Appena 600 coppie in 8.300 chilometri di coste italiane. Una popolazione precipitata in pochi decenni a causa dell'urbanizzazione delle spiagge e del turismo selvaggio. La LIPU torna a lanciare l'allarme sul futuro del fratino, il piccolo uccello trampoliere che ha tra le la sue caratteristiche quella di deporre le uova sotto la sabbia e che oggi è a rischio estinzione. Pochi giorni fa Kodami ne aveva già parlato in un video approfondimento sulla situazione di questo animale.
Oggi arrivano i dati di un censimento partito dalla Calabria, ed effettuato tra marzo ed agosto, in coordinamento con il Comitato Nazionale per la conservazione del Fratino (CNCF) a livello nazionale.
Un gruppo di 32 volontari ha percorso le coste calabresi divise tra il Tirreno e lo Ionio per cercare la presenza del fratino e metterne in sicurezza i nidi. Nelle aree controllate nel corso delle 642 ore di perlustrazione e in 183 uscite effettuate, sono stati rinvenuti 4 nidi, oltre a 3 coppie, qualche individuo singolo e un gruppo di 12 fratini che ha stazionato sulla spiaggia di Catanzaro Lido tra febbraio e metà marzo. Troppo pochi rispetto a quello che ci si sarebbe dovuti aspettare. Un lavoro analogo è stato portato avanti anche dalle altre associazioni che fanno parte del Comitato su tutto il paese.
«In sei anni, da quando cioè abbiamo avviato questi monitoraggi, la popolazione si è ridotta della metà – spiega a Kodami Marco Gustin, responsabile Specie e Ricerca della LIPU – una diminuzione sempre costante che ci porta a una situazione drammatica. In questo momento la specie è classificata come vulnerabile dal punto di vista del rischio estinzione. Ci sono regioni molto adatte alla conservazione della specie, come la Sardegna, per esempio. Le zone umide retrodunali qui consentono ancora la nidificazione del fratino. Al contrario regioni con maggiore impatto umano, perché le spiagge sono frequentate e vengono effettuate spesso operazioni di pulizia, per esempio Abruzzo, Puglia, Campania o Lazio, destano preoccupazione perché lì la popolazione è davvero esigua. Se non si metteranno in moto iniziative mirate – conclude – in questi luoghi sarà difficile garantire la protezione della specie».
Nelle scorse settimane il tema è tornato prepotentemente alla ribalta in occasione del Jova Beach Party, il mega tour del cantautore che si è spostato lungo le spiagge italiane con interventi molto invasivi sulle aree di spiaggia interessate. In tutte quelle aree, che per due anni erano state transennate per evitare il calpestio e quindi la possibile distruzione delle uova da parte dei bagnanti, sono passate invece le pale meccaniche. E, se è vero che il periodo di nidificazione avviene principalmente tra aprile-maggio, non mancano gli avvistamenti anche nella prima parte del periodo estivo.
La situazione attuale, naturalmente, deriva da decenni di interventi indiscriminati sulle coste. «La scarsità di nidi trovati – spiegano dalla Lipu – ci fa capire la rarità di questa specie e nel contempo, lo status di conservazione non ottimale delle nostre spiagge. Il fratino è infatti anche un indicatore ecologico dello stato di salute dell’ambiente costiero e la sua assenza è indice di una spiaggia priva di elementi di naturalità, dove le attività umane intervengono alterando l’equilibrio di un ecosistema complesso».
«Facciamo appello alle istituzioni preposte e a tutti i cittadini che vogliano partecipare a questa attività di ricerca e di salvaguardia del nostro territorio costiero di unirsi a noi – spiegano i volontari – abbiamo bisogno di fare rete, in un’ottica di citizen science, che possa monitorare e proteggere questa straordinaria specie. La conoscenza e la consapevolezza all’interno di una rete ampia di persone – concludono dalla Lipu – può essere un’arma efficace contro le deturpazioni, le opere inutili, gli eventi dannosi, gli illeciti ambientali e gli interessi economici di pochi».