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8 Dicembre 2022
16:00

Il diplodoco, uno dei dinosauri dal “collo lungo” più famosi della storia

Il diplodoco è uno dinosauro sauropode dal collo lungo, vissuto in America settentrionale attorno a 155-145 milioni di anni fa, durante il Giurassico superiore. I suoi resti fossili furono trovati per la prima volta da Benjamin Mudge e Samuel Wendell Williston nel 1877. Con i suoi oltre 30 metri di lunghezza, è uno dei dinosauri erbivori più mastodontici che abbiano mai camminato sulla Terra.

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Il diplodoco è uno dei generi di sauropodi più riconoscibili tra quelli che sono stati scoperti. Vissuto in America settentrionale attorno a 155-145 milioni di anni fa, durante il Giurassico superiore, trattasi di uno dei dinosauri erbivori più mastodontici che abbiano mai camminato sulla Terra, con i suoi 35 metri di lunghezza media, che potevano raggiungere anche i 52 metri negli esemplari più grossi.

Presumibilmente molto longevo, il suo nome generico fu coniato da uno dei più grandi paleontologi del diciannovesimo secolo, Othniel Charles Marsh, esattamente nel 1878 ed è composto dal termine greco "διπλός" (diplos), che significa "doppio", e "δοκός" (dokos) che significa "fascio". Il significato letterale del nome latino sarebbe "doppio puntale" o "doppia trave", riferendosi alle particolari strutture ossee che si trovavano all'interno della coda, che secondo alcuni studiosi poteva servire come appoggio per sostenere il corpo dell'animale mentre questi era sollevato sulle zampe posteriori (teoria oggi smentita).

Com'era fatto il diplodoco

Il diplodoco era lungo anche oltre trenta metri, alto fino a sei, e pesante quanto 5 elefanti africani, ovvero oltre venticinque tonnellate.

Un altro particolare del diplodoco che è stato per molto tempo argomento di studio dei ricercatori è stata la sua lunghezza. Le sue caratteristiche peculiari come il collo lungo e la coda che presentava una punta molto sottile e straordinariamente lunga hanno di fatto reso questo animale uno dei più spettacolari e lunghi dinosauri al mondo, equiparabile per dimensioni solo alla Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) che presenta però il primato sul mare. Per molto tempo si è discusso infatti se le prime stime effettuate da Marsh e da successivi paleontologi, come David Gillette, potessero essere vere. Recenti studi sul diplodoco hanno però riconsiderato la lunghezza effettiva dell'animale, considerando alcune vertebre che erano state smarrite e non considerate dai due scienziati. Questi successivi approfondimenti però non hanno dimostrato che i diplodochi non potessero raggiungere i 50 metri, ma hanno solo riportato come la popolazione dell'olotipo di D. carnegii avesse una lunghezza media di 33 o 35 metri.

Un altro adattamento anatomico che è stato storicamente studiato sono state le zampe anteriori. I primi reperti di diplodoco infatti sfortunatamente furono trovati privi degli arti superiori e per questa ragione, nelle prime rappresentazioni cartacee come in quelle in gesso, l'animale veniva sempre raffigurato con delle zampe simili a quelli di un Camarasaurus, il più comune sauropode della formazione Morrison. Tale zampa era dotata di tre artigli, ma ritrovamenti successivi hanno mostrato come il diplodoco possedesse solo un unico artiglio, molto grosso e probabilmente usato per la difesa. Inoltre sia il bacino che il collo dell'animale presentava adattamenti alle vertebre, che permettevano alla specie di compiere ampi movimenti e accelerazioni improvvise, che potevano essere utilizzati non solo per raggiungere nuove fonti di cibo, ma anche per ferire o sorprendere i predatori come l'allosauro.

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Scheletro di Diplodoco presente a Bologna

Abitudini e comportamento

Per nutrire un corpo poderoso come il suo, il diplodoco doveva mangiare circa 1000 chili di cibo al giorno,  passando gran parte della sua vita a ruminare i vegetali che strappava dal terreno o dalle fronde più basse degli alberi, integrando la dieta anche con gli equiseti giganti che erano presenti durante il Giurassico.

Per riuscire a svolgere questo intento, il corpo del diplodoco aveva imparato a svolgere la propria digestione in maniera efficiente.

Per prima cosa, la bocca del diplodoco – che ricordiamo non sapeva masticare – era dotata di denti simili a chiodi che avevano il compito di setacciare e strappare via le foglie dai rami degli alberi o le piante di felce dal terreno.

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Inoltre, secondo alcune speculazioni effettuate negli anni 80, i sauropodi come il diplodoco probabilmente facevano affidamento su una microflora intestinale simbiotica, ospitata in una camera di fermentazione dell'intestino posteriore. Tale camera, come quella presente in molti erbivori attuali, era utile per degradare la cellulosa dalle cellule delle piante.

