Se fossero ancora qui con noi antichi popoli norreni e inuit potrebbero raccontarci storie di una terra dal cuore di ghiaccio, squassata da venti freddi per la maggior parte dell'anno, dove la vita difficilmente trova un approdo sicuro. Un recente studio che descrive che i cambiamenti ambientali in Groenlandia, però, raccontano una storia diversa: l'uomo ha trasformato talmente tanto questa terra che le nuove condizioni ambientali hanno permesso a balenottere e megattere di migrare in quei luoghi prima inospitali.
È triste pensare che la terra descritta nella saga letterarie di Erik il Rosso, condottiero ed esploratore normanno del 940 a. C., un giorno sarà nient'altro che un racconto storico più simile a una fiaba. Esiliato dall'Islanda per omicidio, Erik il Rosso insieme alla propria famiglia e ad alcuni schiavi, partì con delle navi alla volta di una terra che si diceva fosse a nord-ovest. Giunse nell'isola e vi fondò una colonia che in tempi abbastanza rapidi si espanse. Erik sapeva quanto potesse essere inospitale quella landa desolata, ma la leggenda vuole che per attirare nuovi coloni gli diede comunque il nome di Groenlandia, ovvero "Terra Verde", una "piccola" bugia per rendere più piacevole l'idea di trasferirsi in quei luoghi.
Se Erik il Rosso avesse aspettato poco più di mille anni avrebbe potuto assistere a una trasformazione della Groenlandia così radicale che non ci sarebbe stato alcun bisogno di mentire. Uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology da un team del Greenland Institute of Natural Resources, infatti, evidenzia come le condizioni ambientali nelle acque a est dell'isola siano più favorevoli al proliferare della vita, un cambiamento ambientale che i ricercatori definiscono "cambiamento di regime" e che affermano sia irreversibile.
Cos'è un cambiamento di regime ecologico: l'esempio del Lago d’Aral
Con cambiamenti di regime o di fase, gli studiosi di ecologia intendono delle modifiche sostanziali e relativamente repentine nello stato di un ecosistema che coinvolgono, quindi, le numerose variabili che lo caratterizzano. In sostanza si tratta di un passaggio da uno stato ad un altro di un ecosistema, nel caso dei mari a est della Groenlandia da un ecosistema pieno di ghiaccio a uno con condizioni favorevoli all'insediamento della vita.
Spesso si identifica un cambiamento di regime quando si parla di uno stesso ecosistema che si può presentare in due stati: uno intoccato dall'uomo e l'altro completamente degradato. Più l'essere umano influisce negativamente sullo stato dell'ecosistema e più velocemente si passa dallo stato intoccato a quello degradato. Proprio in mezzo a questi due stati, su una sottile linea in bilico come un funambolo, c'è un fragile equilibrio la cui minima perturbazione, proprio come un piccolo refolo di vento per il funambolo, potrebbe sancire il passaggio allo stato degradato dell'ecosistema e proprio lì si trova l'ecosistema marino a est della Groenlandia.
Se non è ancora chiaro quale possa essere il futuro di questo luogo, possiamo osservare il disastroso esempio del lago d’Aral. Lì dove oggi si estende a perdita d'occhio un lago di sabbia, un tempo c'era un bacino d'acqua a ovest del Mar Caspio: il lago d'Aral. La sua esenzione era impressionante, tanto da essere il quarto lago più grande del pianeta, ma a partire dagli anni 60 la deviazione e prelievo di acqua dai fiumi immissari e l’intenso utilizzo di acqua per le coltivazioni ha portato alla diminuzione crescente del suo rifornimento idrico.
Questo, unito al riscaldamento globale ha portato a un riduzione drastica del livello d’acqua del lago, un incremento della salinità e un conseguente collasso dell’ecosistema lacustre che vi era prima nella zona. Il lago d'Aral, funambolo fra tanti ecosistemi in precario equilibrio, è stato uno dei tanti esempi famosi di come le forti raffiche di vento provocato dall'uomo possano far cadere un ecosistema così grande.
Il cambiamento di regime in Groenlandia
La storia del lago d'Aral ha molto in comune con i mari della Groenlandia. Il riscaldamento globale causato dall'uomo sta portando all'innalzamento della temperatura dell'acqua e allo scioglimento dei ghiacci della zona, tanto che la zona sta diventando appetibile per le migrazioni di balenottere, megattere e molte altre specie di mammiferi marini.
Diversi elementi hanno permesso ai ricercatori di comprendere la gravità della situazione: innanzitutto ci sono le immagini satellitari che hanno consentito di constatare come di anno in anno l'estensione del ghiaccio marino si stesse riducendo. Poi, nel 2012 per la prima volta, sono stati avvistati dei tonni rossi nelle acque al largo della Groenlandia orientale, una specie che solitamente non frequenta acque con temperature inferiori ai 10 gradi e che è proprio tipico di mari più caldi come il Mediterraneo.
Questa prova nel 2012 fu uno shock per gli studiosi che già all'epoca avevano capito la gravità della situazione. Oggi, però, nuove prove si aggiungono al già precario quadro e questo "ecosistema funambolo" ha sempre più possibilità di passare a uno stato degradato. Nell'ultimo periodo balenottere e megattere sono avvistate sempre più frequentemente nella zona, ma non solo. Hanno iniziato a comparire persino specie di acque temperate come delfini, orche e globicefali, mentre specie legate a rigidi climi artici come narvali e trichechi, stanno lentamente sparendo.
Sfortunatamente c'è ancora un ultima cosa che accomuna il cambiamento di regime di quella che un tempo era una sconfinata distesa di ghiaccio con quello del lago d'Aral, quella che oggi è solo una brulla piana di sabbia: a detta degli scienziati entrambi i processi sembrano essere irreversibili. Ciò che possiamo fare ora, dunque, è osservare la lenta caduta di un funambolo, ma sotto di lui, purtroppo, non ci sarà alcuna rete di sicurezza ad attenderlo.