Il globicefalo (Globicephala melas), anche detto delfino pilota o balena pilota, è un cetaceo della famiglia dei delfinidi. Vive in gruppi piuttosto numerosi e compatti ed è riconoscibile per via della forma robusta del corpo e, soprattutto, per la testa che ha un aspetto bulboso con la fronte tondeggiante. Proprio questo aspetto morfologico del globicefalo è alla base del suo nome. Il termine globus, infatti, in latino significa "sferico".
Il globicefalo è un animale carnivoro e si nutre prevalentemente di molluschi cefalopodi e, più in particolare, di calamari delle famiglia lycoteuthidi e ommastrephidi. Vive nell'Oceano Atlantico settentrionale, nel Mar Mediterraneo, in Antartide e in Australia, con una preferenza per le acque temperate a partire dai 13 gradi.
Come è fatto il globicefalo
Il globicefalo è di colore nero o grigio scuro ed è riconoscibile per la caratteristica forma rotonda della testa. La pinna dorsale è posizionata piuttosto avanti sul corpo e nei cuccioli è flessibile, in modo da favorire il parto. Nella parte posteriore della pinna dorsale è presente una macchia grigia.
Il busto ha una forma allungata e robusta e si restringe notevolmente nei pressi della pinna caudale.
I maschi adulti raggiungono mediamente i 6,1 metri (occasionalmente arrivano a 8 metri di lunghezza) e pesano fino a 3 tonnellate e mezzo. Le femmine, invece, sono più piccole e non superano i 6 metri (mediamente 4,8 metri) e i 1800 chili.
Al genere dei globicefali appartiene anche un'altra specie, conosciuta con il nome di globicefalo di Gray (Globicephala macrorhynchus). Ha un aspetto molto simile a quello di G.melas ed è quindi molto difficile distinguerli, soprattutto in caso di avvistamento dall'alto di una barca.
In generale, però, G.macrorhynchus presenta delle macchie bianche sulla gola e sul petto. Inoltre le sue pinne sono più piccole e, infatti, in inglese viene chiamato short-finned pilot whale, mentre il globicefalo G.melas è nominato long-finned pilot whale.
Habitat e distribuzione
I globicefali sono ampiamente distribuiti nell'Oceano Atlantico settentrionale, nel Mar Mediterraneo, in Antartide e in gran parte dell'Oceania. All'interno di ciascun'area di distribuzione, si spostano su grandi distanze (maggiori a 100 chilometri al giorno) seguendo la distribuzione delle prede.
Le popolazioni dell'emisfero settentrionale e di quello meridionale sono tra loro disgiunte e ciò significa che non vi sono contatti tra i globicefali che vivono nelle acque australi e quelli che vivono nelle acque del Nord del mondo. La specie risulta infatti assente nelle regioni equatoriali.
Per quanto riguarda l'Italia, il globicefalo è comune nel Mar Ligure e nelle acque occidentali della Sardegna. Nel mese di luglio del 2023 è avvenuto uno straordinario avvistamento di circa 150 individui nella zona del Santuario dei Cetacei, in Liguria.
Alimentazione
I globicefali si nutrono prevalentemente di molluschi cefalopodi e, secondo quanto rilevato da uno studio condotto dalla James Cook University di Townsville, in Australia, prediligono le specie appartenenti alle famiglie degli ommastrephidi e dei lycoteuthidi. I ricercatori hanno analizzato il contenuto degli stomaci di 114 individui, tra il 2002 e il 2006, rilevando la presenza di cefalopodi appartenenti a dieci specie diverse.
Per quanto riguarda l'Oceano Atlantico e il Mediterraneo, invece, il globicefalo può nutrirsi anche di pesci e, più nello specifico di merluzzo e rombo.
Abitudini e riproduzione
I globicefali sono animali sociali che vivono all'interno di gruppi che raggiungono un numero variabile tra i 10 e gli 80 esemplari, ma in alcuni casi i gruppi possono superare anche il centinaio o addirittura diverse centinaia.
L'accoppiamento può avvenire durante tutto l'anno, ma il picco della stagione degli amori coincide con i mesi primaverili e l'inizio dell'estate. Maschi e femmine raggiungono la maturità sessuale ad età diverse: mentre le femmine si riproducono a partire dai 6 anni, i maschi devono aspettare circa i 12 anni.
La gestazione dura 16 mesi, al termine dei quali, le femmine danno alla luce un piccolo che, al momento della nascita, pesa circa 100 chili e misura al massimo 180 centimetri. Lo svezzamento dura dai 23 ai 27 mesi e prima di tornare ad accoppiarsi la femmina attende circa quattro anni.
Uno studio americano pubblicato nel 2009 su Marine Mammals, descrive i globicefali come animali poligami che condividono diverse caratteristiche con alcuni misticeti (come balene e balenottere) e odontoceti (tra i quali Orcinus orca), come ad esempio la spiccata socialità, la lunga durata della vita e la maturità sessuale ritardata.
I globicefali comunicano tra loro attraverso fischi e canti, i quali risultano particolarmente frequenti e complessi in determinate situazioni, ovvero nel periodo degli accoppiamenti, nel momento che precede l'uccisione di una preda e quando si stanno spostando a velocità elevate. Risulta quindi evidente che la comunicazione aumenta di intensità quando è necessario un maggiore coordinamento tra i soggetti.
Un aspetto interessante che riguarda questa specie è la durata della vita che è nettamente diversa tra maschi e femmine. Mentre i maschi vivono al massimo 46 anni, le femmine vivono circa 15 anni più a lungo (mediamente 59).
Il globicefalo e l'uomo
Nel 2021 la IUCN ha catalogato la popolazione mediterranea di globicefali come Endangered (a rischio di estinzione) e già nel 2016, secondo quanto riportato in uno studio condotto nelle acque della Spagna meridionale, un gruppo di ricercatori del CIRCE (Conservation, Information and Research on Cetaceans) ha rilevato una possibilità di estinzione della specie pari all'85% nei prossimi 100 anni. Ciò è determinato dall'aumento del traffico marittimo, ma anche dal peggioramento della qualità dell'acqua. La popolazione dello Stretto di Gibilterra, inoltre, è diminuita del 26,2% in 5 anni in seguito a un'epidemia di morbillivirus avvenuta nei primi anni del 2000.
Un ulteriore fattore che mette a rischio la sopravvivenza dei globicefali è la loro tendenza ad avvicinarsi alle barche dei pescatori. Secondo quanto descritto sul sito Animal Diversity Web, gestito dal Museo di Zoologia del Michigan, infatti, proprio nei pressi delle reti si trova una maggiore quantità di potenziali prede.