Oltre che per la semplice alimentazione, il cibo può rientrare nel rapporto coi cani in diverse forme. È ben risaputo che attraverso dei premi è possibile insegnare molti comportamenti e, tuttavia, il rapporto con questa risorsa non può essere ridotto solo a questo. L’offerta di cibo al di fuori dell’ambito strettamente alimentare infatti può avere importanti significati e un uso consapevole è assolutamente importante. “Perché” o “per chi” lo stiamo facendo sono questioni fondamentali da porsi nell’offrire qualcosa al nostro amico.
Ciò che va costatato è che il rapporto con l’offerta di cibo ha radici profonde anche nella nostra specie e, in certi casi, si manifesta come un vero e proprio bisogno. Un atto che, in molte occasioni, sembra più compiuto per star bene con sé stessi che non per il cane o che, in altri termini, proietta sul cane quello che invece è un bisogno umano. Il discorso è complesso e ha diverse sfaccettature non facili da riassumere in poche righe. Proviamo dunque a chiarire il punto ma, per far ciò, è necessario partire da delle definizioni.
Che cosa facciamo quando offriamo del cibo al cane?
Quando infatti parliamo di offrire cibo a un cane e dei motivi per cui lo facciamo dovremmo essere consapevoli di alcune cose molto importanti. In particolare che vi sono delle ragioni di metodo e altre di evoluzione. Quando parliamo di ragioni di metodo intendiamo l’utilizzo del cibo come premio o, più tecnicamente, come rinforzo e stiamo facendo riferimento ad una modalità di lavoro estremamente recente ed anche estremamente specialistica. Certo l’idea di premio ha origini molto antiche, lo dimostrano modi di dire quali ad esempio usare il bastone e la carota ad indicare premi e punizioni. Tuttavia lo studio scientifico del rinforzo ha una storia assai recente. Esso risale, con la definizione di condizionamento, a circa un secolo fa, ai primi studi di Pavlov, a quelli successivi di Skinner e alla scuola behavorista. Questo uso del cibo, così tecnico e moderno, da una parte ha mostrato quali incredibili comportamenti è possibile, col giusto metodo, insegnare ai cani, dall’altra ha però messo in ombra altri aspetto a mio avviso assolutamente centrali. In particolare quello dell’importanza che può avere, nel creare una relazione, il dono e la condivisione di qualcosa. Definisco evolutiva questa ragione perché ritengo che possa essere direttamente collegata finanche col processo stesso di domesticazione.
Un comportamento umano che viene da lontano
L’offrire cibo è un comportamento estremamente radicato nella nostra specie e certamente è tra i primi che scegliamo di mettere in atto nei confronti di specie diverse. Esso può essere osservato anche in bimbi molto piccoli e lo si può vedere comunemente anche negli adulti e in molteplici situazioni. Osservare animali che si avvicinano, attratti da ciò che gli stiamo offrendo, è un’attività estremamente appagante per noi umani, che costantemente mettiamo in atto fin dai tempi più remoti. Il loro piacere è anche un nostro piacere. Anche tra umani questo è un comportamento abituale. Spesso, ad esempio, invitiamo le persone a cui teniamo a mangiare assieme; in diverse occasioni scegliamo di donare qualcosa di buono nel presentarci a qualcuno; e uno dei primi rituali che mettiamo in atto nell’accoglienza di un ospite è proprio quello di offrire del cibo o qualche suo surrogato.
Una buona relazione non dipende da una dipendenza
Ciò può in parte spiegare alcune importanti questioni. Semplicemente si possono avere, e spesso si hanno, scopi diversi nell’uso di questa importante risorsa: essa può essere strumento per insegnare un particolare comportamento, oppure dono che, attraverso la condivisione, stimola emozioni. Ma in ogni caso il mezzo non può diventare un fine e un buon lavoro non deve portare a essere dipendenti da questa risorsa né a renderne dipendenti i cani. È dunque sempre importante chiedersi perché decidiamo di offrire qualcosa di buono al nostro amico. E, soprattutto, interrogarci in maniera profonda se lo stiamo facendo realmente per lui o solo perché ciò fa star bene noi. Pensateci bene… e la risposta non sarà poi così scontata.