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25 Agosto 2021
11:17

Il leone (Panthera leo)

Il leone è una specie considerata vulnerabile dalla IUCN soprattutto a causa dei conflitti con gli esseri umani e per via della riduzione del suo habitat. All'interno dei gruppi di individui che vivono in natura si instaurano gerarchie anche molto complesse che rendono il loro comportamento sociale unico tra i felini.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il leone (Panthera leo) è un mammifero carnivoro della famiglia dei felidi e del genere Panthera originario delle savane e delle praterie. Le sue impressionanti dimensioni (i maschi possono raggiungere e anche superare i 250 chilogrammi) fanno di lui il secondo più grande felide del genere Panthera, superato solo da alcune tigri.

Come è fatto il leone

Il leone, con i suoi 170 – 250 centimetri di lunghezza e i circa 120 centimetri di altezza al garrese, è uno dei più grandi predatori al mondo. Il colore del mantello varia dal giallo al marrone, ma può essere anche rossiccio oppure beige, mentre i piccoli nascono maculati, per poi perdere le macchie e assumere gradualmente una colorazione uniforme. In alcune zone del Sudafrica sono presenti leoni dal colore bianco, condizione questa causata da una forma di leucismo che conferisce una colorazione pallida, e differisce dall'albinismo in quanto il colore degli occhi è quello classico.

La criniera, presente solo nei maschi, parte dal capo e arriva al collo e alle spalle. Può essere più o meno folta e più o meno estesa, e di diverse colorazioni che vanno dal biondo al bruno – nero.

La coda è decisamente lunga e supera spesso il metro di lunghezza. Al termine è presente un ciuffo di pelo scuro in concomitanza di una una parte ossea di circa 5 centimetri di lunghezza che non è presente alla nascita ma viene a formarsi ai 5 – 6 mesi di età.

Il dimorfismo sessuale è evidente in primo luogo per l‘assenza della criniera nelle femmine e poi per le dimensioni sensibilmente superiori nei maschi. Le leonesse, inoltre, talvolta mantengono alcune macchie sul pelo delle zampe e del ventre anche in età adulta.

La testa di questo animale è di grandi dimensioni e la mascella è potente. La bocca è dotata di denti che possono raggiungere gli 8 centimetri, taglienti ed affilati a sufficienza per lacerare la carne delle prede. La lingua è ruvida ed è dotata di papille uncinate che hanno la funzione di raschiare la carne intorno alle ossa e rendere più efficace la pulizia della pelliccia. Gli arti sono potenti e terminano con artigli robusti. Il naso cambia colore con l'età, passando dal rosa degli individui giovani fino a raggiungere quasi completamente il colore nero nei leoni anziani.

Bisogna inoltre sottolineare che molte caratteristiche della specie cambiano in condizione di cattività: dimensione, lunghezza degli artigli, solidità muscolare. Purtroppo la cattività ha causato (e causa ancora) casi di sovrappeso e obesità che sarebbero impossibili in natura, dove le attività di caccia, indispensabili per la sopravvivenza, impediscono di sopravvivere agli animali ostacolati dal proprio peso.

Nell'India Nord occidentale, all'interno della foresta di Gir, è presente una piccolissima popolazione di leoni sopravvissuti alla caccia da parte dell'uomo (circa 400 esemplari), i quali sono più piccoli rispetto a quelli africani. Gli individui indiani hanno generalmente una criniera meno imponente rispetto ai leoni africani, ma hanno una pelliccia di lunghezza superiore.

La specie Panthera leo è inoltre suddivisa in 7 sottospecie:

  • Panthera leo leo: leone dell'Atlante o leone berbero.
  • Panthera leo senegalensis: Africa occidentale o leone senegalese.
  • Panthera leo azandica: Congo nord-orientale.
  • Panthera leo nubica: Africa orientale.
  • Panthera leo bleyenberghi: Angola.
  • Panthera leo krugeri: Sudafrica.
  • Panthera leo massaicus: anche detto il leone masai.