Le grandi dimensioni corporee di questi animali avevano tra l'altro portato i loro organismi ad assumere bassi tassi metabolici specifici per la loro massa e una lenta digestione, che li aiutò notevolmente a risparmiare energia mentre si nutrivano. Il lungo tempo di permanenza del digestato nell'intestino ha loro consentito infatti di avere una lunga esposizione di materiali vegetali refrattari alla microflora, probabilmente consentendo a questi animali di sopravvivere con foraggio ad alto contenuto di fibre, come gli aghi delle conifere. Poiché la massa di cibo nella camera della fermentazione era probabilmente anche grande, il calore stesso rilasciato della fermentazione potrebbe essere stato una fonte significativa di calore termoregolatore per questa specie.

Il problema principale della dieta del diplodoco, come per tutti gli altri sauropodi, rimase comunque la difficoltà nell'ingerire del cibo senza averlo prima masticato. Questo poteva essere ovviato solo tramite l'ingestione di bezoari, in questo caso dei sassi che aiutavano gli animali a triturare le fibre nello stomaco, prima di venire espulsi.

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Per sostenere comunque una dieta ricca di fibre, i diplodochi erano costretti a compiere costantemente delle migrazioni fra le aree ecologicamente più ricche di foreste. Questo però comportava che questi animali soffrissero terribilmente il pericolo di vedersi predati, prima di raggiungere l'età adulta. Un animale adolescente infatti, costretto a viaggiare per centinaia di chilometri nel corso della sua vita per raggiungere i siti migliori dove nutrirsi, rischiava di cadere vittima dei predatori come l'allosauro, e questo ha portato la specie ad evolvere un comportamento sociale simile a quelli dei moderni erbivori africani, che si radunano in grandi mandrie per ragioni difensive ma anche per avere maggiori possibilità di procacciarsi un partner.

Sembra così che i diplodochi furono indotti a formare dei numerosi gruppi non familiari, proteggendo in questo modo i più giovani e gli esemplari più vecchi e malati. Non si è mai trovata invece traccia di loro nidi, a differenza di altri dinosauri come gli adrosauri. Questo ci induce a pensare che i diplodochi e buona parte degli altri sauropodi non si curassero delle uova che deponevano e che non mantenevano legami familiari fra i cuccioli appena nati e le madri.

Se però le uova erano abbandonate a sé stesse, i piccoli come sopravvivevano?

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Piccoli di diplodoco camminano nella foresta, immagine tratta da Walking with Dinosaurs, documentario della BBC del 1999

Probabilmente le madri prima di abbandonare le uova scavavano delle fosse dove deporle nei terreni umidi, ma non fangosi, con il tentativo di sottrarre la nidiata ai predatori. Un po' come fanno le attuali tartarughe sulle spiagge italiane. Poi, al momento della nascita, i piccoli diplodochi tendenzialmente erano istintivamente mossi verso le foreste o altri nascondigli, dove poter sottrarsi alla maggioranza dei teropodi –  principalmente carnivori – presenti sul territorio. Proprio lì, fra le foreste, i piccoli di dinosauro crescevano e formavano i primi gruppi sociali, che si sarebbero mantenuti fino all'arrivo dell'età adulta, che li avrebbe spinti ad abbandonare il cuore dei boschi per raggiungere i grandi spazi aperti e le altre zone visitate dagli adulti per nutrirsi.

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Immagine tratta da Walking with Dinosaurs, documentario della BBC del 1999

Storia della scoperta

Il primo ritrovamento di un diplodoco avvenne presso Cañon City, in Colorado, ad opera di una coppia di scavatori professionisti dal nome di Benjamin Mudge e Samuel Wendell Williston, nel 1877. Lo scheletro che trovarono fu quello analizzato da Marsh ed in seguito nominato come Diplodocus longus, ma oggi la specie più conosciuta è D. carnegii, scoperta all'interno della Formazione Morrison qualche anno dopo, che presenta fossili più completi, oggi esposti nei maggiori musei di tutto il mondo.

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La formazione Morrison

La Formazione Morrison è uno dei siti che hanno contribuito di più in America nel fornire fossili di dinosauro spettacolari e un numero costante di nuove specie, fino a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso. Si trova in Colorado e le sue caratteristiche rocce sedimentarie, risalenti al Giurassico medio e superiore, sono state molto utili per conservare i corpi di centinaia di animali, il cui ritrovamento ha permesso di identificare buona parte dell'ecosistema nord americano dell'epoca. Tra le specie ritrovate, oltre ad alcune specie di diplodoco, ci sono Allosaurus, un pericoloso predatore, Camptosaurus, un piccolo sauropode, Ornitholestes, due specie di stegosauri, Mymoorapelta e Gargoyleosaurus, che sono invece due antichi rappresentanti di anchilosauri, e molti sauropodi dal "lungo collo", ovvero CamarasaurusBrachiosaurusApatosaurusBarosaurus, il quasi sconosciuto Haplocanthosaurus ed il Seismosaurus, che dal 1991 è stato sinonimizzato con la specie di Diplodocus hallorum, la più grande fra tutti. La maggior parte dei fossili che sono stati ritrovati erano presenti negli orizzonti verdastri di siltiti e nelle arenarie del sito, ovvero dentro formazioni relitte delle piane alluvionali del periodo Giurassico, che fecero dedurre agli antichi paleontologi che questi giganteschi animali potessero vivere "a mollo", seguendo una vita anfibia.

