Nonostante le indagini aperte per fare luce sugli episodi di maltrattamento ai danni del suo Bassotto, l'animale le è stato riaffidato. Per i servizi veterinari dell'Asl di Napoli l'animale non presentava segni tangibili di maltrattamento, poteva quindi tornare a casa, nonostante le pesanti accuse mosse dai vicini nei confronti della sua umana, una signora di ottant'anni napoletana.
Era noto, tra i vicini della donna, che il cane venisse lasciato fuori al balcone in ogni condizione climatica. In alcuni casi, l'animale è stato visto mentre cercava di ripararsi almeno la testa mettendola il più vicino possibile accanto al muro dell'abitazione.
In altre occasioni, la donna sarebbe stata vista mentre incitava il cane a camminare con calci e strattoni. Alla luce di queste testimonianze si era reso necessario l'intervento delle Forze dell'Ordine, che avevano appurato la presenza dell'animale sul balcone per lunghi periodi di tempo.
Dopo il sequestro, il Bassotto è stato affidato alle cure del servizio veterinario dell'Asl locale. Qui gli operatori come sempre accade hanno condotto una serie di accertamenti, senza però rilevare lesioni evidenti.
Le conclusioni dei veterinari sono giunte quindi sul tavolo del pm titolare del fascicolo che ha chiesto l'archiviazione con la conseguente restituzione del cane alla donna.
«Il maltrattamento prescinde dalla presenza di lesioni fisiche, esiste il maltrattamento etologico, che non sempre è visibile», spiega a Kodami Michele Pezone, responsabile diritti animali della Lndc Animal Protection.
Per i veterinari dell'Asl, il cane non presentando segni fisici, non sarebbe stato soggetto a maltrattamento. Ma l'abuso su un essere vivente può essere sempre ricondotto a una ferita esteriore? Per gli esseri umani non è così, e lo stesso dovrebbe valere per gli animali in qualità di esseri senzienti.
Il maltrattamento animale assume svariate forme, e può presentarsi come violenza diretta, ma anche psicologica o come frutto di negligenza. Come ha rilevato la veterinaria Laura Arena, membro del comitato scientifico di Kodami: «Esiste anche il maltrattamento psicologico. Esso è un abuso emotivo, sotto forma di azione deliberata o inazione che provoca stress emotivo in un altro essere. Altre forme di maltrattamento psicologico possono essere la costante provocazione, l’isolamento sociale, l’abbandono intenzionale e le eccessive richieste e pressioni performative».
Queste forme di maltrattamento sono molto insidiose e per venire alla luce necessitano dell'analisi di un esperto, come rileva Pezone: «L'intervento dei servizi veterinari territoriali in certi casi può addirittura essere controproducente, perché se a condurre l'accertamento non è personale specializzato nelle valutazioni comportamentali si finisce per alterare risultati. la relazione fornita al magistrato dal veterinario è molto persuasiva, in quanto frutto del lavoro di un esperto, ma talvolta può essere incompleta dal punto di vista del danno psicologico».
«La gestione inadeguata o colposa di animali, pur apparentemente in buona salute fisica, ma con gravi compromissioni delle loro ulteriori esigenze riconosciute dalla legge come affettività, pulizia, movimento, cibo e cure adeguate, riparo dalla intemperie», possono configurare il reato di maltrattamento. Lo dicono le linee guida elaborate dal magistrato Paolo Gubinelli relative alle tecniche d'indagine in materia di reati contro gli animali.
Il magistrato Gubinelli ha segnalato che «non è necessario, e spesso è anzi controproducente per le indagini, che venga coinvolto il Servizio veterinario dell’ASUR, al fine di redigere certificati di buona o cattiva salute degli animali, che potranno solo attestare situazioni fisiche apparenti, come visto ormai praticamente ininfluenti a seguito della normativa vigente».
Come forse è accaduto anche nel caso del Bassotto napoletano. «Per questa vicenda abbiamo chiesto specifici rilievi comportamentali e confidiamo che non passi il principio che il maltrattamento si sostanzi nel solo segno fisico», conclude Pezone.
Ora sulle sorti del Bassotto dovrà pronunciarsi il magistrato nel corso della prossima udienza prevista a giugno.