A distanza di quattro ore dalla diffusione della sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha salvato JJ4, ieri sera il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha rotto il silenzio: «È un’ordinanza che ci lascia perplessi, e che ci fa chiedere se valga di più la vita di un animale o quella di un essere umano».
I giudici della Terza sezione del Consiglio di Stato nella sentenza di oggi, che Kodami ha visionato, spiegano che l'uccisione dell'animale è possibile soltanto in assenza di misure meno cruente e, quindi, a condizione che non esista un’altra soluzione valida alternativa all'abbattimento.
Nel caso di JJ4, invece, una soluzione che possa andare incontrare le necessità della sicurezza pubblica, e allo stesso tempo evitare la morte di ogni essere vivente, c'è ed è stata presentata dalle associazioni di tutela animale sia al Consiglio di Stato che al Tar di Trento, al quale a dicembre spetterà mettere un punto definitivo alla questione.
Si tratta del santuario romeno Libearty Sanctuary Zărneşti, noto per essere l'approdo di orsi vittime di maltrattamento. I responsabili del rifugio per plantigradi, nel corso di un evento ufficiale organizzato dalla Lav, hanno confermato ufficialmente la propria disponibilità ad accogliere JJ4, e poco dopo, anche l’autorità governativa romena per la protezione dei monumenti naturali ha accettato di accogliere l'animale sul suo territorio. Una settimana fa è arrivata la risposta del Ministero dell'Ambiente italiano che in una nota ha fatto sapere di stare vagliando l'ipotesi di trasferimento e l'appropriatezza della struttura, come ci aveva confermato Francesco Petretti, coordinatore del gruppo di lavoro interno al dicastero che si sta occupando della questione.
«L'orsa deve andare in una struttura in grado di garantire il massimo benessere in termini di spazio e di clima, e che risponda ai requisiti individuati a livello internazionale», aveva sottolineato Petretti.
Petretti è componente del comitato scientifico del Wwf e docente di Biologia della Conservazione all'Università di Perugia. La sua voce è tra le più autorevoli quando si parla di fauna selvatica e la sua posizione di scienziato è chiara: «Il caso di questo esemplare è parte di una problematica generale più ampia del rapporto tra uomo e orso nelle Alpi. L'orso c'è, e la convivenza con l'uomo deve essere realizzata in condizioni di sicurezza per gli uni e gli altri».
Questi animali, che a seguito del progetto di reintroduzione Life Ursus, hanno ricolonizzato le nostre Alpi, sono qui ed è una realtà che non può essere cambiata imbracciando il fucile e premendo il grilletto una, dieci o cento volte. Abbattere JJ4 non servirà ad appianare il conflitto uomo-animale né ad evitare che episodi del genere si ripetano ancora. E, soprattutto, la famiglia di Andrea Papi non ne trarrà alcun beneficio, come ha ribadito più e più volte.
I familiari del 26enne ferito a morte da JJ4 anche nella loro ultima lettera hanno detto chiaramente: «Sull'orsa siamo sempre rimasti neutrali e siamo stati attaccati su tutti i fronti. Noi amiamo gli animali e non ci siamo mai dichiarati a favore dell'uccisione dell'orsa che, tra l'altro, si trova a Casteller e, di conseguenza, risulta al momento innocua. Il problema semmai sono gli altri, quelli che girano per i boschi, ma l'orsa è solo la punta di un iceberg alla cui base ci sono persone e istituzioni che hanno permesso tutto questo».
Il riferimento è agli enti che avrebbero dovuto vigilare sugli orsi. In prima fila proprio la Provincia autonoma, che dal 2004 ha iniziato a coordinare il progetto Life Ursus, e che avrebbe dovuto fornire ai cittadini luoghi sicuri in cui vivere, informazioni e strumenti per prevenire gli incontri con i selvatici e per difendersi. Questi erano diritti che però Andrea non aveva, e come lui neanche gli altri abitanti delle valli frequentate da persone e selvatici.
Nel 2020 JJ4 aveva aggredito due uomini allo scopo di difendere i cuccioli di quell'anno, come certifica il Rapporto Grandi carnivori stilato proprio dalla Provincia, per questo l'Ispra aveva suggerito di sterilizzare l'animale, dato che l'aggressività nei confronti dell'uomo sembrava essere legata proprio alla presenza dei piccoli. La Provincia di Trento nel 2021 aveva anche ottenuto il via libera per procedere all'operazione.
Quando è stata catturata ad aprile 2023, però, l'orsa si trovava con la sua nuova cucciolata, e probabilmente si trovava insieme a loro anche quando ha incontrato Andrea Papi.
I genitori del giovane non hanno mai chiesto la testa dell'orsa, ma un'assunzione di responsabilità da parte di chi non aveva fatto nulla per evitare una morte annunciata. Fugatti, nel comunicato diffuso alla stampa oggi, ha invece scaricato la responsabilità della tragedia esclusivamente sugli animali: «Dopo tutto quello che è accaduto, il dolore ed il lutto, le preoccupazioni della nostra comunità, mi chiedo se c’è ancora rispetto della vita umana, ma anche nel confronti delle comunità montane trentine, costrette a convivere quotidianamente con la presenza di esemplari pericolosi che mettono a rischio la sicurezza pubblica».
«Lo spirito dell’odierna ordinanza del Consiglio di Stato – continua il presidente della Provincia – è lo stesso di quella che impedì la cattura di JJ4, resasi poi autrice lo scorso aprile di un’aggressione mortale. Nelle prossime ore analizzeremo in dettaglio ogni risvolto giuridico di quest’ultimo atto, ma al di là di quanto deciso oggi dal Consiglio di Stato posso assicurare che assieme a tutta la Giunta continueremo a lavorare per assicurare la massima sicurezza alla comunità trentina, consapevoli e convinti che l’unica via per garantirla appieno sia quella di provvedimenti veloci e puntuali che rendano possibile anche l’abbattimento degli esemplari pericolosi».