Bruno è scomparso da casa sua a Brescia il 9 febbraio e solo dopo un mese Mariella, la sua pet mate, ha potuto riabbracciarlo. Un mese di ricerche che ha messo in moto un'intera comunità che si è unita affinché il meticcio di circa quattro anni potesse ritornare dalla sua famiglia.
Il colpo finale che ha portato al ritrovamento, però, è stato ancora una volta del pet detective Said Beid, di cui abbiamo già raccontato le gesta qui su Kodami, che arrivato da Monza con il suo "fiuto" ha ritrovato Bruno e lo ha riunito a Mariella.
«Erano nemmeno tre settimane che stavamo insieme. Mi ero decisa da pochissimo ad adottare un cane dal canile, subito dopo Natale», racconta la pet mate di Bruno a Kodami. Prima delle Feste avevo cominciato a guardare online sui siti delle associazioni, a fare qualche visita in alcune strutture, ma non avevo trovato subito il cane che mi corrispondesse. Finché non ho visto la foto di Bruno, questo è il nome che poi gli ho dato io, sul sito dell'associazione di animali Le Muse di Brescia».
A quel punto Mariella decide di andare a conoscerlo: «Si trovava da un mese nel canile San Francesco che è una struttura associata alle Muse che però non ha grande visibilità e quindi gli animali hanno meno opportunità di essere adottati. Insomma, fatto sta che quando arrivo me lo portano fuori e lui era davvero molto timoroso, teneva lo sguardo basso, si vedeva che era spaventato. Non era però in alcun modo aggressivo e questo per me era molto importante».
«Mi è piaciuto molto e così sono andata due o tre volte a trovarlo, c'era feeling. Poi tornata dalle vacanze di Natale ho deciso di portarlo a casa. Mi avevano detto che poteva avere circa un anno e mezzo, ma poi in realtà non era così. Il veterinario, nonostante non sia facile dare l’età a un cane, dai denti ha presunto ne abbia almeno 4. In ogni caso, la sua storia era completamente ignota perché al canile di Brescia è arrivato da Bergamo dove a sua volta è stato accalappiato probabilmente nelle valli bergamasche».
Del passato di Bruno, dunque, si sa poco e niente. «Non so se sia stato abbandonato, se abbia mai avuto una persona di riferimento o meno. Io quando l’ho visto in struttura dove era da un mese aveva il pelo tutto arruffato, sembrava avesse vissuto per parecchio fuori. Non aveva alcuna paura degli altri animali ma dell’uomo sì. Dava molto l’impressione di aver vissuto per strada, o comunque in un contesto di campagna, come cane da pastore. Aveva molto meno paura delle donne però e ancora meno se erano presenti degli altri animali, come se appunto fosse abituato».
Quando Mariella va a prenderlo, Bruno è piuttosto spaventato: «Ci è voluto molto sia per farlo salire in macchina e poi anche a casa. Entrato si era andato subito a rintanare in uno spazietto nascosto e lì stava senza quasi voler nemmeno uscire in passeggiata. Nel giro di un paio di giorni però mi si è avvicinato, abbiamo iniziato a rapportarci anche se era sempre molto timoroso. Abbiamo cominciato a fare prima dei giretti lì intorno e poi sempre più allargati. Era chiaro che non fosse abituato all’ambiente domestico. Ma non ha mai tentato di scappare».
Purtroppo, invece, quel 9 febbraio qualcosa fa cambiare idea a Bruno. «Non so cosa sia successo perché non aveva mai manifestato desiderio di fuga. Eravamo appena tornati da un giro al parco e io come al solito dovevo andare a fare la spesa. Quindi lo lascio in casa con la porta verso il giardinetto aperta. Chissà forse voleva seguirmi, non lo so davvero. Fatto sta che quando sono rientrata non l’ho più trovato».
Da quel momento e per tutto il mese successivo per Mariella inizia un periodo dedicato, togliendo il lavoro, praticamente solo alla ricerca di Bruno.
«Dal primo momento in cui sono uscita per andarlo a cercare è cominciata una catena di solidarietà che non si è più fermata. È stata una cosa incredibile. Dopo aver messo il classico annuncio di scomparsa sulla pagina "Sei di Brescia se…" su Facebook, non so quante persone si sono iscritte alla chat che avevo creato per darmi informazioni. Decine di persone che mi volevano aiutare. È stato davvero impressionante».
