il proprio rango per ottenere la priorità in determinate situazioni: un dominante può infatti esercitare un forte controllo sulle risorse a scapito dei subordinati.
Le minacce di aggressività avvengono, anche se in maniera ridotta, anche da parte dei subordinati, i quali talvolta esercitano il loro (seppur ridotto) potere sui dominanti. Sono proprio questi delicati equilibri basati sui comportamenti sociali che sostengono lo sviluppo della cooperazione nei lupi. Un ulteriore prerequisito per lo sviluppo della cooperazione tra individui di questa specie è la cosiddetta social attentiveness, ovvero l'atteggiamento che si verifica quando un soggetto è sensibile ai comportamenti e ai bisogni degli altri ed è in grado di allineare il suo comportamento sulla base dello stato emotivo degli altri individui. Questa abilità è utile per ridurre, ad esempio attraverso l'interazione post conflitto, la probabilità di sviluppo di ulteriore aggressività all'interno dello stesso branco. La cooperazione e la social attentiveness sono indispensabili inoltre per le simulazioni di combattimento, attività complesse in equilibrio tra gioco e studio reciproco, utilizzate tra i lupi per apprendere ad interpretare la comunicazione dell'altro. Le simulazioni possono infatti portare a errori di interpretazione, in quanto richiedono una profonda conoscenza dell'altro e grandi abilità cognitive e sociali per leggere con precisione e interpretare rapidamente ogni singolo schema di gioco del compagno e reagire in modo appropriato. Queste attività si modificano in base alla relazione che intercorre tra gli individui.
Sottospecie Canis lupus italicus
Le caratteristiche morfologiche e genetiche che contraddistinguono la sottospecie italica del lupo, presente nel nostro paese, sono dovute all'isolamento vissuto dalle popolazioni appenniniche nel secolo scorso e sono state dimostrate da uno studio condotto nel 2002 da Nicholas E. Federoff della United States Environmental Protection Agency e Ronald M. Nowak, ricercatore e autore di diverse pubblicazioni sui mammiferi di tutto il mondo. Lo stesso studio ha dimostrato inoltre l'assenza di ibridazione della specie con il cane domestico.
Segni particolari
Generalmente le tracce di lupo si caratterizzano per la disposizione su una linea molto dritta, nella quale le impronte delle zampe posteriori e quelle delle zampe anteriori si sovrappongono quasi completamente, nel tentativo di minimizzare il dispendio energetico (come nel caso della presenza di neve). Questa caratteristica è rinvenibile meno frequentemente nelle tracce dei cani che si spostano in modo più obliquo e la sovrapposizione è più casuale. La differenza tra le impronte di lupo e quelle di altri canidi (quali la volpe, lo sciacallo o il cane domestico) è indispensabile osservare più di un'impronta, possibilmente l'intera pista. I due cuscinetti plantari centrali della zampa caratteristici nel lupo infatti, non sono facilmente rilevabili, perché raramente rimangono impressi sul terreno. Le dimensioni del passo di un lupo sono pari a circa 90 cm, mentre l’impronta è lunga 10-12 cm e larga 8-10 cm. Le stesse impronte di dimensioni molto minori potrebbero appartenere ad una volpe.
Dove vive il lupo in Italia – Habitat ideale
Perseguitato dall'uomo fino a rischiare l'estinzione, a partire dagli anni '70 il lupo ha avviato una nuova espansione nella penisola italiana tornando ad abitarvi con popolazioni più consistenti sugli Appennini (1000 – 2500 esemplari). A queste, si aggiunge, secondo uno studio svolto con l'obiettivo di gestire e conservare la specie (Boitani e Salvatori, 2017). La popolazione alpina (circa 300 esemplari) è costituita da individui delle popolazioni francesi e slovene . L'incontro di queste popolazioni è avvenuto nell'anno 2013 ed è considerato un evento importante per l'arricchimento della diversità genetica del lupo e, quindi, per la sua conservazione (Marucco 2014). Il lupo predilige località boschive al di sopra degli 800 metri. Nell'alto Lazio e nella bassa Toscana vive nella macchia mediterranea fin dal livello del mare. L'ambiente deve avere soprattutto una sufficiente presenza di prede. A livello mondiale occupa anche tundre e foreste tropicali (come in India) o zone sub – desertiche (come in Arabia Saudita). Ciò che contraddistingue l'habitat ideale del lupo è la scarsa presenza antropica, la quale può rendere inospitale la zona, o causare un’alta mortalità della specie.
Alimentazione del lupo
La specie mostra un comportamento alimentare opportunista. Sebbene sia un carnivoro, il lupo non necessariamente si nutre solo di carne ma può nutrirsi anche di frutta o rifiuti in caso di necessità. L'alimentazione può variare da una dieta prevalentemente a base di ungulati selvatici, in un ambiente naturale ottimale (Nord America, Europa orientale e alcune aree dell'Europa occidentale), ad una dieta composta da risorse di origine antropica (bestiame, rifiuti), frutta e invertebrati, in aree dove ve ne sia una maggiore disponibilità.
Interazioni con l'uomo
La normativa nazionale e l'adesione alle convenzioni comunitarie ne prevedono una rigorosa protezione (Legge n.157/92, Direttiva Habitat, Convenzione di Berna e convenzione di Washington). La presenza del lupo in una determinata area presenta implicazioni di natura non solo biologica ed ecologica, ma anche sociale e di “governo del territorio”, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei conflitti causati dalle predazione al bestiame domestico. Lupi e cani sono tra loro interfecondi, sono cioè capaci di incrociarsi generando prole ibrida feconda. La problematica degli ibridi è oggetto di studio (es. progetto LIFE “Ibriwolf”) in corso nel Parco Nazionale Appennino TER e di attenzione per le problematiche connesse, come quelle legate all'inquinamento genetico. L'ibridazione con il cane domestico rappresenta certamente uno dei rischi della convivenza con il lupo, in quanto genera individui non domestici ma meno diffidenti nei confronti dell’uomo, e dunque più propensi ad avvicinarsi. La presenza del lupo è, tuttavia, un fattore naturale fondamentale per il mantenimento degli equilibri degli ecosistemi, in quanto contribuisce ad evitare concentrazioni non sostenibili di specie a forte impatto, come gli ungulati selvatici (Borgo,2012c).