Successivi studi però sui sedimenti della Formazione Morrison ci hanno presentato un mondo completamente diverso, rispetto all'immaginario che si erano fatti i primi paleontologi. L'area in cui vivevano i diplodochi infatti erano aree principalmente aperte, solcate sì da grossi fiumi, ma mediamente profondi e circondati localmente da grandi foreste di conifere, formate tra l'altro da alcuni generi estinti, come quelle delle Palissyacee. Essendo un'area densamente abitata da grandi erbivori, l'area circostante l'attuale sito di scavo doveva essere per forza anche coperta da un fitto ma basso strato di felci e altre Gimnosperme, che rappresentavano assieme agli arbusti buona parte della dieta dei diplodochi.

La presenza infatti di diversi sauropodi giganti in una stessa regione era difatti possibile grazie alla differenziazione della nicchia ecologica di ciascuna specie.

Mentre i diplodochi si erano difatti adattati per mangiare le foglie delle felci e i rami più bassi degli alberi, sviluppando un collo capace di infiltrarsi dentro le fronde, altri animali come i brachiosauri prediligevano le foglie dei rami più alti o nutrirsi del legno marcescente.

Il diplodoco nella cultura di massa

I sauropodi, come la maggioranza dei dinosauri, hanno avuto un forte impatto culturale nel corso del Novecento e del nuovo millennio.

I diplodochi, in particolare, insieme ai loro cugini Brontosauri e ai carnivori come Velociraptor e Tirannosaurosono stati da sempre molto amati dal pubblico e per questa ragione inseriti in molteplici prodotti multimediali.

Già a partire dal film d'animazione Fantasia, del 1940, i diplodochi furono utilizzati per interpretare il ruolo del classico erbivoro grosso, presente in una storia a tema dinosauri.

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Immagine tratta da Fantasia di Walt Disney

Comparvero però anche in molte altre produzioni, tra documentari, film, cartoni e videogiochi, soprattutto nel corso dell'ultimo quindicennio del Novecento. Si possono infatti trovare nella serie di documentari della BBC "Walking with Dinosaurs", del 1999, di cui abbiamo utilizzato qualche immagine nel capitolo precedente; nella serie di cartoni "Alla ricerca della Valle Incantata", prodotta da Stephen Spielberg dal 1989 e che è divenuta un franchise composto da 13 film (bisogna sottolineare però che il protagonista Piedino è un brachiosauro, non un diplodoco); nel videogioco Dino crisis della Capcom del 1999 e in tanti altri prodotti video a tema giurassico.

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Walking with Dinosaurs

Probabilmente è indubbio che la sindrome da "mondo perduto" o da Jurassic Park abbia colpito buona parte dei bambini e degli adolescenti che richiedevano a gran voce sempre più prodotti basati sul mondo preistorico in quell'epoca, proprio grazie all'influenza di questi prodotti. Bisogna però dire che questo bisogno di spingersi con la fantasia così lontano nel tempo è stato anche un impulso che ha coinvolto le generazioni precedenti, che erano rimasti affascinanti dai resoconti letterari e romanzati dei dinosauri presenti in letteratura, a partire dal periodo Vittoriano.

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Alla ricerca della valle incantata

Senza scomodare i classici come "Il mondo perduto" di Arthur Conan Doyle, padre tra l'altro di Sherlock Holmes, o il "Prima di Adamo" di Jack London, autore di Zanna Bianca, possiamo anche solo considerare come andavano a ruba gli articoli scientifici che elaboravano i dati disponibili inerenti questi poderosi animali sul finire dell'Ottocento, per rendersi conto di come i dinosauri siano sempre stati oggetto di interesse da parte di un pubblico sempre crescente.

Se dovessimo però considerare la prima apparizione filmica di un diplodoco, non potremmo non parlare di "Gertie il dinosauro". Questo corto prodotto nel 1914 da Winsor McCay è lungo solo 12 minuti e presenta un sauropode con caratteristiche intermedie a quelle di un diplodoco e di un brontosauro. L'autore cercò di basarsi sulle informazioni scientifiche e tecniche disponibili all'epoca. Un film che se visto oggi verrebbe considerato moderatamente brutto, ma che ha ampia rilevanza storica poiché fu commissionato a un disegnatore di professione.

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Gertie il Dinosauro, la prima rappresentazione storica al cinema di un sauropode

In breve, questo corto è contemporaneamente il primo film e il primo cartone animato su un dinosauro mai comparso al cinema. Un vero record, che tra l'altro è stato dedicato ad uno degli animali più grandi mai comparsi sulla Terra.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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