Il cervo volante è uno degli insetti più riconoscibili che è possibile incontrare in un bosco. Esso vive per la maggior parte del tempo all'interno delle cavità degli alberi o nei tronchi marciti che sono caduti al suolo ed è presente in tutta Europa, fino a raggiungere il vicino e il medio Oriente. È un coleottero rinforzato il cui maschio presenta delle poderose armi, costituite dalle mandibole molto sviluppate, e fa parte della famiglia dei lucanidi, parenti dei più noti scarabei.
Il suo nome scientifico è Lucanus cervus e anche se le sue mandibole possono risultare minacciose, alla prima vista, sono molto meno pericolose per gli esseri umani di quanto si creda, visto che si sono evoluti quasi esclusivamente come arma per gli incontri fra i maschi, che avvengono durante la stagione degli amori. Le loro "corna" dunque non lacerano spesso la pelle, come sostengono alcuni, né il suo "morso" risulta velenoso, visto che non presentano nessuna ghiandola capace di produrre questa importante sostanza. Inoltre, essendo anche un insetto praticamente erbivoro, nutrendosi infatti solo di linfa e di materiale vegetale in decomposizione, non è abituato a difendersi preventivamente con le sue armi. Predilige di fronte agli esseri umani la fuga e solo in rarissimi casi sfrutta le sue mandibole, per arpionare "il nemico".
Il danno che al massimo può provocare è un piccolo livido, vista la potenza che nasconde nel chiudere la sua bocca, ma proteggendosi con i vestiti è davvero difficile pensare che un suo eventuale attacco possa impensierire qualcuno.
Perché il cervo volante ci spaventa?
Questo insetto risulta a molti europei minaccioso perché le sue dimensioni lo distinguono da buona parte della microfauna che generalmente è possibile osservare nel vecchio continente. Avendo infatti una lunghezza che varia dai 25 agli 80 millimetri e disponendo di due spesse armi, situate davanti la bocca, il cervo volante è tra i pochi insetti europei infatti a risultare veramente massiccio e a poter impensierire inconsciamente una persona poco abituata ad osservare le specie selvatiche in natura.
Nel mondo però esistono moltissime altre forme di coleotteri molto più grandi del cervo volante europeo e non è un caso se la sua specie non risulta fra gli animali considerati più pericolosi del mondo. In Australia per esempio le persone sono abituate a convivere con generi d'insetti (e di ragni) molto più grossi e minacciosi, tanto da avere una percezione del pericolo del tutto differente rispetto alle popolazioni europee. Messo di fianco ad alcune di queste specie, il cervo volante risulterebbe tra l'altro persino tra gli insetti di minore dimensione. Esiste però una ragione biologica che spinge gli europei a temere un insetto quasi del tutto inoffensivo come il Lucanus cervus? Secondo alcune teorie, sì. E basta studiare una mappa del continente per comprenderne le ragioni.
L'Europa è infatti uno dei continenti più urbanizzati e cementificati del mondo. Sono pochissime le aree naturali, rispetto alla densità degli abitanti, e gran parte della popolazione vive lontano dalle campagne o da un bosco. E in generale, saranno anche in molti a non essersi mai spinti davvero lontano dalle loro case. Per un'umanità così poco abituata alla complessità delle forme animali e alla vita selvaggia, è immaginabile aspettarsi che sia molto più difficile riconoscere i pericoli che è possibile trovare in natura. Ma risultando anche meno esposti alla presenza di vita selvatica, come afferma un vecchio studio pubblicato sul Bollettino della società americana di entomologia, è probabile che i soggetti abituati esclusivamente a vivere in città abbiano perso anche la capacità di attribuire i giusti livelli di pericolo di fronte ad una specie sconosciuta.
Ciò ovviamente ha indotto le persone più suscettibili a reagire eccessivamente a qualsiasi animale – potenzialmente pericoloso – dotato di caratteristiche che lo rendono "diverso" rispetto alle altre meglio conosciute.
Perché il cervo volante è importante per l'ecosistema?
Molti insetti appartenenti al genere Lucanus sono importanti per l'ecosistema e in questo il cervo volante non fa eccezione. Esso infatti fa parte di quel gruppo di organismi detritivori xilofagi che si alimentano dei resti abbandonati delle piante, che qualora non venissero riciclati ed eliminati dal sottobosco, innanzitutto asfissierebbero il complesso ecosistema lì presente, per poi risultare un potenziale innesco nei confronti degli incendi.
I cervi volanti inoltre rendono disponibile a tante altre creature, dai funghi ai batteri, ma anche a diversi anellidi, diverse tipologie di nutrienti che altrimenti, senza il loro lavoro sul legno marcio, non potrebbero essere resi disponibili in natura.
La loro presenza all'interno delle foreste europee è così rilevante che risultano essere fra gli insetti più protetti dalle direttive internazionali sulla protezione delle specie, con la IUCN – Unione internazionale per la conservazione della natura – che lo ha inserito all'interno della lista delle specie da proteggere, per quanto il suo stato di salute abbia cominciato a destare preoccupazione solo recentemente, con il declino osservato a partire dalla seconda metà del ventesimo secolo.
In particolare è prossima alla minaccia a causa della riduzione o la distruzione del suo habitat naturale, oltre che per la sua cattiva fama che si è sparsa in Europa e che ha spinto molto persone a considerarlo una specie dannosa ai boschi, quando in verità risultano essere dei veri e propri operatori forestali. La specie infatti è stata inserita anche nell'Allegato II della Direttiva Habitat europea del 1992, proprio in quanto specie che migliora le condizioni ecologiche del suo stesso ambiente. Qual è però il loro ciclo vitale?
Un esemplare può vivere anche fino ai 10 anni e di solito è possibile trovare le loro uova all'interno dei ceppi di alberi vecchi o morenti. Alla schiusa, sorgono dal legno delle larve chiare e quasi trasparenti, giù munite di grosse e potenti mandibole che utilizzano da subito – maschi e femmine – per incidere il legno e accrescere di dimensioni, nutrendosi della linfa ancora presente. Raggiunta una certa età, invece, velocizzano il loro sviluppo e scavano una celletta, che occuperanno fino ai 6 anni, giunti al momento della metamorfosi.
Compiuta questa fase, le larve diventeranno pupe. E da qui adulti, per compiere in pochi mesi l'atto riproduttivo e sfidare ripetutamente eventuali competitor, se maschi, per ottenere il maggior numero di chance d'incontrare delle femmine.