La vita del leone

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La durata della vita dei leoni in libertà è di circa 10 -12 anni, mentre in cattività essi possono raggiungere anche i 20 anni. Il motivo per cui l'aspettativa di vita è decisamente inferiore in natura è legato ai numerosi infortuni derivati dalle lotte tra cospecifici per il dominio sugli altri individui.

Ciò che caratterizza maggiormente il comportamento di questi animali è la complessa struttura sociale che si forma all'interno dei gruppi. Ed è proprio questa abitudine all'aggregazione, secondo uno studio condotto nel Serengeti National Park dalla University of Minnesota, che ha dato maggiori vantaggi alla specie, la quale è l'unico esempio di felino selvatico dal comportamento aggregativo.

Sebbene generalmente i leoni vivano in gruppi formati da 5 -6 individui con 1 o 2 maschi adulti alleati che hanno accesso all'accoppiamento, capita anche che i gruppi aumentino di numero. All'aumentare della dimensione del branco, aumentano anche i maschi, soprattutto fratelli, che formano coalizioni.

In alternativa i leoni possono condurre una vita nomade, scegliendo di muoversi anche lungo grandi distanze (singolarmente o in coppia).

Molto interessante è il ruolo delle leonesse, le quali si occupano spesso della caccia, sfruttando il fatto di essere più leggere e agili dei maschi, che vengono rallentati, tra l'altro, dal peso della folta criniera. Le femmine che non prendono parte alla caccia, si occupano di proteggere la prole. Nello stesso momento i maschi perlustrano il territorio e controllano l'intero branco. Un ulteriore compito del maschio è quello di determinare gli spostamenti per individuare le fonti d'acqua e di nutrimento.

La struttura sociale gerarchica all'interno dei gruppi viene vissuta in maniera differente in base al sesso. Mentre le femmine tendono a restare per tutta la vita nel branco in cui sono nate, i maschi intorno ai 2 o 3 anni si allontanano, in modo da non entrare in conflitto con i maschi dominanti del gruppo. Gli stessi maschi dominanti, raggiunta un'età avanzata usualmente si allontanano dal gruppo di appartenenza oppure vengono allontanati dai più giovani che non hanno preso la via dell'allontanamento.

Secondo quanto descritto in uno studio pubblicato da GEO WILD Consult nel 2012 i giovani maschi continuerebbero a vagare fino al raggiungimento della maturità sociale (circa 5 anni). A questo punto si avvicinano a diversi branchi e valutano se è possibile o meno subentrare ai maschi "alfa" esistenti. Una volta raggiunto l'obiettivo, tendono ad uccidere tutti i cuccioli esistenti in modo da assicurarsi che solo i propri geni verranno trasmessi alle future generazioni. Proprio questo è uno dei fattori che determina l'altissima mortalità infantile nella specie, la quale colpisce in alcuni casi il 65% dei cuccioli nel primo anno di vita.

Le femmine all'interno del branco sono in grado di sincronizzare l'estro, in modo da affrontare tutte le nascite nello stesso periodo e collaborare quindi allo svezzamento della prole, evitando inoltre conflitti tra i maschi dominanti per la possibilità di accoppiamento.

Gli ibridi: ligre e tigone

Il ligre (chiamato anche litigre o leontigre) è un incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina, mentre l'incrocio inverso, tra una leonessa e un maschio di tigre viene chiamato tigone. 

I ligri, in particolare, possono crescere fino a superare le dimensioni di alcune tigri e leoni e infatti, vengono considerati talvolta i felini più grandi del mondo. Un individuo in particolare, chiamato Apollo, è ospitato nel Myrtle Beach Safari in South Carolina e ha raggiunto i 340 chilogrammi di peso.

Alimentazione e predatori del leone

I leoni sono animali carnivori che necessitano di ingerire mediamente almeno 5 – 6 chili di carne al giorno. Se il branco non è in grado di terminare la preda, può accadere che alcuni individui rimangano a difenderla mentre gli altri si ritirano all'ombra in fase digestiva.

