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3 Dicembre 2023
12:00

Il coyote (Canis latrans)

Il coyote è un canide endemico del Nord America. Da alcuni detto anche “lupo della prateria” per la sua somiglianza con il lupo, con il quale può ibridarsi. Il nome scientifico Canis latrans deriva dall’abitudine di ululare a lungo, emettendo un suono simile a un lamento.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il coyote (Canis latrans) è un canide endemico del Nord America caratterizzato da una colorazione che varia dal marrone/grigio al giallo pallido e da un peso di circa 15/20 chili, che lo rende riconoscibile rispetto al lupo grigio, il quale è anche più grande, e allo sciacallo dorato, che è invece più piccolo.

Vive in tutto il Nord e Centro America e può ibridarsi con il lupo, dando vita ai cosiddetti "coywolf", che nel DNA presentano tracce di coyote, lupi e persino cani domestici.

Il nome scientifico Canis latrans deriva dal fatto che ha l'abitudine di ululare in maniera prolungata, emettendo un suono simile a un lamento.

Come è fatto il coyote

Il coyote può essere di colore marrone/grigio, ma anche più tendente al grigio o al giallo, in particolare nelle parti dorsali. La gola e il ventre sono invece biancastri. Le zampe anteriori, i lati della testa, il muso e i piedi sono più scuri e tendono al bruno.

Il dorso ha un sottopelo di colore fulvo con la punta nera, che produce una striscia dorsale nera e una croce scura sulla zona delle spalle. La coda è lunga la metà del corpo, ha anch'essa la punta nera e sulla base presenta una ghiandola che permette al coyote di comunicare con i propri simili attraverso i feromoni.

Effettua una muta all'anno, che inizia a maggio (con una leggera perdita di pelo) e termina a luglio (con una perdita più abbondante). Ha una corporatura solida, che può arrivare al metro di lunghezza e superare leggermente i 20 chili. I coyote, infatti, sono significativamente più piccoli dei lupi grigi, ma, secondo quanto riportato su Animal Diversity Web, sono invece più grandi delle volpi. Le femmine sono riconoscibili perché sono leggermente più piccole rispetto ai maschi.

Gli occhi hanno l'iride gialla e la pupilla rotonda, mentre il naso è nero. Le orecchie sono piuttosto grandi rispetto alla testa e il muso è lungo e leggermente appuntito. I piedi sono relativamente piccoli rispetto alle dimensioni del corpo.

Ne esistono ben 19 sottospecie, le quali si differenziano soprattutto per la dimensione. Se gli animali che vivono verso il confine orientale dell'areale sono generalmente più grandi, verso Ovest e verso Nord tendono ad essere di taglia inferiore.

Evoluzione e habitat

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Quando in America arrivarono gli europei, i coyote si trovavano nelle pianure e nelle regioni aride dell'Ovest.

Per gli esperti del gruppo "Project Coyote", che si occupa di tutelare la specie, l'evoluzione di questi canidi ha inizio da una specie di Canis più antica rispetto al lupo grigio. A dimostrarlo è la forma della mascella (relativamente stretta), che non offre la capacità di presa necessaria per trattenere le grandi prede in cui i lupi sono specializzati nel tempo.

Le superfici masticatorie più grandi dei molari, rispetto a quelle dei lupi, inoltre riflettono una relativa dipendenza della specie dall'alimentazione a base materia vegetale. Sotto questi aspetti, il coyote somiglia maggiormente alla volpe, rispetto al lupo.

I coyote sono animali estremamente adattabili, che all'interno dell'areale, che va da Panama all'Alaska, abitano una vasta gamma di habitat tra cui foreste, praterie, deserti e zone paludose. Generalmente, però, non convivono a stretto contatto con i lupi.

Grazie alla tolleranza nei confronti delle attività umane, si trovano anche in ambienti suburbani, agricoli e urbani.

Alimentazione

I coyote sono molto adattabili anche dal punto di vista alimentare. Il 90% della loro dieta è costituita da mammiferi come i conigli, i silvilago e gli scoiattoli. Occasionalmente, però, mangiano anche uccelli, serpenti, grandi insetti e altri invertebrati. Prediligono la carne fresca, ma consumano anche grandi quantità di carcasse. Nelle aree marginali delle città i coyote si nutrono anche di rifiuti e possono predare gli animali domestici.

Per quanto riguarda le specie vegetali, invece, prediligono foglie di abete balsamico e cedro bianco, ma mangiano anche fragole e mele. Frutta e verdura, infatti, costituiscono una parte significativa della dieta dei coyote, in particolar modo nei mesi autunnali e invernali.

Durante la caccia si muovono lentamente attraverso l'erba e annusano la preda, poi, all'improvviso, con tutte e quattro le zampe tenute insieme rigidamente, si avventano su di essa. Quando cacciano animali più grandi, come ad esempio i cervi, hanno bisogno di fare affidamento sul lavoro di squadra e quindi, inseguono a turno l'individuo prescelto finché non si stacca dal branco. Durante la corsa, possono raggiungere addirittura i 65 km/h.

