Le corse di cani, correttamente dette anche corse di levrieri, sono le gare di velocità nelle quali gareggiano i cani rientranti nel gruppo 10 della classificazione delle razze canine della FCI (Federazione Cinologica Internazionale), i levrieri appunto.
L’essere umano gradisce da sempre intrattenersi attraverso gare e competizioni di varia natura tra animali. Sono storicamente documentate le lotte tra cani o galli all’ultimo sangue, tra cani e tori e tra animali selvatici come orsi e tigri. Anche le corse di cavalli e cani hanno sempre avuto un gran successo come fonte di svago. Alla base delle competizioni tra animali, oltre al puro intrattenimento, un gran motore sono state anche le scommesse.
L’interesse sociale verso queste pratiche nel tempo è gradualmente diminuito generando di conseguenza anche una sempre maggiore regolamentazione legislativa, nel tentativo di tutelare gli animali, come è avvenuto per esempio in Italia con la proibizione delle lotte tra cani, oggi definite clandestine, e le corse dei cani nei cinodromi.
Entriamo insieme nel mondo delle corse di cani per capirne meglio il contesto storico ed attuale, e comprendere il dramma etico che si cela dietro questa pratica.
Perché per le corse vengono scelti i levrieri?
Le corse dei cani avvengono nei cinodromi, dove questi animali gareggiano a tutta velocità lungo un tracciato circolare o ovale, rincorrendo una preda artificiale meccanica, di solito un coniglio o una lepre, fino al taglio del traguardo.
I levrieri sono un gruppo di razze canine fra le più antiche e diffuse in tutti i continenti. La loro origine risiede principalmente nella selezione come cani da caccia, in particolare la caccia alle lepri, da cui deriva il loro nome (Leporarius). Tuttavia, proprio per la diffusione storica delle corse, questi cani vengono solitamente associati a questo mondo.
Ciò che caratterizza generalmente i levrieri è la testa piccola e il fisico snello, atletico ed aerodinamico che ha permesso la specializzazione all'inseguimento rapido della preda a vista. Questi cani infatti, a differenza di altre razze da caccia che seguono le piste (segugi) o individuano l'odore della preda segnalandone la presenza al cacciatore umano (cani da ferma), avvistano la preda e si lanciano al suo inseguimento.
In questo gruppo esistono comunque alcune diversità morfologiche, nonostante le caratteristiche generali descritte, e vi rientrano alcuni levrieri che si sono dovuti adattare ai diversi continenti, e quindi a diversi climi (si pensi alle diversità di dimensioni e di mantello) e a diverse prede.
Abbiamo così i grandi e pelosi Borzoi Russo e Irish Wolfhound per la caccia al lupo e i piccoli Whippet per la caccia ai conigli.
L'impiego nei cinodromi per l’intrattenimento umano ha affinato la selezione in funzione della pura velocità; nacquero così razze iper-specializzate, come l’inglese Greyhound e i Galgos spagnoli.
Breve origine delle corse dei cani
Le corse di cani nei cinodromi (in inglese Racing) hanno origine da un’altra pratica definita Courcing, ovvero su terreno naturale privo di circuito ed ostacoli dove gli animali svolgono brevi rettilinei e numerosi e bruschi cambi di direzione alla rincorsa di una preda meccanica o, meno frequentemente, vera.
Le prime corse documentate hanno origine in Inghilterra verso la fine del 1800 principalmente su rettilinei, mentre agli inizi del 1900 la disciplina assunse le sue attuali caratteristiche, circuiti circolari e ovali con preda meccanica.
L’introduzione della preda meccanica aveva principalmente un impulso animalista per evitare l’uccisione delle lepri, nonostante questa pratica non sia del tutto stata eliminata e persiste parzialmente tutt’oggi come in Irlanda.
Nel 1919 fu quindi inaugurato il primo cinodromo in California, e qualche anno più tardi, nel 1926 i cinodromi arrivarono in Europa, in Inghilterra, che nell’arco di un anno ne contava già circa una cinquantina.
Le scommesse resero questa pratica sempre più popolare e l’espansione internazionale fu immediata, con un picco di popolarità a seguito della Seconda Guerra Mondiale.
Il giro di denaro per le scommesse tanto interne ai cinodromi (on-course) come quelle presso ricevitorie autorizzate anche all'esterno dei cinodromi (off-course) ha fomentato il fenomeno facendolo diventare di ordine commerciale portando, nel tempo, allo sviluppo di emittenti televisive degli eventi e la costituzione di una rete di sponsor che ne hanno sempre più favorito la diffusione.
La situazione attuale in Italia e negli altri Paesi
In molti paesi le corse di levrieri sono ancora legali come in Australia, Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti e Vietnam e sono considerate parte dell'impresa legata al gioco d'azzardo, come lo sono le corse di cavalli. In realtà negli Stati Uniti la pratica dipende dagli stati: in 40 stati americani è proibita, mentre nella restante parte è o legale (6 stati), o non praticata ma non proibita (4 stati).