C’era chi le diceva dove lo aveva avvistato e chi elargiva consigli di ogni tipo: «Ne ho ricevuti un'infinità e spesso, pur ritenendoli assurdi, li seguivo ugualmente per non lasciare nulla di intentato. A un certo punto, gli avvistamenti sono iniziati ad arrivare solo ed esclusivamente dalla pista ciclabile lungo il fiume Mella, il fiume di Brescia. Bruno, da quello che poi abbiamo capito, di lì non se ne è mai più andato, si allontanava ma poi tornava sempre nello stesso punto».
Le segnalazioni però diminuiscono per un po’ di giorni e si può solo immaginare che cosa possa essere passato per la testa di Mariella. «Le cose peggiori ovviamente. Fino a che una signora non mi consiglia di provare con i cani molecolari. Non avevo idea nemmeno di cosa facessero. Fatto sta che chiamo il signor Gandolfi che è arrivato da Genova con la sua cagnolina Alice e siamo andati nell’ultimo posto dove era stato avvistato a Bruno insieme a una sua copertina che mi avevano fatto tenere in frigo affinché mantenesse il suo odore».
Alice ha annusato un secondo la coperta ed è partita come un razzo per seguire la traccia. «Dopo tre ore di cammino suo e nostro, ci siamo però dovuti fermare, perché il cane altrimenti si stanca troppo. Di fatto, però, eravamo arrivati molto più in là rispetto all’ultimo avvistamento capendo che Bruno si era spostato verso la periferia di Brescia. Ma questa è stata l’unica cosa che siamo venuti a sapere in più, perché comunque di lui neanche l’ombra».
E così si riparte con le ricerche, con le segnalazioni, con gli stratagemmi. Fino all’ultimo consiglio: chiamare il pet detective Said Beid. «Io avevo già provato a cercarlo, ma non mi aveva mai risposto, sapevo però che è occupatissimo. Al ché ho riprovato attraverso una conoscenza comune. E questa volta fortunatamente la mia richiesta è stata accolta».
Said è arrivato a Brescia, ha ascoltato la storia, ha capito il luogo dove erano stati segnalati gli ultimi avvistamenti che, peraltro, indicavano che Bruno era tornato dove era all’inizio. «A quel punto siamo andati insieme sul Mella, lui ha esaminato il posto, ha creato una mappa degli spostamenti del cane e quindi ha sistemato dei punti cibo con la fototrappola dove riteneva fosse corretto metterli. Ed infatti ha avuto completamente ragione. Il mattino alle 6 mi ha mandato un bellissimo video del mio cane che mangiava. A quel punto Said ha sistemato la gabbia trappola con il cibo senza allarmarla per non spaventarlo, fino a che Bruno è entrato del tutto ed è riuscito a fermarlo e a portarmelo a casa».
Quando è arrivato con il suo furgone, ha fatto ancora tutto Said: «È sceso con Bruno che vedendomi mi ha fissato per un po'. Poi sempre con Said ha fatto il giro del giardinetto annusando tutto e quindi insieme sono entrati in casa. Said lo ha slegato dal guinzaglio e Bruno è andato direttamente a posizionarsi nello stesso punto dove si metteva di solito quasi come a dire "vabbè io sono tornato". Quando siamo rimasti soli, come se niente fosse, si è alzato e si è messo sul divano attaccato a me. È distrutto, povero, è molto dimagrito, deve recuperare sicuramente. È stato comunque un miracolo ritrovarlo vivo dopo un mese. Brescia è una città trafficata e fino a che non è arrivato sul Mella ha corso davvero un grande pericolo».
A Mariella, nonostante i diversi con cui ha condiviso la vita, non era mai successo che qualcuno scappasse. «Era la prima volta e per la prima volta mi sono ritrovata a contatto con questo mondo di volontariato fatto di persone anche comuni, totalmente sconosciute, che si sono messe a disposizione giorno e notte per cercare Bruno. È stato incredibile. Per questo abbiamo deciso che, visto che non ci siamo mai visti dal vivo, organizzeremo un pranzo il primo aprile con tutto il gruppo per conoscerci personalmente. Non vedo l’ora di ringraziarli tutti, senza di loro non credo che Bruno sarebbe qui con me adesso».