Davanti ad un comportamento alterato del nostro gatto si può avere la tendenza a procrastinare o cercare di aspettare del tempo nella speranza che l'equilibrio rientri da sé o si sistemi. A volte, però, questo può causare ritardi e conseguenze sul comportamento stesso che rendono sempre più difficile arrivare ad una soluzione concreta mentre un intervento mirato e tempestivo significa aggredire il problema ad uno stadio precoce e più trattabile.
Temporeggiare può danneggiare
Quando un gatto esprime un comportamento che ci mette in difficoltà, come una pipì fuori dalla cassetta, un gioco più aggressivo del solito, un eccesso di toelettatura, ci si sente pervasi dal disorientamento e dalla preoccupazione. Ci si chiede cosa possa essere successo, si guarda a ritroso nei giorni precedenti per capire se c'è stato qualche tipo di causa che possiamo controllare e cerchiamo di tenere a freno il timore che il comportamento possa ripetersi o meno. E quando questo accade, il senso di impotenza, l'insicurezza, la difficoltà a trovare una spiegazione razionale possono portare a sminuire la situazione oppure a pensare che, magari, le cose troveranno sistemazione da sole nel giro di poco tempo, basta aspettare e pazientare.
In realtà, quello che servirebbe è un'analisi della situazione e la pianificazione di una strategia di intervento che prenda in considerazione sia l'ambiente, sia i soggetti coinvolti e i rapporti fra tutti questi elementi. Questo, però, richiede delle competenze che non tutti hanno, soprattutto se il problema è complesso o coinvolge più attori. Del resto, godere di un'esperienza pregressa non offre sempre spunti utili: qualunque soluzione abbia funzionato in passato è legata anche al contesto, alle persone, allo specifico gatto, al suo modo di reagire, ai suoi vissuti e alle sue emozioni presenti. Senza un'analisi di tutti questi elementi, la trasposizione di una strategia da un caso ad un altro rischia solo di rivelarsi un buco nell'acqua. Ma c'è una complicazione ulteriore, ovvero che procrastinare con la speranza che le cose migliorino da sé rischia di stabilizzare e a generalizzare il comportamento alterato, fino a renderne difficile la comprensione stessa e, quindi, il trattamento. Mi spiegherò con un esempio.
A caccia del perché
Supponiamo che Micio ha iniziato a fare pipì fuori dalla lettiera. Micio non lo fa mai casualmente, il suo comportamento, la sua scelta di farla altrove ha un perché che noi dobbiamo analizzare e comprendere dal momento che è solo in quel perché che possiamo trovare una soluzione adatta a Micio. Ogni perché, infatti, richiederà la pianificazione di un intervento diverso che venga poi anche personalizzato, ovvero tenga conto della specifica situazione di Micio e della sua famiglia.
Visto che un gatto non può dircelo a parole, il suo perché va analizzato non meno di quanto farebbe un investigatore alle prese con un assassino in un giallo: si raccolgono indizi e prove. Indizi e prove sono da cercare nel prima e nel dopo il comportamento, nella quotidianità di Micio, nelle sue abitudini, nelle sue preferenze, nel suo carattere, nelle interazioni con la famiglia e altri eventuali conviventi. E' un lavoro certosino di analisi e di tentativo di costruire quel puzzle di cause-effetti che possono aver portato Micio a reagire in un modo imprevisto.
I perché si moltiplicano
Tuttavia, il nuovo comportamento di Micio, nel momento in cui inizia ad esprimersi, non rimane isolato ma si lega, anch'esso, a situazioni, persone, contesti, interazioni che egli vive quotidianamente. Si arricchisce di nuovi significati, soprattutto se, dal punto di vista del gatto, gli ha risolto un problema o lo aiuta a stare meglio. Il comportamento allora può arrivare a stabilizzarsi, cioè a diventare una costante del modo di agire.
Supponiamo che Micio ha iniziato a fare pipì nel box doccia solo in concomitanza con una lettiera troppo sporca. Il comportamento potrebbe diventare quotidiano nel caso in cui, per esempio, Micio inizi a cercare anche il piacere di accedere ad una postazione sempre linda e pulita, rinunciando ad una inaffidabile e stressante da usare. Col passare del tempo potrebbero poi inserirsi anche dinamiche di convivenza: Micio potrebbe scoprire, per esempio, che farla nel box doccia gli evita momenti di competizione con il suo convivente antipatico e così i motivi per evitare la cassetta diventerebbero almeno tre. E la situazione potrebbe ulteriormente aggrovigliarsi perché Micio potrebbe decidere di fare pipì in altri posti della casa per evitare non solo la cassetta ma anche la stanza da bagno, visto che viene sgridato se sorpreso nel box doccia!
Andando avanti di questo passo, il comportamento iniziale, che si sarebbe potuto risolvere semplicemente pulendo più spesso la sabbietta, si arricchisce di nuovi perché rendendo il quadro sempre più complesso e, soprattutto, dando sempre maggiori motivi al gatto per mantenere ed estendere il comportamento che a noi crea tanti problemi ma per lui sono solo tentativi successivi di risolvere i propri disagi. La conseguenza di tutto ciò è che pulire la cassetta dieci volte al giorno non sarà più sufficiente per convincerlo a tornare ad usarla.
Tardi significa più difficile (e più costoso)
A questo punto si potrebbe decidere, come ultima spiaggia, di chiamare l'esperto in grado di dipanare questa incomprensibile matassa. Ed è un peccato farlo così tardi perché si farà tutti molta più fatica a modificare un comportamento consolidato nel tempo e ricco di significati sovrapposti, piuttosto che uno emerso da poco. Anche l'indagine sarà più difficoltosa, più lenta (quindi più dispendiosa in termini economici!) proprio perché inquinata da tutti gli eventi che si sono accumulati nel tempo e da tutti i tentativi falliti che hanno aumentato il caos e l'arbitrarietà dei ricordi circa le risposte del gatto. In altre parole, a man mano che la situazione si ingarbuglia, anche il contributo della famiglia si indebolisce ai fini dell'indagine.
In definitiva, se il vostro gatto inizia a comportarsi in maniera strana, evitate la procrastinazione o il pensiero magico del “forse rientra da sé”: fate un bel sospiro e chiedetevi se avete realmente gli strumenti per affrontare il problema da soli o se, invece, vi serve un aiuto specializzato. E questo perché un comportamento consolidatosi nei mesi o addirittura negli anni, per quanto noi lo si consideri indesiderato, per il gatto può trasformarsi gradualmente in una risposta talmente adattativa – cioè in grado di farlo stare bene -, da diventare parte del suo normale repertorio comportamentale e pretendere di cambiarlo risulta tanto arbitrario quanto impegnativo.