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25 Ottobre 2023
10:14

Il cervo Bambotto ucciso da un cacciatore di 23 anni, Lndc presenta denuncia: «Controllare il rispetto della legge venatoria»

L'associazione chiede alla Procura di verificare che le norme in tema attività venatoria siano state effettivamente rispettate, mentre l'indignazione non si placa. Federcaccia: «Uccisione rientra nel campo della sensibilità personale».

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La Lega Nazionale per la Difesa del Cane presenta denuncia per l’uccisione di Bambotto, il cervo di 7 anni diventato la mascotte di Pecol, frazione di San Tommaso Agordino, nel Bellunese. L’animale, molto conosciuto nel paese ed estremamente confidente, è stato abbattuto da un cacciatore di 23 anni, e l'accaduto ha sollevato un’ondata di proteste e indignazione da parte dell’intera comunità, suscitando anche reazioni a livello politico.

Tra chi ha preso la parola per condannare il gesto ci sono infatti l’onorevole Michela Vittore Brambilla e il consigliere regionale del Pd veneto Andrea Zanoni: entrambi hanno puntato il dito contro la legge sulla caccia, sottolineando come Bambotto sia stato ucciso da una persona che bene conosceva il suo status e la sua fiducia verso gli esseri umani, e non abbia esitato a prendere la mira e sparare: «La legge attuale sulla caccia e il calendario venatorio della Regione del Veneto hanno consentito a questo ragazzino di uccidere un animale amico degli abitanti, dei turisti e di tutti i bambini», ha detto Zanoni.

La Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha quindi deciso di presentare denuncia in Procura per chiedere che venga fatta chiarezza sull’effettivo rispetto della legge, che «non tutela in modo corretto la fauna selvatica. Vengono concesse troppe deroghe che permettono ai cacciatori di fare il bello e il cattivo tempo – ha detto Piera Rosati, presidente di LNDC Animal Protection – Ricordiamo anche che, all’inizio dell’anno, il Governo nazionale ha approvato un emendamento che consente la caccia praticamente ovunque, anche nei centri abitati e nelle aree protette. Una cosa veramente grave contro la quale abbiamo protestato energicamente e contro cui continueremo a combattere, come contro l’attività venatoria in generale. La caccia non è uno sport, non è un hobby, non è un’attività meritoria. La caccia è solo e soltanto una forma di crudeltà messa in atto da persone che girano armate e rappresentano un pericolo per l’intera comunità, oltre che per gli animali. Allo stesso tempo, voglio comunque ricordare che rendere i selvatici confidenti, come in questo caso, è un grosso rischio per la loro incolumità anche se fatto in buona fede e quindi sarebbe opportuno evitarlo».

Bambotto, infatti, era un cervo ormai estremamente abituato all’ambiente antropizzato, che vagava per le vie del paese senza alcun timore dell’essere umano, si faceva accarezzare e riceveva cibo direttamente dalle mani dei residenti. E questo lo ha reso una preda estremamente facile, eliminando le naturali reticenze di un animale selvatico ad avvicinarsi all’uomo e impedendogli di capire che spesso rappresenta un pericolo, in via diretta o indiretta. Sulla questione è intervenuto anche Massimo Buconi, presidente di Federcaccia, che all’Adnkronos ha sottolineato che «l’uccisione del cervo Bambotto, nel bellunese, è avvenuta nel rispetto delle regole venatorie», ma anche che «la questione della sua morte rientra nel campo della sensibilità personale e della visione, etica che si ha del rapporto tra uomini e animali».

«Capisco che l'animale, per gli abitanti della frazione o per l'opinione pubblica esterna, fosse diventato nell'immaginario collettivo, ‘d'affezione' e non appartenente alla ‘fauna selvatica'. Tuttavia, questa umanizzazione eccessiva, che si cerca di fare di continuo con gli animali – spesso sostituendoli con gli affetti umani per necessità e vicissitudini – deve portare a una riflessione a monte. In questo rapporto così contemplativo, emotivo, affettivo, non si fa nemmeno più il bene dell'animale, e non lo dico come presidente di Federcaccia, ma come cittadino».

«Leggo di fior fiore di scienziati che invitano, anche chi ama gli animali, a ragionare dal punto di vista della gestione della specie e della biodiversità – ha concluso Buconi – Quel cervo, appunto, rientra nel piano di gestione dei suoi simili in quel territorio, che ha portato certo a dei prelievi, ma anche ad un aumento degli animali in quella zona specifica, perché negli anni si sono seguite le linee guida di gestione, atte a mantenere l'equilibrio e la protezione della specie stessa».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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