video suggerito
video suggerito
26 Febbraio 2024
14:22

Il gufo Flaco è morto per l’impatto contro una vetrata: era fuggito dallo zoo del Central Park un anno fa

Flaco era fuggito dallo zoo del Central Park l'anno scorso ed era diventato una vera e propria celebrità a New York. Il gufo reale che si era guadagnato la libertà è purtroppo morto dopo essersi schiantato contro un edificio a Manhattan.

12 condivisioni
Immagine
Flaco. Foto di Julie Larsen/WCS

Il gufo reale chiamato Flaco, che era fuggito dallo zoo di Central Park a New York lo scorso anno, è purtroppo morto dopo essersi schiantato contro un edificio a Manhattan. La sua fuga aveva appassionato molti newyorkesi e birdwatcher, che per un anno intero hanno continuato a cercarlo e ad avvistarlo con binocoli e macchine fotografiche tra i cieli di New York. Il gufo è stato segnalato a terra e subito recuperato venerdì 23 febbraio dal Wild Bird Fund (WBF), che però non ha potuto fare altro che constatare la sua morte.

Lo staff dello zoo di Central Park hanno ha detto attraverso una nota di aver recuperato il corpo di Flaco e di averlo riportato allo zoo per sottoporlo a necroscopia. La fuga di Flaco era cominciata il 2 febbraio dell'anno scorso, quando ignoti hanno vandalizzato la sua voliera permettendo al rapace di fuggire. «Chiunque abbia danneggiato la voliera di Flaco ha messo a rischio la sicurezza dell'uccello ed è in ultima analisi responsabile della sua morte», ha ribadito lo zoo, che spera ancora che la Polizia riesca a individuare i responsabili.

Immagine
Flaco dopo la fuga al Central Park. Foto da Wikimedia Commons

Flaco era arrivato allo zoo nel 2010, quando era stato trovato in difficoltà e si pensava potesse essere l'unico individuo della sua specie in tutto il Nord America. Il gufo reale (Bubo bubo), una delle specie di gufi più grandi al mondo, è infatti diffuso in Europa e Asia, Italia compresa, e gli esperti erano perciò molto preoccupati e pensavano che non sarebbe sopravvissuto a lungo libero in natura. Tuttavia, in oltre un anno di libertà Flaco ha dimostrato di sapersela cavare egregiamente, cacciando e nutrendosi soprattutto dei numerosi ratti che abitano il Central Park.

Lo zoo di Central Park ha detto anche che ha continuato a seguirlo e a monitorato durante tutti questi mesi e che erano pronti a recuperarlo se avesse avuto difficoltà o se fosse stato trovato ferito. Lo zoo ha infatti cercato più volte di catturarlo con cibo e richiami, ma tutti i tentativi si sono dimostrati inutili e il giardino zoologico ha gettato lo spugna dopo un paio di settimane dalla fuga. Curiosi e appassionati avevano comunque continuato a cercarlo e a seguirlo, mantenendo viva la sua storia di fuga verso la libertà e rendendolo una vera e propria celebrità con tanto di pagina Wikipedia personale.

Immagine
Fotografi e birdwatcher radunati al Central Park per osservare Flaco. Foto da Wikimedia Commons

Lo scorso novembre, per esempio, Flaco ha trascorso un intero pomeriggio al Central Park, sbadigliando, stiracchiandosi e lisciando le sue piume al sole mentre ignorava per buona parte del tempo un'intera folla di spettatori. «Apprezziamo tutto il sostegno e la preoccupazione per Flaco ricevuta nel corso dell'ultimo anno e le numerose persone che ci hanno contattato per avere aggiornamenti – ha aggiunto lo zoo di Central Park – Apprezziamo soprattutto la rapida risposta del personale del Wild Bird Fund per il loro tentativo di aiutare Flaco».

La notizia della morte del gufo reale ha innescato tantissime reazioni sui social e non solo, riportando al centro dell'attenzione soprattutto l'annoso problema dell'impatto sull'avifauna di finestre, edifici e vetrate. L'impatto con superfici trasparenti o riflettenti rappresenta infatti una delle principali cause di morte di origine antropica per gli uccelli di tutto il mondo. La morte di Flaco non è infatti un caso isolato: sebbene le stime non siano concordi sul numero annuale di uccelli che perdono la vita in questo modo, secondo la NYC Audubon Society nella sola New York potrebbero essere tra i 90mila e 230mila.

Immagine
Flaco accanto a una delle trappole utilizzate per provare a catturarlo. Foto da Wikimedia Commons

Nel 2014, invece, uno studio nordamericano ha stimato addirittura che fino a 1 miliardo di uccelli ogni anno perdono la vita scontrandosi contro finestre, vetrate e altre superfici riflettenti. Mentre volano gli uccelli vedono riflessi su vetri e finestre alberi, paesaggi o cieli e provando a raggiungerli finiscono inevitabilmente per scontrarsi violentemente contro queste superfici. La maggior parte muore su colpo o dopo una lenta agonia e solo in pochi riescono a riprendersi e a spiccare nuovamente il volo. Sempre a New York, un paio di anni fa, centinaia di uccelli migratori che si erano schiantati contro le vetrate dei grattacieli attirarono molta attenzione e solo in pochi riuscirono a riprendersi.

In tutto il mondo centinaia di organizzazioni e associazioni provano ad attirare l'attenzione e a sensibilizzare amministrazioni, aziende e semplici privati sul problema delle collisioni degli uccelli contro le vetrate. Le soluzioni per prevenire o ridurre gli impatti esistono e sono piuttosto semplici ed efficaci. Vetri opachi, scanalati o lastre nervate sono già un ottima soluzione in fase di costruzione, se poi le superfici trasparenti sono già esistenti allora bisognerebbe fare in modo di renderle più visibili. Si può fare applicando adesivi, decorazioni o strisce sulla superficie esterna oppure utilizzando tende, zanzariere e in generale tutto ciò che può rendere più visibili vetri e finestre. Sui siti della LIPU Milano o dell'osservatorio ornitologico svizzero è possibile trovare numerosi consigli e guide pratiche per risolvere il problema ed evitare che tanti altri uccelli facciano la fine di Flaco.

Avatar utente
Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social