Quelli che noi chiamiamo comunemente gechi sono rettili appartenenti alla famiglia dei gekkonidi che contiene oltre 950 specie divise in 64 generi. Quasi tutti sono di dimensioni piuttosto ridotte e non sono un pericolo per nessuno.
Proprio grazie alla loro natura predatrice aiutano l'uomo in modi che neanche sospettiamo. Infatti, tutti gli animali di questa famiglia sono predatori definiti "sit and wait", in quanto la loro strategia per procurarsi il nutrimento è quella di attendere immobile l'arrivo delle prede. La sua dieta è particolarmente incentrata su zanzare e ragni, ma non disdegna anche mosche, falene, scarafaggi e moscerini.
Il rettile di questa famiglia più comune in Italia è la Tarentola mauritanica, noto anche come geco comune. Le sue caratteristiche fisiche sono proprio emblematiche dell'intera famiglia: la maggior parte dei gechi nei paesi temperati è di colore grigio o beige, spesso maculati, colorazioni criptiche utili per confondersi con l'ambiente circostante formato principalmente da rocce e cortecce di alberi.
Altre specie di paesi tropicali possono avere colori brillanti, specialmente quelle con abitudini diurne. Questi animali meravigliosi possiedono numerose caratteristiche che li rendono unici. La più evidente è la loro grande abilità nel poter rimanere attaccati ai muri grazie a delle particolari forze fisico-chimiche e all'incredibile struttura delle zampe.
I polpastrelli, infatti, sono costituiti da lamelle parallele di tessuto, strutture soffici lunghe 1 o 2 millimetri. Sono facilmente comprimibili e si adattano a ogni tipo di superficie che grazie alla loro mobilità possono rimanere adesi a quasi tutti i tipi di superfici. Dalle lamelle poi si estendono dei peli curvi detti "setae" che ricoprono l'intero polpastrello. Ognuna di esse, a sua volta, è cosparsa da strutture chiamate "spatulae", una sorta di pelo ancora più piccolo.
Una conformazione simile del polpastrello fa si che il geco possa avere una superficie di appoggio molto più grande del normale. In totale, infatti, le zampe sono ricoperte da circa 3 milioni di setae che producono una forza di adesione di circa 20 Newton, abbastanza da poter reggere il peso dell'intero animale. Le forze che entrano in gioco sono chiamate forze di van der Waals, forze attrattive e repulsive piuttosto deboli che agiscono fra le molecole.
Oltre alla incredibile mobilità, però, il geco è anche uno dei pochi rettili ad aver sviluppato una comunicazione acustica. Un esempio evidente lo offre il geco Tokay (Gekko gecko), rettile fra i più grandi della sua famiglia che può raggiugnere una lunghezza di circa 25 o 35 centimetri. Il suono che emette nelle caldi notti indonesiane è inconfondibile e sembra proprio che dica il proprio nome: "gekko".
I gechi sono presenti a in tutto il mondo tranne nelle zone con temperature eccessivamente basse come l'Antartide e si possono trovare in maniera abbondante soprattutto nelle aree tropicali. Fra i più diffusi globalmente c'è il genere Hemidactylus che possiede anche la più grande diversità di specie al suo interno.
I gechi, dunque, non rappresentano in alcun modo un rischio per l'uomo, anche se possono essere portatori di salmonellosi. Uno studio del 2018 su diverse specie di geco in Italia ha confermato che più del 30% è di questi animali è portatore di Salmonella, un batterio che può provocare dolore addominale, crampi e diarrea. Comunque ciò può essere un pericolo solo nel caso in cui i gechi facciano parte della dieta dell'uomo o se siano massicciamente presenti in una cucina con alimenti esposti all'aria aperta, ma casi del genere in Italia non sono mai stati riportati. Inoltre non sono mai stati registrati casi di zoonosi o attacchi alle persone che, in ogni caso, non porterebbero mai a condizioni cliniche rilevanti date le loro minuscole dimensioni.
Avere dei gechi fuori alla porta di casa non può che garantire una diminuzione di insetti e ragni nella zona, animali che a volte, possono provocare fastidi all'uomo se presenti in grandi popolazioni. Non bisogna però dimenticare che si tratta di animali selvatici e, nell'ottica di tutelarne il benessere, non bisogna pensare di prendersene cura in alcun modo nutrendoli, manipolandoli o favorendone in qualche modo l'adattamento al contesto domestico.