Il gatto può dire «banane, panna cotta, pomodoro, uova» e «aglio»? Il video del micio che parla e che fa la sua lista della spesa è diventato virale su Internet. Lui non "parla" di certo, almeno non come facciamo noi umani, e figuriamoci se lo fa anche in italiano: il video è una libera interpretazione dei miagolii. Può essere divertente "giocare" e umanizzare gli animali, ma a volte succede che poi qualcuno ci crede è allora diciamo subito che è una fake news che un micio possa parlare in una qualsiasi lingua umana. Ma ciò che è sicuramente vero è che i suoi "miao" possono cambiare grazie all'addomesticamento.
Perché il gatto del video miagola in quel modo?
Nel video l’espressione potrebbe più che altro assomigliare a quella di un micio che ha tratti di paura, dolore e frustrazione. Per scendere più nel dettaglio bisognerebbe capirne il contesto, visto che l’inquadratura non permette di capire quali altri particolari ci siano stati nella scena (per esempio, se chi riprendeva lo stava stimolando con alcuni gesti). Infatti, così come spiega Maria Mayer, veterinaria e componente del comitato scientifico di Kodami: «Il gatto utilizza molto i vocalizzi per comunicare con i familiari. Difficile capire esattamente il video, essendo fuori contesto, ma sembrano più miagolii da dolore o paura, probabilmente c'è parecchia frustrazione, lo si nota anche dalla mimica che fa. Insomma, il gatto non pare divertirsi».
Il video è indonesiano: tutto parte dalla tiktoker helysaarkan, che lo pubblica il 2 ottobre 2018. Li, non c'era assolutamente alcun riferimento alla lingua italiana e il gatto non è mai stato sottotitolato.
Tra i tiktoker che hanno iniziato l'interpretazione delle parole del micio, c'è la francese Lisa Provence che lo ha fatto il 13 gennaio 2019. Per lei quello stesso gatto dice: «Bana aaane, Bananana, Banana» e «Ma banane!».
I gatti parlano ma con il loro linguaggio
Quindi i gatti non parlano? Parlano eccome, ma hanno un loro linguaggio. Come si legge in un lavoro pubblicato su Frontiers in Psychology e realizzato dall’Università di Azabu, in Giappone, «la convivenza tra cani, gatti e uomo si basa sulla comunicazione non verbale». Infatti, comunicano con l’olfatto, l’udito, il tatto e la vista per comunicare con gli esseri umani. I gatti rilevano lo sguardo dell’uomo con i movimenti della testa e, di conseguenza, cambiano il loro comportamento. «I gatti hanno adattato le loro voci per comunicare in modo più efficace con gli esseri umani», spiegano i ricercatori giapponesi. Ma non hanno acquisito i fonemi umani né le capacità per riprodurre la grammatica e la sintassi di una lingua umana (molti altri video sul web sottotitolano le frasi dei gatti, anche con interpretazioni alquanto improbabili).
Ma su una cosa si può convenire: la presenza dell'uomo accanto al gatto cambia i suoi "miao". Un lavoro pubblicato sul Journal of Comparative Psychology ha verificato i possibili effetti della selezione antropica sui miagolii nei felini domestici. Le focalizzazioni del felis catus, cioè del gatto domestico, sono stati messi a confronto con il loro parente selvatico più vicino, il felis silvestris lybica, il gatto selvatico africano. Sia il confronto acustico sia quello percettivo hanno rivelato alcune «chiare differenze» a livello di specie: i "miao" del gatto domestico erano significativamente più brevi e avevano frequenze medie più elevate.