Il dodo è uno degli animali estinti a causa dell'uomo più famosi della storia, diventato quasi mitologico. Era un uccello incapace di volare, endemico delle isole Mauritius, che oggi conosciamo principalmente grazie a racconti e illustrazioni. Il suo aspetto era con tutta probabilità diverso da come ce lo immaginiamo oggi, ma si è sempre ritenuto fosse un animale lento e non particolarmente abile né sveglio. Recenti studi hanno però dimostrato che ciò che sappiamo è sbagliato e frutto di pregiudizi e miti.
Chi era il dodo e come veniva descritto
La scoperta del dodo risale alla fine del 1500. Era il 1598 quando il viceammiraglio olandese Wybrand van Warwijck sbarcò alle isole Mauritius, 550 km a est del Madagascar, trovandosi di fronte un uccello mai visto prima e decisamente insolito. Nei suoi diari di viaggio l’ammiraglio lo descrisse come un animale dall'aspetto simile al cigno, ma più grosso, con la testa enorme ricoperta solo per metà dalle piume e privo di ali, sostituite da ciuffi di tre o quattro penne nerastre. Veniva chiamato “Walghvogel”, che in olandese significa uccello insipido o ispido, in sostanza non buono da mangiare.
L’idea che abbiamo oggi del dodo dipende appunto dalle descrizioni fornite all’epoca, presenti nei diari di marinai ed esploratori o emersi dai loro racconti. Non esistono scheletri completi nei musei, quindi anche le ricostruzioni "in vita" dell'animale fanno affidamento principalmente a queste descrizioni e alle illustrazioni, che però non sempre sono concordi e attendibili. La maggior parte dei dipinti e delle rappresentazioni artistiche restituiscono il dodo come un animale tozzo e "grasso”, descrizioni che oggi sappiamo essere esagerate, poiché basate non su animali in vita, ma su racconti (spesso esagerati o di seconda mano), pelli ed esemplari impagliati male.
Secondo la maggior parete delle rappresentazioni il dodo aveva un piumaggio grigiastro, zampe gialle, un grosso becco ricurvo in parte scuro e in parte giallastro e un ciuffo di penne corte e ricciute sulle coda. Poco si sa sul suo comportamento ma essendo una specie terricola, molto probabilmente si cibava soprattutto di frutta, semi, bacche e bulbi che raccoglieva tra i boschi delle Mauritius.
I Dodo erano in realtà veloci e potenti: lo studio
Un recente studio sta rivoluzionando ciò che sappiamo oggi sul dodo, spesso "bersaglio" di battute sul fatto che la sua estinzione sia dipesa dalla lentezza e della stupidità. In realtà la colpa dell'estinzione dell'uomo è – senza molte sorprese – dell'uomo, che ha introdotto nel loro habitat predatori che prima non esistevano causando rapidamente il declino della popolazione.
Lo studio pubblicato sullo Zoological Journal of the Linnean Society ha dimostrato che i dodo erano infatti animali potenti e veloci, per nulla stupidi. I ricercatori dell'Università di Southampton, del Natural History Museum (NHM) e dell'Oxford University Museum of Natural History lo hanno accertato attraverso una revisione completa della tassonomia del dodo e del suo parente più prossimo, il solitario di Rodriguez (Pezophaps solitaria), endemico dell'isola di Rodrigues, la più piccola delle Isole Mascarene.
I ricercatori hanno esaminato con cura 400 anni di letteratura scientifica e visitato collezioni in tutto il Regno Unito per restituire dignità (e verità) a questa specie iconica: «Il dodo è stato il primo essere vivente registrato come presente e poi estinto – ha spiegato Neil Gostling dell'Università di Southampton, autore supervisore dell'articolo – era un periodo in cui i principi e i sistemi scientifici su cui facciamo affidamento oggi per etichettare e classificare una specie non erano ancora in vigore. Sia il dodo che il solitario erano scomparsi prima che avessimo la possibilità di capire cosa stavamo osservando».
I ricercatori, attraverso il loro lavoro, sono riusciti ad avere conferma che il dodo, così come il solitario, erano uccelli della famiglia dei columbidi, la stessa cui appartengono piccione e colomba. La tecnologia ha fatto il resto: attraverso le ricostruzioni hi-tech i ricercatori sono stati in grado di far “rivivere” il dodo, caratterizzato da corpo robusto e ricoperto di piumaggio grigio e grandi becchi adunchi, animali veloci che amavano la foresta.
«Le prove ricavate da campioni ossei suggeriscono che il tendine del Dodo che chiudeva le sue dita era eccezionalmente potente, analogo agli uccelli che si arrampicano e corrono oggi – spiega ancora Gostling – Il Dodo era quasi certamente un animale molto attivo e molto veloce. Erano perfettamente adattati al loro ambiente, ma le isole su cui vivevano erano prive di predatori mammiferi. Quindi, quando gli umani arrivarono, portando ratti, gatti e maiali, il dodo e il solitario non ebbero alcuna possibilità».
«I dodo – proseguono i ricercatori – occupavano un posto fondamentale nei loro ecosistemi. Se li capissimo, potremmo essere in grado di supportare il recupero dell'ecosistema a Mauritius, forse iniziando a riparare al danno iniziato con l'arrivo degli umani quasi mezzo millennio fa. Comprendendo come si sono evoluti gli uccelli in passato, stiamo imparando lezioni preziose che potrebbero aiutare a proteggere le specie di uccelli oggi».