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8 Maggio 2023
16:22

Il cervo Bambi torna in Valmalenco: «Adesso vivrà in un’oasi faunistica nata grazie a lui»

Bambi, il cervo sequestrato all'uomo che aveva lo aveva trovato da cucciolo e cresciuto in cattività, è entrato nell'oasi faunistica nata proprio con l'obiettivo di riportarlo in Valmalenco.

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È una storia di grande solidarietà e che ha visto nascere addirittura un’oasi faunistica per riportare il cervo Bambi in Valmalenco, in provincia di Sondrio, da dove era stato sequestrato a Giovanni Del Zoppo, titolare di un'azienda agricola che aveva trovato l'animale da cucciolo e lo aveva cresciuto in cattività. Pur essendo un gesto lodevole e mosso dalle più nobili intenzioni, occorre infatti sottolineare che un animale selvatico non può essere in alcun modo sottratto al suo habitat e tenuto in casa da un privato. Si tratta di un gesto estremamente rischioso, oltre che vietato.

Proprio per questo occorreva trovare una sistemazione più adatta alle esigenze Bambi. «Io e Giovanni ci conoscevamo già quando ho saputo che stava cercando uno spazio per riportare il cervo vicino a lui», racconta a Kodami Stefano Nani presidente dell'Associazione Ecofaunistica Valmalenco-Casa di Bambi che gestisce la neonata oasi che ospiterà il cervide in condizioni più idonee e adatte a lui.

«Quando ci siamo parlati, mi sono venuti subito in mente alcuni terreni di famiglia che abbiamo nella zona di San Giuseppe e ho pensato che, essendo immersi in un bellissimo bosco di pini, larici e betulle, potessero essere un posto ideale per accudire animali selvatici come Bambi».

L'idea prende forma e la volontà di realizzare il recinto con i requisiti richiesti dalla Polizia provinciale per poter riavere il cervo fa partire tutto: «Abbiamo fatto una campagna crowdfunding che è andata molto bene. Si sono fatti avanti tanti sostenitori che ci hanno fornito i materiali, anche perché ci voleva una struttura abbastanza imponente. Una ditta di Livigno ci ha donato tutto il legame, mentre un’altra ditta di Chiesa ci ha donato tutte le reti. E poi ci sono stati tanti altri donatori grazie ai quali è stato possibile acquistare altri materiali e sbrigare tutte le pratiche burocratiche».

Una volta realizzata la struttura, d’accordo con gli Uffici provinciali e l’Ats di Sondrio, Bambi è potuto tornare verso i luoghi a lui più conosciuti: «Felici che il cervo potesse avere un luogo adatto dove vivere più vicino a Giuseppe, una domanda è nata spontanea: visto il lavoro impegnativo per realizzare quest’opera, ci siamo detti che forse era il caso di ampliare un po’ lo scopo del progetto. Sembrava un po’ un’esagerazione creare tutta questa cosa per un cervo soltanto, per quanto molto amato. Quindi abbiamo pensato che il mega recinto poteva ospitare più di un cervo e che il tutto poteva diventare un progetto più ampio, a scopo didattico, per sensibilizzare le persone a partire dai bambini e dai ragazzi delle scuole, sull’ambiente e sulla fauna selvatica e per far comprendere a grandi e piccini la natura di questi animali selvatici e il comportamento da tenere in loro presenza».

Che non è quello di raccogliere e tenere con sé i cuccioli che si pensano abbandonati, come ha fatto Giuseppe. Il suo gesto non è stato corretto, per quanto fatto sicuramente in buona fede. Innanzitutto, perché tutte le specie selvatiche appartengono allo Stato e non possono essere tenute in cattività da privati. E poi perché intervenire recuperando un selvatico senza alcun tipo di esperienza o competenza significa, quando va bene, lo condanna a una vita intera senza libertà, proprio com'è successo a Bambi.

«Il messaggio che deve passare è che gli animali selvatici non vanno toccati per la loro stessa incolumità. Cercheremo di spiegarlo in tutti i modi. In ogni caso, non partiremo subito, però. Bambi adesso ha bisogno di stare tranquillo. Al momento resterà da solo, perché non avendo mai vissuto con altri cervi come lui, i veterinari ci hanno consigliato di lasciargli almeno un paio di mesi se non di più per abituarsi al posto. Ha trascorso bene le sue prime notti in alta quota. Al suo fianco c’è Giovanni che non lo perde mai di vista. E c’è il monitoraggio dei veterinari Ats. Sono stati bravissimi, perché il trasporto non è facile, è un’operazione complessa e anche dalla Provincia, abbiamo avuto grande supporto e attenzione. Ringraziamo tutti».

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Simona Sirianni
Giornalista
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