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14 Ottobre 2024
13:00

Il DNA rimasto tra i denti dei famosi leoni dello Tsavo conferma la fama di “mangiatori di uomini”

Un nuovo studio condotto estraendo e analizzando il DNA di peli e capelli ancora conservati tra i denti dei famigerati leoni "mangiatori di uomini" dello Tsavo, conferma la loro triste fama e non solo.

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I due leoni ancora oggi esposti al Field Museum of Natural History di Chicago. Foto da Wikimedia Commons

Nel 1898, due leoni solitari si guadagnarono la fama di "mangiatori di uomini" dello Tsavo, in Kenya. La storia racconta infatti che i due maschi solitari presero di mira per mesi un accampamento ferroviario, uccidendo almeno 28 persone.

I due maschi furono alla fine abbattuti e i loro resti sono oggi esposti al Field Museum of Natural History di Chicago. Ora, a più di un secolo dalla loro morte, questi famigerati leoni continuano a raccontare nuove storie, grazie alle tecnologie moderne.

Uno studio genetico recente, pubblicato sulla rivista Current Biology, ha infatti rivelato nuovi dettagli sul loro comportamento e sulla loro dieta, accendendo nuovamente i riflettori su uno dei casi di conflitti umani-fauna selvatica più discussi e controversi nella storia.

Protagonisti del film del 1996 Spiriti nelle tenebre (The Ghost and the Darkness), i leoni dello Tsavo non smettono di affascinare e ora i loro denti ci offrono una nuova chiave di lettura sulla loro vita e la loro reputazione.

Lo studio, condotto da un team di ricercatori dell'Università dell'Illinois, si è concentrato sui peli e i capelli ancora presenti all'interno della bocca dei leoni esposti a Chicago. Questi campioni, incredibilmente ben conservati, hanno permesso agli scienziati di ricostruire la dieta dei due predatori e di comprendere meglio le ragioni dietro la loro predilezione per le prede umane.

Si tratta di un perfetto esempio di come le biotecnologie moderne possano rivelare dettagli sorprendenti del passato, anche attraverso vecchi reperti museali.

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I giovani maschi, spesso fratelli, quando lasciano il branco spesso fanno coppia cercando di stabilirsi in un nuovo territorio

Il team ha sviluppato una nuova tecnica di estrazione e analisi del DNA dai capelli ancora incastrati nei denti dei due leoni e sono riusciti a ricostruire un quadro sorprendente e preciso delle abitudini alimentari dei leoni dello Tsavo.

Tra le specie identificate spicca dunque la nostra, confermando la triste fama di "mangiatori di uomini". Tuttavia, tra i resti di altre prede figurano anche giraffe, orici, cobi, gnu e zebre. Per qualcuno questi animali potrebbero non dire molto, rientrando naturalmente tra le prede di questi felini, tuttavia non è esattamente proprio così.

La presenza di resti gnu è infatti una scoperta particolarmente intrigante perché racconta qualcosa di completamente inedito sulla vita di questi due leoni. Infatti, lo gnu non è un animale comunemente presente tra le pianure attraversate dal fiume Tsavo e questo significa che i due "mangiatori di uomini" si muovevano molto di più di quanto sapevamo.

A quell'epoca, infatti, l'area più vicina frequentata dagli gnu si trovava a oltre 90 km dal luogo in cui i leoni vennero uccisi. Curiosamente, i due leoni sparirono dall'area in cui erano in corso i lavori per la ferrovia, tra maggio e novembre 1898. Questo periodo d'assenza potrebbe quindi coincidere con lo spostamento verso aree abitate dagli gnu, un aspetto completamente nuovo e mai emerso primo.

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I teschi de due leoni esposti a Chicago. Foto da Wikimedia Commons

Ma la ricerca non si fermerà qui. Gli scienziati sperano di approfondire ulteriormente l'analisi dei capelli umani e dei peli animali trovati, provando a estrarre ulteriori informazioni sia sui predatori che sulle loro vittime. Questo tipo di approccio non solo apre nuove possibilità per lo studio della genetica, ma potrebbe anche fornire informazioni nuove per tentare di spiegare questo storico conflitto tra umani e grani carnivori e, perché no, permettere un viaggio a ritroso nel tempo, studiando persino altri animali più vecchi dei leoni dello Tsavo.

La storia di questi due individui è stata infatti raccontata in molti modi, alcuni più attendibili di altri, ma potrebbe ancora cambiare. Diari e racconti dei protagonisti dell'epoca, parlano di un numero impressionante di oltre 100 vittime umane. Stime più recenti hanno poi rivisto questo cifra, abbassandola a circa 28-31. Tuttavia, grazie alla scienza moderna, possiamo ora esplorare in modi completamente nuovi una delle storia di conflitti tra attività umane e grandi carnivori più famose di sempre. E mentre i mangiatori di uomini dello Tsavo continuano a catturare la nostra immaginazione, dai peli e dai capelli rimasti per oltre un secolo tra i denti di questi due felini, potrebbero emergere nuovi e affascinanti dettagli che potrebbe finalmente spiegare le motivazioni e cause che spinsero questi due famigerati leoni a mettere nel proprio menù la nostra specie.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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