Secondo uno studio pubblicato nel 2008 dal South African Journal of Wildlife Research le prede preferite dal leone sono individui adulti di antilopi, gazzelle, facoceri, bufali, zebre e impala in Africa, mentre, in India, si nutrono maggiormente di cervidi, come i cervi pomellati e i sambar.

I leoni non disdegnano inoltre le lepri e gli uccelli, ma tendono ad evitare di attaccare prede troppo grandi, come ad esempio le giraffe, per ridurre il rischio di ferirsi durante la caccia. Può accadere che si nutrano di carogne e che, in certe condizioni, scelgano di cacciare gli animali di allevamento.

In natura non esistono predatori dei leoni, ma zecche e zanzare possono infastidirli  e in alcuni casi provocarne addirittura la morte.

Habitat, distribuzione e conservazione

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L'habitat del leone va dalle zone subsahariane aride e secche, fino alle foreste (soprattutto per quanto riguarda gli individui che vivono in India). Può raggiungere altitudini di 4 mila metri come accade in Etiopia e in Kenya, ma ciò che risulta indispensabile all'interno dell'habitat sono le vaste pianure, coperte di erba, che dispongano di ombra e sufficienti prede.

La specie è considerata minacciata dalla lista rossa della IUCN e infatti è scomparso dall’80% del suo areale originario restando presente solo in Africa subsaharina e, come abbiamo visto, nell’India nord-occidentale, dove però sopravvive perlopiù nelle aree protette.

Il bracconaggio attuato dall’uomo a causa dei conflitti crescenti, come ad esempio la predazione ai danni del bestiame domestico, ma anche la distruzione dell’habitat e alla riduzione delle sue prede, stanno compromettendo la sopravvivenza della specie. Secondo quanto riportato sul sito del WWF, la forte riduzione della dimensione dell'habitat del leone in Africa negli ultimi due decenni ha causato una riduzione del numero da 100 mila a meno di 30 mila.

Un ulteriore rischio per il leone è dato dalla frammentazione dell'habitat, che aumenta il rischio di accoppiamenti tra consanguinei, provocando così un indebolimento genetico e quindi una maggiore vulnerabilità al diffondersi di epidemie.

Sono molte le iniziative messe in atto per la conservazione della specie, una di queste è il progetto Big Cats del WWF, il quale ha l'obiettivo di creare partnership globali, attivare istituzioni e governi, sostenere le aree protette, contrastare il commercio illegale, rafforzare la ricerca e promuovere il ripristino della connettività tra gli habitat e gli ecosistemi.

Il leone e l'uomo

Fin dall'antichità il leone rappresenta un simbolo importante di potenza per gli esseri umani, particolarmente affascinati da questo grande carnivoro che veniva in passato utilizzato per i combattimenti all'interno delle arene, veniva rappresentato in molte bandiere e stemmi di famiglie nobili e ancora oggi viene rappresentato in numerosi cartoni animati (come il Re Leone di Disney), fumetti e racconti.

Purtroppo la convivenza tra questa specie e l'essere umano genera sempre più spesso conflitti soprattutto nelle zone in cui il leone ha a disposizione la possibilità di predare il bestiame, come viene confermato da uno studio pubblicato su The Zoological Society of London nel 2005.

Ad amplificare il rischio di estinzione della specie, considerata dalla IUCN vulnerabile, è anche l'utilizzo nella medicina tradizionale di parti di corpo e ossa di individui appositamente uccisi.

Inoltre, si tratta di un animale che ancora troppo spesso vive all'interno di zoo e viene sfruttato unicamente come attrazione, esattamente come accade in Libano, dove nelle ultime settimane un esemplare è stato obbligato a sopportare le assidue visite dei turisti, protetti unicamente da una teca di plexiglass all'interno del suo recinto.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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