Gli scienziati della Australian Antarctic Division hanno osservato e documentato un tracollo piuttosto preoccupante nella popolazione di pinguini di Adelia che vive al largo della costa orientale dell'Antartide, nei pressi della stazione Mawson.
Secondo i risultati del monitoraggio, appena pubblicati sulla rivista Global Change Biology, la popolazione nidificate si è ridotta del 43% in appena un decennio, il che si traduce con la scomparsa di circa 154.000 pinguini.
Questi dati allarmanti sono tra l'altro in netto contrasto con gli andamenti e le dinamiche di popolazione osservate per la stessa specie in altre aree nell'Antartide orientale, dove il numero dei pinguini è rimasto stabile o è addirittura in aumento. E sono inoltre completamente opposti a tutti i modelli di crescita della popolazione che erano stati calcolati negli anni precedenti. Ma perché sta accadendo?
Per raccogliere i dati, gli ecologi hanno monitorato tutte le 52 isole lungo un tratto di costa di circa 100 km. Ogni anno, a partire dal 2010 fino al 2020, hanno contato i nidi e le coppie riproduttive che vivono nei pressi della stazione di ricerca di Mawson. In questi dieci anni di monitoraggio il numero totale di nidi è passato da 176.622 ad appena 99.946, un calo di circa 77.000 nidi.
Un crollo simile era stato già osservato anche nelle popolazioni della Penisola Antartica, l'estremo settentrionale del continente, dove gli effetti della pesca eccessiva, dei cambiamenti climatici e delle altre attività umane erano stati piuttosto impattati proprio sui pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae). Secondo gli autori, questo declino è stato però causato da un improvviso cambiamento alle condizioni ambientali, che di fatto hanno impedito agli uccelli marini di accedere alle aree di pesca.
Il calo numerico sembra essere infatti iniziato in concomitanza con alcuni periodi di esteso congelamento estivo della superficie dell'acqua, registrato dal 2004 al 2005 e nel 2009-10. Gli inglesi lo chiamano "fast ice" ed è quello strato sottile di ghiaccio che dalla costa si estende al largo verso il mare aperto, coprendo così l'accesso all'acqua. Secondo i ricercatori, questa estesa e anomala superficie ghiacciata avrebbe impedito ai pinguini di accedere alle aree marine di pesca, col risultato che praticamente nessun pulcino è sopravvissuto in quegli anni.
Lunghe distesse di fast ice si traducono infatti con i genitori che devono compiere viaggi molto più lunghi per accedere all'acqua e trovare cibo per i pulcini che, non ricevendo cibo a sufficienza per lunghi periodi, muoiono rapidamente. C'è però un altro elemento molto allarmante che sta contribuendo a decimare i pinguini. Con pochi pulcini che sopravvivono, si ha un calo anche nella popolazione che lascia la colonia e che sopravvive durante l'inverno.
Questi due processi si stanno alimentando a vicenda, contribuendo così a rendere ancora più drammatica la situazione. I ricercatori sono molto preoccupati per il futuro dei pinguini che vivono vicino Mawson e hanno dichiarato che continueranno a monitorare la situazione per comprendere meglio quali fattori determinano la sopravvivenza dei giovani, così da ridurre al minimo qualsiasi tipo di disturbo o pressione causati dalle attività di ricerca della stazione.
La specie fortunatamente gode però di buona salute e non rischia l'estinzione. Colonie stabili e in salute sono infatti diffuse lungo tutta la costa antartica, cosa che rende il pinguino di Adelia la specie con la distribuzione più ampia tra tutti i pinguini.