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23 Agosto 2021
13:17

Il futuro del canile di Varese è incerto: le proposte del Comune e della Lega Nazionale per la Difesa del Cane

Il canile di Varese è gestito dalla Lega Nazionale per la Difesa del Cane, ma il Comune ha pubblicato un bando che rischia di tagliare fuori l'associazione per la futura gestione. La presidentessa dell'associazione ha scritto una lettera al sindaco, esponendo i propri dubbi. La LNDC lavora inoltre da anni su un progetto ambizioso: un canile del futuro che sia integrato con la comunità e venga visto come una risorsa per la città.

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Il maltempo degli ultimi mesi ha messo più volte a dura prova il canile di Varese, una struttura considerata troppo vecchia da chi se ne occupa, ovvero la sezione provinciale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC). «Le condizioni in cui si trova la struttura necessitano di un intervento importante perché non tutelano la sicurezza dei cani e degli operatori – afferma Alessandra Calafà, presidentessa della sezione provinciale della LNDC di Varese – Quando piove molto arriva un vero e proprio fiume d'acqua che allaga tutta la zona. Inoltre, come spesso accade è posizionata ai margini della periferia, tra una discarica e un depuratore. Infatti, all'esterno del canile c'è un canale di scolo che va regolarmene pulito dai residui per impedire che l'acqua esondi».

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La manutenzione del canale, trovandosi all'esterno del canile, dovrebbe essere una responsabilità del comune che solo raramente interviene e sono quindi spesso gli stessi operatori del canile ad occuparsene: «Quando c'è bisogno di manutenzione, non stiamo certo a guardare – spiega Calafà –  Siamo intervenuti in autonomia su molti fattori, come ad esempio per quanto riguarda le paratie superiori dei box».

I box di cui parla la presidentessa dell'associazione che gestisce il canile infatti, non erano dotati di copertura e permettevano quindi ai cani in grado di saltare, di scavalcarle ed entrare in contatto con altri cani con tutte le conseguenze che ne derivavano: «Se la struttura fosse stata progettata in linea con le necessità degli animali nel tentativo di dare loro il benessere di cui hanno bisogno, le cose sarebbero diverse – afferma la presidentessa – Mettere in atto questo genere di cambiamenti per le istituzioni è uno sforzo importante, lo capiamo: serve amore, conoscenza di questo settore e competenza, ma si tratta di un impegno indispensabile che può davvero favorire l'intera comunità».

La proposta del Comune che rischia di tagliare fuori la LNDC e il benessere dei cani

A seguito di numerose richieste da parte dei gestori del canile, finalmente il 28 luglio scorso il Comune di Varese ha presentato un bando per la realizzazione di un nuovo rifugio, comprensivo anche di un’oasi felina, in una zona più idonea. La notizia inizialmente è stata accolta con entusiasmo da parte dei volontari. Tuttavia, il bando presenta, secondo la LNDC una grande criticità: la nuova struttura avvierà infatti i finanziamenti utilizzando il sistema del project financing. In poche parole, verrà individuato un operatore economico disposto a finanziare il progetto per poi gestirlo fino al recupero della somma investita. «Un investimento di questo tipo taglia di fatto fuori qualsiasi associazione che si regge sul volontariato e sulle donazioni – scrive Piera Rosati, Presidente Nazionale LNDC Animal Protection, in una lettera indirizzata al Sindaco e ai dirigenti del Comune – Una eventuale impresa aggiudicataria dell’appalto, e quindi della gestione della struttura, nella migliore delle ipotesi non sarebbe in grado, mentre nella peggiore delle ipotesi non avrebbe alcun interesse ad assicurare il benessere degli animali, avendo come obiettivo principale il profitto e il recupero della somma investita».

La scelta del Comune rischia quindi di tagliare fuori una realtà come quella della LNDC che, sebbene sia basata sul volontariato, dispone di professionisti che quotidianamente si prendono cura degli animali, della gestione delle adozioni in modo consapevole e dei percorsi di recupero per i cani che si trovano maggiormente in difficoltà: «Pur essendo volontari, all'interno del canile operano professionisti formati che non lasciano nulla al caso – spiega Alessandra Calafà – In luoghi come questi nasce una forte relazione con il territorio, in cui le realtà no profit danno una mano importante alla comunità. Basti pensare che il 50% dei nostri introiti deriva dalle donazioni di privati che si fidano di noi e vogliono che i cani vivano nel migliore dei modi possibile. Se si sceglie di lasciare la struttura in mano al profitto, che ne sarà del benessere degli animali?».

Il canile del futuro: «Una ricchezza per la comunità, un luogo inclusivo in cui entrare con il sorriso»

«Siamo d'accordo con l'idea di spostare la struttura altrove, come proposto dal Comune – afferma la presidentessa della LNDC di Varese – Ma al centro deve sempre stare il benessere degli animali». Alessandra Calafà infatti, è fermamente convinta che con un impegno serio e una forte sinergia tra le realtà interessate, i professionisti del settore e le istituzioni, si potrebbe realizzare un canile "del futuro" che diventi un luogo davvero positivo. «Dobbiamo fare in modo che il canile perda la connotazione tetra che spesso ancora oggi assume: Il nostro desiderio è quello di una struttura che non venga più relegata ai margini delle città, dove i cittadini hanno paura di andare. Vorremmo un canile che non porti più nessuno a soffrire e in cui i cani possano davvero stare bene. Un canile che rappresenti una ricchezza per la comunità, un luogo che funga da punto di partenza per la diffusione della cultura cinofila attraverso attività rivolte alle famiglie, ai giovani, alle categorie protette. Ma sicuramente non sarà così se verrà messo al primo posto il guadagno».

Proprio per questo motivo, la LNDC ha dato l'incarico a due architetti e numerosi esperti di ideare una struttura da presentare al Comune, che sia in linea con quanto detto: «Abbiamo parlato con esperti del calibro di Roberto Marchesini e Luca Spennacchio, mettendo al centro 3 punti fondamentali: in primo luogo, ovviamente, mettiamo il benessere dei cani che vivono all'interno della struttura, ma non dimentichiamao l'attenzione all'ambiente (grazie ai pannelli fotovoltaici e al ricircolo delle acque) e inoltre abbiamo pensato al ruolo che vogliamo che abbia il canile per la società e la possibilità di visitarlo senza creare stress agli animali».

Ciò che servirà, secondo Calafà, sarà la fiducia da parte dell'amministrazione comunale nei confronti di chi quotidianamente frequenta il canile: «In ottobre ci saranno le elezioni comunali e infatti alcuni candidati sono passati da qui per vedere con i loro occhi le condizioni della struttura. Speriamo che il nuovo sindaco scelga di mettere davvero il cuore in questo progetto e si accorga che i volontari del terzo settore sono ricchi di creatività e vanno ascoltati affinché il canile di Varese del futuro diventi un luogo davvero inclusivo dove poter entrare con il sorriso».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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