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17 Dicembre 2023
12:00

Il cervo nobile (Cervus elaphus)

Il cervo nobile (Cervus elaphus) è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Cervidi. Viene chiamato anche cervo reale, cervo rosso o cervo europeo e, infatti, il suo areale di distribuzione si trova prevalentemente in Europa.

Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il cervo nobile (Cervus elaphus) è un mammifero artiodattilo della famiglia Cervidae. Viene chiamato anche cervo reale, cervo rosso o cervo europeo e, infatti, il suo areale di distribuzione si trova prevalentemente in Europa.

Può superare i 200 chili di peso e durante il periodo degli accoppiamenti emette un verso, chiamato bramito, che può essere udito anche da molto distante.

Come è fatto il cervo reale

Il cervo reale adulto può misurare (al garrese) circa 120/150 cm e può avere un peso compreso tra i 170 e i 220 Kg. Si tratta di una dimensione sorprendente che, in alcune zone dell'areale, lo rende il mammifero più grande esistente. Le femmine, però, sono più piccole dei maschi e raggiungono mediamente 100/120 centimetri (al garrese) per 90/130 chili di peso.

Le orecchie sono in entrambi i sessi lunghe e larghe, oltre ad essere piuttosto mobili. Gli occhi sono rotondi e hanno la pupilla ovale. Gli arti sono relativamente lunghi e sottili, considerata la pesantezza corpo, ma sono comunque forti e muscolosi. Proprio per questo motivo, al galoppo, il cervo può raggiungere una velocità sorprendente rispetto alla sua taglia.

Il dimorfismo sessuale è determinato (in alcune stagioni) dalla presenza nel maschio di grandi corna ossee, che vengono perse e sostituite con cadenza annuale. Anche nel periodo in cui il palco viene perso, però, la differenza tra i sessi rimane evidente, in quanto i maschi presentano una corporatura e un torace più possente, oltre ad avere un collo molto robusto.

La crescita delle corna è controllata dal sistema ormonale e la dimensione è determinata dall'alimentazione, dal clima e dalla genetica del soggetto. Gli individui più giovani presentano palchi privi di ramificazioni che, in gergo tecnico, vengono detti anche "pugnali".

A partire dal secondo anno di vita le corna si ramificano sempre più e verso i 7/10 anni i palchi raggiungono la massima estensione, che può arrivare a 16/18 punte e un peso di 7/8 chili.

La muta del mantello avviene due volte all'anno e in quest'occasione il cervo cambia il pelo corto dell'estate con quello più spesso e denso dell'autunno/inverno. Anche il colore varia visibilmente durante l'anno, passando dal rosso estivo al grigio-marrone invernale. In entrambi i casi, però, la parte superiore delle zampe è tendente al giallastro.

Sia i maschi che le femmine sono dotati di una ghiandola, posta sopra agli occhi, chiamata fossa lacrimale, la quale secerne un liquido che viene utilizzato per marcare il territorio.

La specie è dotata di udito, vista e olfatto finissimi, ma non è tutto: secondo quanto riportato nella descrizione della specie di "Parchi, foreste e Natura 2000" della Regione Emilia Romagna, nonostante la mole, questi grandi mammiferi sono capaci di movimenti aggraziati, che gli permettono di saltare in maniera sorprendentemente agile.

Habitat e distribuzione

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Il cervo nobile è diffuso in tutto il continente europeo e, in parte, nell'Asia Occidentale. L'habitat più adatto è costituito da boschi maturi senza un eccessivo sottobosco e con la presenza di abbondanti latifoglie. Questa specie, però, si può adattare con facilità sia agli ambienti di pianura che di montagna.

In Italia, in particolare, il cervo nobile è presente sull'arco alpino da Est a Ovest senza soluzione di continuità, mentre sugli Appennini, secondo quanto descritto dalla IUCN occupa 4 aree distinte: la prima riguarda gran parte del territorio montano delle province di Pistoia, Prato, Firenze e Bologna, la seconda si trova sull'Appennino tosco-romagnolo, la terza è nel Parco Nazionale d'Abruzzo (e territori limitrofi) e la quarta è il massiccio della Maiella.

Nell'Appennino meridionale, infine, sono presenti nuclei disgiunti di piccole dimensioni, ma va sottolineato che tutte le popolazioni di questa zona provengono da reintroduzioni effettuate dall'uomo negli ultimi decenni.

La specie risulta presente anche in Sardegna nell'area del Sulcis, Sarrabus e Arbus e in altre due zone nei pressi di Montimannu (a Sud) e Pattada (a Nord). Anche in questo caso si tratta di nuclei reintrodotti negli anni Novanta.

Alcuni gruppi sono infine presenti all'interno di zone protette e recintate, come nel caso del Bosco della Mesola, sul Delta del Po. Questa popolazione, in particolare, è considerata un'entità faunistica molto rilevante, anche perché, come sottolineato dal WWF, è l'unica dell'Italia peninsulare (e una delle poche in Europa) a non essere mai stata oggetto di ripopolamenti con esemplari di popolazioni diverse. 

