A causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento delle temperature globali ci troviamo sempre più spesso ad aver a che fare con gli incendi boschivi. E quando accade quasi sempre nella conta dei danni si valutano solo le perdite per la nostra specie, come per esempio le persone evacuate, i terreni andati perduti e i danni a cose e insediamenti umani. Eppure, ci dimentichiamo che è la fauna selvatica a subire le conseguenze peggiori, spesso in modi che non riusciamo nemmeno ancora a comprendere del tutto.
Un nuovo studio appena pubblicato su Current Biology, per esempio, ha dimostrato che non solo gli incendi possono mettere a rischio la vita della fauna selvatica, ma che anche solo il fumo nell'aria può rendere davvero parecchio complicata la vita, gli spostamenti e le interazioni sociali degli animali, come è successo nel 2020 per i picchi delle ghiande in California: a causa del fumo degli incendi che hanno colpito lo stato nordamericano, gli uccelli sono stati costretti a muoversi meno e a limitare i contatti e le interazioni con i propri simili.
A partire dalla metà degli anni 80 gli incendi forestali negli Stati Uniti occidentali sono più che raddoppiati a causa della siccità e del surriscaldamento globale. Restringendo inoltre il campo al solo stato della California, i dati evidenziano che i sette incendi più grandi e devastati registrati a partire dagli anni 30 a oggi, si sono verificati tutti dal 2018 in poi. È ormai evidente che in un modo o nell'altro ci troveremo sempre più spesso a fare i conti con gli incendi, che anno dopo anno diventano sempre più numerosi ed estesi a causa della crisi climatica.
Nel tentativo di documentare gli effetti degli incendi meno evidenti sulla fauna, un gruppo di ricercatori ha studiato e monitorato il comportamento del picchio delle ghiande (Melanerpes formicivorus), uno dei picidi più comuni del Nord America. Tra il 2016 e il 2020, infatti, circa il 14% dell'intera popolazione di picchi ha dovuto affrontare incendi boschivi, esponendo potenzialmente in media quasi il 90% dell'intero areale della specie agli effetti del fumo nell'atmosfera.
Chiedendosi se il fumo nell'aria potesse in qualche modo interferire con la vita di questi uccelli boschivi, il team ha monitorato 37 picchi dotati di radiotrasmettitore che vivevano nella riserva naturale di Hastings, prima, durante e dopo gli incendi che hanno colpito l'area e le zone limitrofe nel 2020. E mettendo insieme le immagini satellitari, i dati atmosferici sul fumo nell'aria e le posizioni e gli spostamenti dei 37 picchi studiati, è emerso un fenomeno piuttosto preoccupante e poco incoraggiante per il futuro di questi animali.
I picchi delle ghiande, a differenza di molti altri uccelli, vivono infatti in famiglie allargate, dove anche gli individui nati negli anni precedenti e che non si sono riprodotti restano al nido per aiutare i genitori ad accudire e allevare i fratelli nati nella stagione in corso. Il compito di questi "helper", ovvero aiutanti di nido, è spesso quello esplorare territori più lontani e remoti per andare alla ricerca di cibo da riportare al nido e al resto della famiglia. E dai dati che emergono dallo studio condotto in California, risulta evidente che tutto questo diventa sempre più difficile a causa degli incendi.
Nelle giornate con grandi quantità di fumo nell'atmosfera, anche senza fiamme nelle immediate vicinanze, i picchi rimanevano bloccati e non esploravano territori più lontani, riducendo così il loro apporto in cibo extra da portare al nido. Per di più, gli uccelli facevano molta più fatica a incontrarsi con i propri simili, anche quando non erano troppo distanti gli uni dagli altri, limitando così le interazioni sociali e il coordinamento degli spostamenti di gruppo.
Questi dati indicano quindi che dove c'è fumo, anche senza fuoco, la fauna selvatica può essere costretta ad adattare il proprio comportamento in modi inaspettati e imprevedibili, cosa che può compromettere seriamente la vita e la riproduzione degli animali. Abbiamo ancora tutti negli occhi gli incendi che hanno devastato l’Australia dalla metà del 2020 all’inizio del 2021, quando sono stati uccisi o costretti alla fuga circa 3 miliardi di animali. E da allora molti altri ce ne sono stati in tutto il mondo.
Se ai danni del fuoco diretto e della perdita di habitat andato in cenere ora aggiungiamo anche gli effetti del fumo che può oscurare e inquinare i cieli persino a centinaia di chilometri di distanza dalle fiamme, capiamo bene che il futuro per la fauna selvatica in un mondo sempre più caldo diventa ogni girono che passa sempre più complicato. Quello dei picchi delle ghiande in California è infatti solo un esempio di quanto possono essere davvero imprevedibili gli effetti delle nostra cattive azioni sulla vita degli altri animali.
Un monito che dovrebbe farci riflettere ancora di più sulle politiche e le azioni di mitigazione da adottare con assoluta urgenza per contrastare gli effetti della crisi climatica sul pianeta, la biodiversità e noi stessi.