I grandi palchi sono pronti. È il primo giorno della tappa pugliese del Jova Beach Party. Due date per il maxi concerto sul lungomare Pietro Mennea di Barletta che sono stati anticipati da un mare (è il caso di dire, visto che il concerto si tiene in spiaggia) di polemiche. La preparazione dell’area, la stessa scelta nel 2019, ha richiesto un intervento molto invasivo sulla costa per accogliere le oltre 50mila persone previste.
Il tratto di costa, infatti, è lo stesso dove l’uccello fratino si ferma tra primavera ed estate per nidificare. Un animale che predilige proprio la sabbia per deporre le proprie uova e che negli ultimi anni ha visto una drastica riduzione del numero degli esemplari. Motivi che hanno portato a una sempre maggiore attenzione nella tutela di questi ecosistemi.
Proprio a Barletta era stato avviato un percorso di delimitazione delle aree per limitarne l’antropizzazione e dare la possibilità alla natura di riprendersi una parte di quegli spazi. Dopo il primo concerto di tre anni fa si era formato con la sabbia un paesaggio predunale. Un fenomeno reso possibile dalla nascita di una nuova vegetazione che stava ristabilendo un equilibrio, permettendo tra le altre cose la nidificazione anche da parte di altri volatili insieme al fratino.
Per intenderci, stando ai numeri forniti dalle associazioni, già nell’anno precedente al primo concerto si era passati dalle 2-3 coppie di fratini che nidificavano nel 2018 alle 13-14 coppie. Un lavoro spazzato via dalle ruspe che all’epoca hanno spianato la spiaggia ma che comunque era stato riproposto, con l’aiuto forse anche dei periodi di lockdown, una volta finita la grande festa del cantautore romano. A distanza di tre anni, quando la natura stava finalmente ricreando il suo ecosistema, sono tornate le macchine pesanti a rasare tutto e a cancellare di nuovo il lavoro fatto.
Anche per questo le associazioni si sono sedute al tavolo con l’amministrazione comunale per capire quale sia la visione per il futuro di quell’area: «Ormai la manifestazione di quest’anno è un capitolo chiuso – spiega a Kodami l’avvocato Massimiliano Vaccariello, consulente legale di Enpa Barletta – la nostra speranza è che ci sia un impegno per il futuro. Ci siamo incontrati con il Sindaco di Barletta una decina di giorni fa, in quanto a seguito della richiesta delle autorizzazioni della Trident era stata data la possibilità di presentare delle osservazioni. Ci aggiorneremo di nuovo ma stiamo cercando di stabilire un dialogo per capire se ci sia la volontà di proteggere l’area a livello naturalistico o ci sia l’intenzione di dare nuove autorizzazioni di questo tipo». All’incontro oltre alla delegazione locale dell’Enpa erano presenti anche Legambiente, Italia Nostra e Sigea.
A Barletta si dice: il morto ormai è già andato in chiesa. Un proverbio che con poche parole riassume il concetto: per quest’anno ormai è difficile fare qualcosa. Come del resto non si potranno placare facilmente le polemiche, come già avvenuto per altre tappe di questo discusso tour estivo. Giusto però interrogarsi sul futuro, su questo come su altri grandi eventi. È opportuno scegliere le spiagge per allestire dei palchi, con tutti i potenziali danni che si potrebbero causare a un ecosistema già ampiamente martoriato dall’attività dell’uomo? O sarebbe forse meglio rinunciare allo sfondo da cartolina per scegliere luoghi più idonei ad ospitare certi eventi?