Il sistema delle corse legali prevede quindi anche la legalità delle scommesse, con relativo addebito fiscale alle strutture ospitanti, l'esistenza di un apparato normativo, la presenza di cinodromi strutturalmente standardizzati, l'esistenza di un regolamento ufficiale circa lo svolgimento delle gare e l'iscrizione obbligatoria a una federazione di corsa di levrieri o a un'associazione commerciale.
Nonostante sia ancora legale in alcuni paesi, grazie alla forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica e grazie al lavoro e all’impegno tenace di tante associazioni animaliste, questo fenomeno si sta riducendo sensibilmente. Lo dimostra il fatto che sempre più paesi decidono di bandire le corse, come avviene ad esempio in sempre più stati degli USA o in alcune Comunità autonome della Spagna, come la Catalogna. Anche la chiusura dello storico cinodromo di Londra, il Walthamstow, che ha chiuso i suoi battenti nel 2017, ne è stata una forte dimostrazione. In un paese così tradizionalmente legato al mondo delle corse dei cani, la chiusura del cinodromo ha fatto fortemente discutere, ma la vittoria è stata degli animalisti, e degli animali.
In Italia, per decenni questo mondo è stato in crisi; l’interesse verso i cinodromi è andato diminuendo esponenzialmente fino alla chiusura dell’ultima struttura, quella di Roma, nel 2002. Per far sopravvivere il sistema bisognava rilanciarlo con sforzi strategici, grandi investimenti per la pubblicità e soprattutto vendendo le scommesse off-course, attività proibita dalla Legge finanziaria del 1998. Arrivò così il colpo di grazia che decretò il declino e la scomparsa del fenomeno.
Arriva poi l’intervento normativo, prima con un DL nel 2008 e poi con una Legge nel 2009, che abroga la Legge del 1940 che disciplinava le corse commerciali con i levrieri, segnandone la fine ufficiale.
Quindi, ad oggi in Italia, in caso di occorrenza di corse di cani sono applicabili gli articoli 544 quater “Spettacoli o manifestazioni vietati” e il 544 quinquies “Divieto di combattimenti tra animali” del Codice penale, che oltre ai combattimenti disciplina anche le competizioni non autorizzate tra animali. Entrambi i reati sono passibili dell’aggravante di “Maltrattamento animale” disciplinato dall’articolo 544 bis del Codice penale.
Per sopperire alla caduta di questo mercato, sia in Italia che all’estero, sono state inventate le corse virtuali di levrieri, che si svolgono in cinodromi virtuali e con cani virtuali, riprodotte con effetti audio e video realistici, autorizzate dai Monopoli di Stato nel nostro Paese e che hanno catturato l’interesse delle grandi agenzie di scommesse.
Corse di levrieri: la questione sanitaria e il dramma etico
In Italia, come anche a livello globale, è stato proprio il lato etico a causare il suo continuo declino. Le corse di cani sono a tutti gli effetti delle pratiche lesive per gli animali che ne violano i diritti e ne mettono drammaticamente a rischio la salute.
In primis, possiamo citare proprio le condizioni di mantenimento degli animali che vengono tenuti in gabbie singole tutta la vita, dalle quali escono solo per allenarsi.
Spesso, oltre all’isolamento sociale e alla deprivazione sensoriale, i cani vengono mantenuti con la museruola, per evitare che si provochino delle ferite autolesive da stress.
Inoltre, spesso gli animali, a meno che non siano campioni, non sono sottoposti alle giuste terapie preventive, come le vaccinazioni annuali o le visite veterinarie, perché non sarebbe economicamente vantaggioso per gli allevatori.
Anche le metodologie di allenamento non sono meno preoccupanti, gli animali sono sottoposti a sforzi estenuanti, anche per mettere a prova la loro resistenza. Come nel caso degli allenamenti documentati nel Sud della Spagna, per cui decine di cani sono legati a trattori in movimento: chi non regge il ritmo, sopperisce.
Quando gli animali si feriscono, a volte durante le stesse gare o durante gli allenamenti, la via dell’abbattimento è la più economica rispetto alle cure mediche o agli interventi chirurgici.
Allo stesso modo il mantenimento degli animali fuori carriera, perché non più prestanti, è obsoleto. Questi animali vengono scartati e soppressi.
L’eutanasia in questi casi sarebbe la migliore delle ipotesi, invece i cani vengono, come mediaticamente riportato nel caso della Spagna, eliminati con metodi disumani, come l’impiccamento o a colpi di fucile. Di non poco conto sono anche gli abbandoni nelle campagne o in zone dove vengono lasciati morire a loro stessi di fame e sete.
È documentato che ogni anno vengano soppressi, per motivi non strettamente sanitari, ed abbandonati migliaia e migliaia di levrieri.
Davanti a questo drammatico quadro, sono nate tantissime associazioni animaliste che si sono impegnate nella salvaguardia dei levrieri sia nella prevenzione del loro utilizzo, sia per la loro sistemazione nei casi di scarto o fine carriera. Queste associazioni gestiscono ogni anno, sia a livello nazionale nel Paese dove nascono, si a livello internazionale, le adozioni di questi cani. Con il fine di poter regalare loro una vita dignitosa che tutti gli animali meritano.