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4 Maggio 2023
11:12

Il Club Alpino Italiano racconta la fauna selvatica nell’edizione di “Grandi Carnivori e non solo”

Il Cai ha organizzato un evento di due giorni per parlare della convivenza con i grandi carnivori. Il convegno si è svolto in Friuli Venezia Giulia, in una zona del nostro paese famosa per il transito di numerose specie provenienti da Est.

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©D.Vaghini

Il Club Alpino Italiano (CAI) ha più di 150 anni ed è la più antica associazione di alpinisti e appassionati di montagna in Italia. A livello nazionale conta oltre 300 mila iscritti e nel 2015 l'organizzazione ha fondato un Gruppo di Lavoro interno dedicato ai Grandi Carnivori che, tra i suoi compiti, ha quello di aiutare gli enti nelle attività di monitoraggio delle specie e programmare serate informative sui temi ecologici e sociali che le riguardano.

Ogni anno, inoltre, organizza un convegno dedicato alla divulgazione scientifica che, tra il 29 e il 30 aprile scorso, si è tenuto a Pontebba, in Friuli Venezia Giulia. L'edizione del 2023 è stata nominata "Grandi carnivori e non solo". Oltre alla lince, al gatto selvatico, alle popolazioni di lupi, orsi, lontre e sciacalli dorati, si è parlato infatti anche di un erbivoro che, da qualche anno, abita il Friuli Venezia Giulia e genera molta simpatia negli abitanti: il castoro.

«L'obiettivo è quello di offrire uno sguardo a 360 gradi sulle dinamiche legate alla coesistenza con queste specie e riuscire a scardinare anche le posizioni più ferme per aprire un dialogo complessivo e sistemico e creare consapevolezza negli appassionati di montagna iscritti al CAI», spiega a Kodami Davide Berton, coordinatore del gruppo grandi carnivori dell'associazione.

Al convegno ha partecipato anche Claudio Groff, responsabile del servizio faunistico della Provincia Autonoma di Trento, investita negli ultimi mesi dalla tragedia della morte di Andrea Papi, aggredito da JJ4 nei boschi di Caldes, in Val di Sole. Groff ha colto l'occasione per parlare della situazione attuale delle popolazioni di lupo e orso in Italia, sottolineando il fatto che l'intervento mirato sui soggetti considerati problematici può ridurre nettamente i danni alle attività antropiche.

«In seguito a quanto accaduto in Trentino abbiamo capito quanto siano ancora profonde le divisioni ideologiche legate a questi temi. La conseguenza è che, ad oggi, non si parla della tragica morte di Papi, mentre continua lo scontro sul terreno dell'orso senza che vengano fatti passi avanti verso un reale futuro di convivenza con la specie», afferma Davide Berton, coordinatore nazionale del Gruppo Grandi Carnivori del Cai.

Nel secondo giorno dell'evento si è svolta un'escursione lungo il sentiero Lynx trail, ideato dagli esperti del progetto LIFE Lynx per diffondere informazioni approfondite sulla biologia, il comportamento e la storia della lince sul territorio.

«Toccare con mano gli aspetti scientifici dei progetti di reintroduzione è determinante per comprenderne la complessità – afferma Berton – Gestire la fauna selvatica in un ambiente naturale antropizzato come quello alpino è una sfida ardua, possibile solo affidandosi ad esperti e mettendo in campo, se servono, azioni capaci di andare oltre i calcoli politici, le polemiche o i deliri mediatici. Serve programmazione linearità e azioni che seguano passo passo le evoluzioni e gli sviluppi della società. Questo è il messaggio che cerchiamo di trasmettere nei nostri incontri».

Il Tarvisio è un crocevia per la fauna del nostro paese

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©E.Furlani

La zona del Tarvisiano nei pressi di Pontebba, è un luogo dell’estremo Nord Est delle Alpi italiane che funge da importante crocevia per le specie che provengono da Est e che, proprio attraverso questo corridoio naturale, riescono a superare il confine e diffondersi nel nostro paese.

È stato così per il lupo Slavc, che è partito dalla Slovenia nel 2013, dove era stato radiocollarato. Nel suo processo di dispersione, lungo oltre 1000 chilometri, ha raggiunto il Veneto, dove ha incontrato Giulietta, dando il via al primo branco di lupi della Alpi Centrali. Sempre da qui ha avuto inizio anche l'espansione anche gli sciacalli dorati, osservati per la prima volta in Italia nel 1984 e oggi, presenti in tutto il Nord e in parte del Centro Italia.

Inoltre c’è il castoro che, pur non essendo un carnivoro è stato inserito tra le specie trattate per via del fatto che da queste parti vive l’unico castoro friulano, soprannominato "Ponta" in onore di Renato Pontarini, l’esperto che da tempo si occupa di monitorare i suoi comportamenti.

In questo fazzoletto di terra a cavallo tra l’Austria, l’Italia e la Slovenia, inoltre, si sta svolgendo il progetto ULyCA2, che prevede il rilascio di cinque linci in Friuli Venezia Giulia. Paolo Molinari, coordinatore delle attività di rilascio, è intervenuto durante l'incontro del CAI e a Kodami commenta: «Il fatto che gli appassionati di montagna possano avere accesso ai dati scientifici raccolti dai tecnici è un elemento positivo perché con le competenze acquisite anche loro potranno favorire la ricerca – afferma Molinari – Gli escursionisti preparati, infatti, di tanto in tanto offrono ai tecnici segnalazioni importanti di presenza delle specie, dando il proprio piccolo contributo concreto alla scienza».

Foto copertina ©D.Vaghini

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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