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4 Ottobre 2024
21:00

Il cane in casa migliora la nostra salute (non solo quella mentale): lo studio sulle patologie intestinali

Uno studio canadese durato 13 anni ha portato alla conclusione che, soprattutto tra i 5 e i 15 anni, chi vive con un cane ha minore probabilità di sviluppare la malattia di Chron e ha una presenza maggiore di batteri sani nell'intestino.

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Uno studio condotto da un team di esperti canadesi ha dimostrato che chi vive con un cane ha maggiori probabilità di sviluppare meno problematiche all'apparato gastrointestinale grazie alla presenza di batteri sani, un microbiota "in salute"  e una maggiore permeabilità dell'intestino.

Oltre a tutto ciò, però, il team di ricerca è arrivato a concludere che la convivenza con un cane rende anche meno esposti a sviluppare il morbo di Crohn, una malattia che colpisce milioni di persone in tutto il mondo e che comporta sintomi dolorosi che vanno dal dolore a livello addominale fino a episodi di diarrea costanti e perdita del peso corporeo.

Specialisti del Centro Zane Cohen per i disturbi digestivi dell’ospedale Mount Sinai insieme ai ricercatori dell’Università di medicina di Toronto sono arrivati a questa conclusione dopo un’indagine dedicata all’analisi dei fattori ambientali associati al rischio di sviluppo del morbo di Crohn coinvolgendo un panel molto ampio di soggetti in cui hanno incluso persone che sono cresciute insieme a un cane.

In particolare è emerso che avere accanto un quattro zampe, soprattutto nella fascia d’età che va dai cinque ai quindici anni, comporta una serie di vantaggi all’apparato gastrointestinale, tra cui: una maggiore permeabilità intestinale, una migliore proliferazione di batteri intestinali buoni e avere un sano microbioma e che questa correlazione, appunto, porta anche a evitare di contrarre la malattia.

«Studi epidemiologici suggeriscono un ruolo critico dei fattori ambientali sul rischio di sviluppare il morbo di Crohn – precisano gli esperti nello studio pubblicato sulla rivista scientifica di settore “Clinical and Gastroenterology and Hepatology” – L'esplorazione di una serie di esposizioni ambientali ha dimostrato che vivere con un cane come animale domestico e vivere in una famiglia numerosa nei primi anni di vita riduce il rischio di contrarlo, cosa che è associata a una composizione alterata del microbiota e alla permeabilità intestinale».

L'adozione di uno stile di vita composto da fattori ambientali che supportano il benessere psicofisico può dunque essere utile come misura preventiva per ridurre il rischio e un cane, secondo quanto è emerso, rappresenta uno di questi.

Per arrivare a questa conclusione sono state monitorate più di 4000 persone che avevano un parente di primo grado affetto da morbo di Crohn, seguendole per ben 13 anni dal 2008 al 2021. L’analisi è consistita nel seguire gli stili di vita che conducevano e attraverso analisi specifiche (come la raccolta delle feci) per riuscire a comprendere perché alcuni sviluppassero la patologia e altri no.

Alla fine del lungo periodo di studio, gli esperti hanno anche scoperto che invece vivere con un uccello peggiora la qualità del tratto gastrointestinale e può aumentare la probabilità che si sviluppi la patologia.

Ma perché ciò avvenga, però, non è ancora dato saperlo: nemmeno chi ha condotto la ricerca infatti sa spiegarlo. «Abbiamo stabilito delle associazioni tra fattori ambientali e morbo di Crohn e ora stiamo cercando di capire come questi fattori ambientali (vivere con un cane o un uccello ndr) influenzino l'innesco della malattia», ha dichiarato il professore Kenneth Croitoru, uno degli autori dello studio.

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Martina Campanile
Istruttrice cinofila
Sono istruttrice e riabilitatrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico, mi occupo di mediare nella relazione tra cane e umano: sin da piccola è un tema che mi ha affascinato e appassionato. Sono in continuo aggiornamento e penso che non si smetta mai di imparare, come mi insegna ogni giorno Zero, un meticcio sardo che è il mio compagno di vita.
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