Non sembra arrestarsi l'invasione di granchi alieni in giro per il mondo, soprattutto qui in Europa. Dopo il famigerato granchio blu arrivato dal Nord America e che ha monopolizzato l'attenzione di tutti verso problemi legati alle specie invasive, ora i riflettori si stanno spostando anche su altre specie di crostacei alloctoni. In Regno Unito sta infatti crescendo la preoccupazione per la diffusione di Eriocheir sinensis, conosciuto anche come granchio peloso cinese, mentre invece in Adriatico è stato recentemente segnalato per la prima volta ritrovamento di un granchio appartenente alla specie Charybdis feriata, noto anche come granchio crocifisso.
Aumentano le segnalazioni del granchio peloso cinese
Eriocheir sinensis è un granchio originario del sud-est asiatico ed è caratterizzato da una densa e curiosa "peluria" sulle chele che le fa sembrare quasi come se fossero dei guanti. Si tratta di una specie invasiva molto dannosa, a causa della forte competizione e per la predazione che esercita verso le specie autoctone degli ambienti di acqua dolce. È anche inserito nella lista delle cento specie invasive più dannose al mondo (100 of the World's Worst Invasive Alien Species) e fu avvistato per la prima volta in Regno Unito nel 1935. Da allora, però, la sua popolazione è esplosa.
Questa specie ha la capacità di adattarsi con facilità a diversi tipi di habitat e condizioni ambientali. Gli adulti vivono soprattutto nei corsi d'acqua dolce, estuari e lagune costiere ma si spostano verso il mare per riprodursi, mentre le larve, invece, vivono esclusivamente in estuari e lagune salmastre costiere. Il granchio peloso cinese è stato introdotto accidentalmente in numerosi paesi europei, asiatici e negli Stati Uniti. Anche in Italia è stata segnalata una sola volta nel nord-est del paese, ma è soprattutto in Gran Bretagna che la specie sembra si stia diffondendo sempre più.
Proprio per questo, i ricercatori hanno lanciato il Mitten Crab Watch, un progetto di citizen science che raccoglie e mette insieme tutte le segnalazioni e gli avvistamenti della specie per monitorarne la diffusione. Finora sono state segnalate oltre 1.200 osservazioni visibili su una mappa interattiva online, che confermano purtroppo che il granchio cinese sta espandendo il suo areale. La specie si infatti ben radicata nel Tamigi e altri bacini fluviali, tra cui Humber, Medway, Tyne, Wharfe, Ouse e di recente è stata avvistata anche nel fiume Severn e nella baia di Morecambe.
In Italia è arrivato anche il granchio crocifisso
Nel frattempo, qui in Italia, l'Istituto per le Risorse Biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRBIM) ha recentemente annunciato il ritrovamento al largo delle coste di Senigallia, in provincia di Ancona, di un individuo di Charybdis feriata, conosciuto anche come granchio crocifisso. Questa ennesima specie invasiva è stata segnalata per la prima volta in Mar Mediterraneo nel 2004 al largo di Barcellona, ma fortunatamente esistono a oggi pochissimi avvistamenti in generale nel Mare Nostrum, compreso un recente ritrovamento nel golfo di Genova nel 2022 e a Livorno nel 2015, sempre nei pressi di grandi porti.
Si tratta di un predatore di grandi dimensioni, i maschi di questa specie possono infatti arrivare a pesare addirittura 1 kg e la specie è ampiamente commercializzata nelle aree di origine, ovvero i paesi del tropicali e subtropicali dell'Oceano Indiano e Pacifico. Secondo i ricercatori, la presenza di questa specie in Adriatico è da attribuirsi allo stesso vettore che ha introdotto l'ormai notissimo granchio blu Callinectes sapidus: ovvero il trasporto navale. Come se non bastasse, appena qualche mese fa era stata avvistata anche una seconda specie di granchio blu in Adriatico, Portunus segnis, chiamato anche granchio blu del mar Rosso.
«Questo ritrovamento si aggiunge ad una lunga lista di nuove introduzioni nei nostri mari – ha dichiarato Ernesto Azzurro, ricercatore del CNR-IRBIM di Ancona. Al momento, considerate le caratteristiche ecologiche del granchio crocifisso e la sua tolleranza termica, non riteniamo che ci sia il rischio di un’invasione di questa specie in Adriatico. Sappiamo, tuttavia, che l’attuale aumento delle temperature sta favorendo il successo di specie tropicali invasive, ed è molto importante monitorare la presenza e la distribuzione di questi alieni in stretta collaborazione con i pescatori». L'attenzione resta quindi alta, le specie aliene invasive provocano danni per almeno 423 miliardi di dollari l’anno, e sono ormai diventate un problema globale che abbiamo sottovalutato per troppo tempo.