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14 Ottobre 2024
17:39

Il Consiglio di Stato salva i cervi d’Abruzzo: fucili fermi fino al 7 novembre

Il Consiglio di Stato ha sospeso momentaneamente la delibera con cui la Regione Abruzzo aveva autorizzato l’abbattimento di 469 cervi considerati in numero «eccessivo» a seguito di un'analisti della stessa amministrazione regionale. Raggiunto da Kodami il deputato Nazario Pagano boccia i dati presentati dalla giunta abruzzese, giudicati «insufficienti e inadeguati».

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Il Consiglio di Stato ha sospeso fino al 7 novembre la delibera con cui la Regione Abruzzo aveva autorizzato l’abbattimento di 469 cervi. Il giudice quindi ha accolto l’istanza presentata da WWF, Lav e Lndc con intervento ad adiuvandum di Leal, Leidaa e Oipa. I cervi però non sono ancora salvi, il provvedimento infatti è solo sospeso fino alla prossima camera di consiglio.

Con delibera dell'8 agosto scorso, la giunta regionale abruzzese ha approvato l'abbattimento di quasi 500 cervi considerati in «sovrannumero» rispetto alle capacità del territorio, con conseguenti danni alle colture agricole e alla sicurezza stradale, come si legge nel documento:

I dati sul monitoraggio delle popolazioni dei cervidi in Abruzzo dai quali emerge tra l’altro la presenza di un numero di capi più del doppio rispetto a quello del 2018, in termini assoluti, il superamento del valore soglia indicato dal PFVR per il Cervo nei comprensori 1 e 2, tale da consentire di l’avvio della gestione (caccia) nei comprensori medesimi.

Il deputato: «Studio della regione inadeguato»

Le conclusioni sulla eccessiva presenza dei cervi sono tratte da un apposito studio di fattibilità commissionato dalla Regione stessa. Tuttavia i risultati sono stati molto criticati sia dagli attivisti animalisti che da esponenti politici. In prima fila c'è il deputato di Forza Italia Nazario Pagano che sin da questa estate aveva chiesto di visionare lo studio, sul quale a Kodami esprime un giudizio molto severo: «Ritengo lo studio di fattibilità insufficiente e inadeguato. A ciò si aggiunge che il monitoraggio e il censimento dei cervi è troppo approssimativo, e di scarso valore scientifico».

Commentando la decisione del Consiglio di Stato si è detto «lieto della sospensione decisa dal Consiglio di Stato», pur ammettendo che la partita è tutt'altro che terminata: «Per annullare la delibera, i giudici dovrebbero dichiararla inammissibile per difetto di legittimità», una circostanza molto specifica, e più rara rispetto al semplice difetto di natura amministrativa di cui si occupano i Tar.

Il forzista Pagano ha quindi tentato la via della politica con il presidente dell'Abruzzo Marco Marsilio, in quota Fratelli d'Italia. Il tentavo di mediazione tra i due colleghi di maggioranza si è rivelato però di scarso successo: «Non ha intenzione di retrocedere», ammette il deputato.

«Una cosa è certa: anche abbattendo i cervi i danni alle colture non diminuiranno, dove non ci sarà più questa specie subentreranno altri ungulati. La soluzione più utile sarebbe quella di usare appositi strumenti di dissuasione, e soprattutto non cruenti».

Gli attivisti non si fermano

Nel frattempo però le associazioni di tutela animale esultano davanti allo stop, anche se momentaneo. Per LAV, LNDC e WWF la sospensione è un primo passo per limitare la presa della lobby venatoria: «È impensabile continuare a giustificare la caccia come soluzione che possa favorire la convivenza fra i cittadini e gli animali selvatici. Il nostro obiettivo deve essere quello di cercare alternative più rispettose per l'ambiente e per gli animali stessi," affermano le Associazioni. “La caccia ai cervi rappresenta una soluzione di comodo che ignora le possibili alternative non violente, a favore della lobby venatoria».

A uccidere i cervi sono infatti i cacciatori, che seguendo un preciso tarrifario possono arrivare anche da fuori Regione per abbattere adulti, femmine e cuccioli. L’eliminazione di esemplari adulti e piccoli potrebbe avere ripercussioni sulle dinamiche di crescita e riproduzione della specie, con potenziali conseguenze a lungo termine sulla biodiversità locale. «Ribadiamo l’importanza di considerare gli animali selvatici non come risorse da sfruttare, ma come parte integrante del nostro patrimonio naturale, che va tutelato e rispettato. Non possiamo permettere che l'interesse di pochi prevalga sulla salvaguardia della natura e degli animali che la abitano. L'unica via è quella del rispetto e della convivenza pacifica», hanno concluso.

Inoltre, la gestione da parte degli Ambiti territoriali di caccia (ATC) si è dimostrata inadeguata nella gestione delle autorizzazioni. Un primo fermo alle carabine era stato messo nelle scorse ore proprio dalla Regione a causa della non corretta procedura di autorizzazione di cui sono responsabili proprio gli ATC.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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