Ancora una volta i cervi di Villetta Barrea, in provincia dell’Aquila tornano ad essere protagonisti di una storia che ha dell’incredibile. Questa volta ad avere bisogno dell'intervento dei veterinari è stato un maschio di circa 10 anni. Il cervo, passeggiando per le vie del centro, ha tranciato i cavi delle luminarie dell’albero di Natale del paese, obbligando i veterinari del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ad intervenire per rimuovere le luci e i cavi rimasti incastrati sul palco dell’animale. Sempre a Villetta Barrea, poco tempo fa c'era stato il salvataggio di un giovane maschio a ridosso della diga e l'incontro con un gatto per le vie del paese.
Il cervo, andando in giro così conciato si è guadagnato il soprannome di “renna di Babbo Natale” da parte dei cittadini, divertiti dall’insolita scena. «Da giorni cercavamo la situazione ideale per sedarlo e togliere le costrizioni senza rischiare di procurargli dei danni, finché ad un tratto lo abbiamo individuato in un luogo adatto per l’operazione e, grazie alle informazioni ottenute dai cittadini e l’intervento del veterinario, è stato liberato dalle lucette e dai cavi . Possiamo dire che si è concluso tutto nel migliore dei modi» spiega Daniela D’Amico, dell’Ufficio Promozione e Rapporti Internazionali del Parco. «Non era la prima volta che il cervo si interessava all’albero di Natale. Durante le festività infatti il cervo di Villetta Barrea aveva già individuato l’albero addobbato come luogo perfetto per fregare il suo palco, comportamento tipico dei cervi. In quel caso però era rimasto completamente incastrato e il veterinario era intervenuto immediatamente per rimetterlo in libertà».
Oreste, l'anziano cervo sfrontato di Villetta Barrea
I cervi sono soliti attraversare le vie di alcuni borghi del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. E per questo motivo «all'entrata del centro abitato di Villetta Barrea – precisa Daniela D’Amico – si intravede un cartello che recita “Benvenuti nel paese dei cervi”». Non è la prima volta infatti che un cervo diventa ospite abituale del paese di Villetta Barrea. Proprio nei pressi dello stesso abitato infatti, anni fa viveva Oreste. «Era un cervo anziano, anche lui un po’ sfrontato – continua D’Amico – che nonostante l’età continuava a saltare qui e là intorno alla Villa Comunale. Un’attività pericolosa per sé stesso e per le auto provenienti dalla strada piuttosto stretta che attraversa il paese e per questo motivo ci siamo sentiti obbligati ad allontanarlo, nonostante l’opinione degli abitanti che chiedevano a gran voce il suo ritorno e stendevano striscioni di protesta alle finestre scrivendo “ridateci Oreste”. E Oreste, dopo qualche tempo infatti ritornò per poi morire per cause naturali». Questo inverno il paesino è stato spesso teatro di avvenimenti riguardanti questo maestoso animale selvatico. «Non sappiamo con certezza per quale motivo alcuni cervi scelgano di vivere in paese – spiega la responsabile della comunicazione del Parco – probabilmente a spingerli verso le case è la disponibilità alimentare data dagli alberi da frutto e dagli orti».
Uomini e cervi, «è necessaria una metamorfosi culturale»
«La convivenza con gli animali selvatici del Parco non rappresenterebbe alcun problema, se non fosse per la polarizzazione delle opinioni – spiega Daniela D’Amico – A complicare gli equilibri infatti, sono proprio le posizioni estreme. Da una parte c’è chi sostiene di amare il cervo a tal punto da non riuscire ad evitare di alimentarli, causando problemi all'intera specie. Dall’altra c'è chi li allontana lanciando loro pietre. In questo contesto così diviso è evidente che stiamo perdendo di vista il focus sulla semplice convivenza che è fatta di pura accettazione e sensibilità e non di inseguimenti per il clic migliore». Ciò a cui fa riferimento la responsabile della comunicazione del parco è l’attitudine delle persone meno abituate all’incontro con la fauna selvatica a non rispettare gli animali e proporre comportamenti invasivi. «In estate si fermano anche 30 o 40 macchine alla volta per scattare foto al cervo da molto vicino, senza capire che non si trovano all’interno di uno zoo, ma di un’area protetta che sta sperimentando soluzioni specifiche per una pacifica convivenza. Per uscire da questa situazione scomoda e poco fruttuosa per la conservazione delle specie protette è necessaria una metamorfosi culturale. Dobbiamo capire che il nostro ruolo su questo Pianeta è di convivenza e non di predominanza».