Il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università di Siena ha approfondito in uno studio il tema delle prospettive conservazionistiche di questa popolazione, rilevando diverse minacce, tra le quali vi sono le ridotte dimensioni dell'areale, una scarsa variabilità genetica e la competizione interspecifica con i daini alloctoni Dama dama.

In totale le sottospecie di cervo presenti in Italia sono tre: Cervus elaphus elaphus (diffusa in Gran Bretagna e nell’Europa continentale) e Cervus elaphus corsicanus (diffusa in Sardegna e reintrodotta in Corsica nel 1985). Nel 2014, inoltre, è stato pubblicato uno studio, condotto dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, in collaborazione con l'Università di Siena e con il Natural History Museum di Vienna, il quale riconosce una terza sottospecie, ovvero il cervo della Mesola, chiamata C. e. italicus.

Alimentazione

La dieta del cervo è composta per la maggior parte da graminacee e piante erbacee. In quantità minore, però, la specie si nutre anche di corteccia, aghi e foglie. Un individuo adulto necessita di circa 8/20 chili di nutrimento al giorno e, per quanto riguarda le popolazioni delle aree montane, possono contribuire al nutrimento anche lamponi, more, mirtilli e bacche.

I cervi nobili possono inoltre ingerire frutti e ghiande e variano la propria dieta in base alle stagioni. Nei mesi invernali, in particolare negli ambienti alpini, aumentano il consumo di licheni, di muschi e resina.

L'abitudine di nutrirsi anche di piante coltivate dall'uomo (in particolare i vigneti, il mais, le patate e le rape) genera spesso conflitti con gli agricoltori.

Comportamento

I cervi vivono in gruppi separati tra i sessi. Le femmine vivono con i piccoli fino a un anno di età, mentre i maschi formano gruppetti di piccole dimensioni. Una curiosità riguarda l'organizzazione gerarchica di questi gruppi: mentre le femmine, in caso di fuga, si organizzano e proteggono la prole mettendo gli individui di grado gerarchico più alto a difesa degli altri (davanti e dietro), i maschi si muovono in maniera disordinata e individuale. Durante il periodo degli accoppiamenti, i maschi perdono inoltre completamente il comportamento gregario e cominciano a marcare il proprio territorio con l'intento di avere a disposizione quante più femmine possibile.

Torneranno a vivere con i propri simili verso la fine del mese di ottobre, ma questo dettaglio presenta varietà in base alla zona dell'areale.

La durata della vita del cervo nobile è di circa 20 anni.

Riproduzione

cervi

La stagione riproduttiva è tra la metà di settembre e la metà di ottobre, ma già a partire dal mese di agosto la criniera dei maschi si sviluppa e diventa più evidente. Nelle aree in cui la presenza della specie è importante e vi è un'alta densità può iniziare anche prima. Generalmente l'attività di questa specie è prevalentemente crepuscolare e notturna, ma laddove il disturbo antropico è basso, l'accoppiamento può avvenire anche di giorno. I comportamenti della specie in questo periodo vengono descritti con precisione in uno studio pubblicato dall'Istituto federale svizzero di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL)

Durante questa fase i maschi (generalmente a partire dai 5 anni di età) manifestano comportamenti più aggressivi nei confronti dei propri simili e si avvicinano ai siti di accoppiamento girovagando in maniera intensiva. Tra gli individui riproduttivi nasce un'evidente gerarchia basata sia sulla potenza dei bramiti emessi (un verso che somiglia un ruggito o a un muggito e può avere intensità e frequenze variabili), che su numerosi rituali di intimidazione.

In questo momento i maschi esibiscono i propri palchi e fingono attacchi che, talvolta, terminano in veri e propri combattimenti più o meno violenti, che possono portare anche ad incastrarsi tra loro con i palchi. Sempre in questa stagione i maschi adulti spesso interrompono l'alimentazione e finiscono per perdere fino al 20% del proprio peso corporeo.

Rapporto con l'uomo e conservazione

La presenza del cervo all'interno degli ambienti rurali legati alle coltivazioni rischia di generare conflitti con l'uomo e portare ad abbattimenti illegali. Un tempo la specie era diffusa in tutta la penisola, infatti, poi il numero è andato via via diminuendo sia a causa della trasformazione degli habitat che della caccia e del bracconaggio. Ciò nonostante, la specie C.e.elaphus non è a rischio di estinzione.

Diversa è invece la situazione di C.e. corsicanus, presente in Corsica e Sardegna, il quale è fortemente minacciato anche a causa degli abbattimenti illegali, come riportato nella scheda descrittiva della specie pubblicata da IUCN.

Secondo il testo del progetto di salvaguardia europeo della sottospecie, chiamato "One deer two islands", ad oggi sarebbero presenti circa 7000 individui in Sardegna e più o meno 1000 in Corsica. L'obiettivo di questo progetto è quello di favorirne la diffusione negli habitat insulari in cui non è presente e, contemporaneamente, attenuare i conflitti con l'uomo determinati dalla presenza della specie sui territori agricoli.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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