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26 Gennaio 2022
12:11

Il destino di Carlo, il Rottweiler che ha ucciso il Bichon Frisé ad Abano Terme

Carlo è stato visitato dai veterinari dell'ULSS di Padova e secondo l'avvocato che segue la sua famiglia, non ha mostrato problemi comportamentali. L'istruttore cinofilo David Morettini ipotizza un percorso ideale per lui, basato sull'autocontrollo e la ricerca di un nuovo ruolo in famiglia.

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L'Unità Locale Socio Sanitaria (ULSS) veterinaria di Padova ha visitato Carlo, il Rottweiler che lo scorso 5 gennaio ha ucciso un cane di razza Bichon Frisé, ospite insieme alla sua famiglia del ristorante La Scuderia di Abano Terme. «La visita è durata un'ora e mezza – spiega a Kodami Luigi Ciccarese, avvocato della famiglia Dorio-Turlon, umani di riferimento del Rottweiler e gestori del locale in cui è avvenuto l'incidente – Durante l'incontro con i veterinari Carlo si è comportato in maniera normale e non ha mostrato alcun problema di salute o comportamentale».

Si esclude la soppressione del cane

Il tragico incidente che ha causato la morte del Bichon Frisé ha avuto luogo all'interno della sala del ristorante, sotto gli occhi di tutti gli ospiti del locale e, secondo quanto raccontato a Kodami dalla responsabile del ristorante, è stato causato dal malfunzionamento del cancello dell'abitazione all'interno della quale si trovavano Carlo e Gaia, i due Rottweiler che vivono con la famiglia.

La storia di quanto avvenuto ad Abano Terme è divenuta rapidamente nota sui social ed è stata poi ripresa dalla stampa locale, generando numerose critiche riguardo la gestione del cane da parte della sua famiglia. Alcuni media, nell'ipotizzare le conseguenze dell'incidente, avevano addirittura accennato ad una possibile soppressione di Carlo. «Un cane può essere soppresso solo per questioni sanitarie oppure se viene considerato pericoloso e la sua aggressività ritenuta irrecuperabile – spiega l'avvocato – Si tratta però di casi limite che personalmente non ho mai incontrato».

Una volta esclusa la possibilità di soppressione dell'animale, per farsi un'idea di quali potranno essere le conseguenze dell'incidente per Carlo e per i suoi umani, bisognerà attendere l'arrivo della denuncia da parte della famiglia vittima della triste perdita: «Fino ad ora non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di risarcimento, ma la famiglia del Bichon Frisé, di cui non conosciamo l'identità, ha a disposizione 90 giorni per denunciare l'accaduto e possiamo ipotizzare che si stiano attivando per farla arrivare in tempo – spiega Ciccarese – Dal punto di vista normativo però è impossibile determinare quale sia l'entità del risarcimento che la famiglia potrebbe richiedere».

Un ingiusto vuoto normativo: «Il valore di un'animale non può essere paragonato ad un oggetto»

Secondo l'avvocato infatti, la normativa prevede che si entri nell'ambito dei reati penali solo se in caso di comprovato evento di violenza sugli animali o se le lesioni causate dal cane avvengono ai danni di una persona: «Per quanto riguarda i risarcimenti per i danni agli umani esistono vere e proprie tabelle che ne quantificano l'entità e il rispettivo risarcimento, mentre nelle situazioni in cui la vittima è un cane si entra in una materia normativa poco chiara che andrebbe sicuramente approfondita – spiega l'avvocato – Per la legge non esiste il reato di uccisione di un cane da parte di un suo simile, di conseguenza non viene considerato nemmeno il danno morale».

Secondo il legale questa grave carenza non prende in considerazione l'importanza che un cane può avere per una famiglia: «Sono animali di cui ci prendiamo cura regolarmente a partire dal primo giorno che entrano nelle nostre vite e il cui valore non può essere paragonato a quello dell'acquisto di un oggetto – afferma – Nel rapporto con il proprio cane subentrano i sentimenti ma purtroppo secondo queste leggi i sentimenti non sono risarcibili».

Luigi Ciccarese conclude ipotizzando le future evoluzioni del caso: «I veterinari dell'ULSS dovranno ora verificare anche le condizioni in cui vive Carlo e l'ambiente che lo circonda e se lo riterranno necessario, seguendo la normativa regionale, potranno chiedere al Sindaco del comune di residenza di imporre la frequentazione di un corso riabilitativo per Carlo e la sua famiglia con un istruttore cinofilo o un medico veterinario esperto in comportamento».

Un percorso basato sulla relazione che permetta a Carlo di avere un nuovo ruolo in famiglia

Non è ancora possibile sapere se Carlo sarà obbligato o meno a seguire un percorso con un esperto, ma per comprendere in che modo un istruttore cinofilo o un medico veterinario esperto in comportamento possano favorire il miglioramento della vita del cane e ridurre la possibilità che si verifichino incidenti di questo tipo, abbiamo chiesto a David Morettini, istruttore cinofilo e componente del comitato scientifico di Kodami, quali sono i fattori su cui concentrarsi in seguito ad incidenti come quello dello scorso 5 gennaio.

«Carlo avrebbe bisogno di non dipendere più dal controllo del suo umano, come invece accade spesso ai cani che hanno vissuto un percorso addestrativo – spiega Morettini –  Sarebbe inoltre utile che sviluppasse competenze di autocontrollo, ovvero le capacità che permettono a ognuno di regolare intenzionalmente le proprie azioni anche in presenza di forti emozioni. L'autocontrollo è ciò che ti porta a non agire in maniera impulsiva o automatica ma piuttosto fa riflettere su quale sia il comportamento adatto in base alle diverse situazioni».

Secondo l'esperto inoltre, grazie a questo tipo di percorso, soprattutto se svolto con professionisti con un approccio basato sulla relazione che unisce cane e pet mate, il Rottweiler potrà trovare un nuovo ruolo all'interno degli equilibri familiari: «Non conosco Carlo e quindi non posso sapere quali siano gli obiettivi specifici che ci si potrà prefiggere nella creazione di un percorso su misura per lui, ma bisognerà indubbiamente basarsi sulla sua individualità, fissando gli intenti nel rispetto della sua personalità – continua l'esperto – Inoltre sarà molto importante evitare gli approcci addestrativi che lo vogliono solo come "temibile guardiano", e favorire al contrario lo sviluppo di un ruolo attivo per Carlo all'interno del proprio gruppo che comprenda momenti di condivisione con la famiglia ed esperienze basate sulle sue capacità, facendo dei suoi talenti il fulcro di una relazione profonda, grazie alla quale i suoi umani potranno fidarsi di lui nonostante quanto accaduto».

Secondo Morettini un altro fattore su cui bisognerà concentrarsi durante un percorso su misura per Carlo e la sua famiglia sarà basarsi sulla fiducia che i suoi umani ripongono in lui: «La fiducia è un obiettivo importante che in alcune situazioni è difficile riconquistare – conclude l'istruttore – Sarà proprio grazie alla conoscenza reciproca e a alla consapevolezza che l'uno imparerà ad avere dell'altro che si vedrà crescere il rapporto e diventare più intimo e consapevole, con la speranza di non dover mai più rivivere esperienze tragiche come quello avvenuto all'interno del ristorante».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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