Un'ulteriore curiosità è legata al fatto che possono cacciare in collaborazione con i tassi, in un rapporto di mutualismo: poiché i coyote non sono molto abili nell'estrarre i roditori dalle loro tane, si limitano a seguirli mentre sono in superficie. I tassi, invece, non sono rapidi, ma sono abilissimi nello scavare e quindi, insieme, non lasciano scampo alla preda.

I predatori del coyote sono rappresentati da puma e lupi, oltre che dall'uomo, il quale attua nei confronti del coyote una forte persecuzione.

Comportamento e riproduzione

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I coyote sono animali sociali e territoriali. Se vivono in prossimità delle abitazioni umane sono attivi soprattutto al mattino presto e alla sera tardi, ma in ambienti naturali possono essere avvistati anche durante il giorno.

Per comunicare con i propri simili utilizzano segnali olfattivi, visivi e uditivi. Sono infatti i mammiferi selvatici più "vocali" del Nord America e utilizzano ben 3 richiami distinti (chiamati rispettivamente ululato, squittio e richiamo di soccorso). Il verso che li contraddistingue maggiormente è però una rapida serie di guaiti, seguiti da un ululato in falsetto.

L'ululato viene usato per annunciare la propria posizione agli altri branchi, ma anche quando due o più membri di un branco si riuniscono.

La vista è meno sviluppata rispetto all'udito e all'olfatto e permette soprattutto di notare ciò che è in movimento.

Le femmine di coyote sono monoestro e hanno un calore che dura da 2 a 5 giorni tra la fine di gennaio e la fine di marzo. L'accoppiamento avviene durante questi 3 mesi e una volta che la femmina sceglie un partner, i due rimangono insieme per diversi anni, ma non necessariamente per tutta la vita.

La gestazione dura dai 60 ai 63 giorni e la dimensione della cucciolata varia da 1 a 19 cuccioli, ma la media è di 6. I piccoli nascono ciechi, con le orecchie morbide il naso schiacciato. Dopo 10 giorni acquisiscono la vista e le loro orecchie iniziano a erigersi, proprio come quelle degli adulti.

Da ventuno a 28 giorni dopo la nascita, i piccoli iniziano a uscire dalla tana e lo svezzamento si conclude intorno ai 35 giorni. In questo periodo vengono nutriti con cibo rigurgitato da entrambi i genitori.

A un'età che varia tra i 6 e i 9 mesi i maschi vanno in dispersione, mentre le femmine solitamente rimangono con i genitori e costituiscono la base del gruppo familiare. La taglia adulta viene raggiunta tra i 9 ed i 12 mesi e la maturità sessuale entro i 12 mesi.

Il coyote e l'uomo

Quando i coyote vivono vicini agli ambienti antropici, possono sorgere conflitti con l'uomo, spesso guidati dalla paura delle predazioni sugli animali domestici. Questo elemento porta la specie a subire una forte persecuzione da parte degli umani. Il fenomeno delle uccisioni è stato approfondito in uno studio condotto dall'Università di Calgary, in Canada. Secondo i ricercatori, però, il modo più efficace per ridurre questi conflitti non è attraverso l'abbattimento, ma dando inizio a un programma pubblico di ricerca, volto ad aumentare le conoscenze sulla specie e che sia destinato in particolare agli enti e al personale che gestisce i parchi naturali.

Purtroppo, però, un po' come accade da noi in Europa con lo sciacallo dorato, in America il coyote non gode di una buona fama. Ciò deriva certamente dalle sue abitudini alimentari, che lo portano ad ingerire anche i resti in decomposizione di altri animali, ma anche dal fatto che la figura del coyote fa parte della mitologia e del folklore tradizionale dei nativi americani di USA e Messico, per i quali questo animale è capace di trasformarsi in un essere umano e trarci in inganno.

I coyote, però, vengono uccisi anche per utilizzarne la pelliccia e per "semplice" divertimento. La maggior parte degli stati degli USA, infatti, non fissa alcun limite al numero di coyote che possono venire abbattuti e non ne regolamenta le modalità di uccisione. Questi canidi quindi, sono obbligati a morire in maniera anche molto cruenta, dopo lunghe e inutili sofferenze.

Negli ultimi anni i coyote hanno ampliato il loro areale in gran parte del Nord America e ultimamente, secondo uno studio della School of Environmental and Natural Resources della Ohio State University, negli Stati Uniti si sono stabiliti anche in molte aree metropolitane. La loro presenza preoccupa gran parte dell’opinione pubblica anche perché, saltuariamente, avvengono casi di attacchi nei confronti dell'uomo.

Secondo i membri dello Urban Coyote Research Project, il numero di questi eventi potrebbe ridursi attraverso un percorso di educazione alla convivenza destinato alla cittadinanza. Per evitare che perdano la naturale diffidenza nei nostri confronti, infatti, è indispensabile evitare di nutrire gli animali selvatici. Tuttavia, molte persone, anche se involontariamente, forniscono risorse alimentari ai coyote, lasciando il cibo per animali domestici o la spazzatura fuori da casa durante la notte.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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