Generalmente i parassiti ispirano paura e disgusto, ma in realtà possiedono un ruolo ecologico bene preciso e possono fornirci informazioni preziose sullo stato di salute degli ecosistemi. Un nuovo studio ha esaminato ben 140 anni di osservazioni di parassiti presenti sui pesci dello Stretto di Puget, nello Stato di Washington negli Stati Uniti, constatando come il riscaldamento globale abbia innalzato la temperatura dell'acqua provocando una diminuzione delle popolazioni parassitarie.
Da un lato questa può sembrare una buona notizia: acque più calde significano meno parassiti per i pesci che teoricamente dovrebbero essere più in salute, ma non è proprio così. Infatti, generalmente la sopravvivenza del parassita dipende da quella del suo ospite e un danno all'ecosistema in cui vive quest'ultimo significa un conseguente peggioramento della vita del parassita. Sapere "come se la passano" i parassiti , quindi, è fondamentale per conoscere quanto profondamente il cambiamento climatico stia alterando le condizioni ambientali di un ecosistema ed è stato proprio questo l'obiettivo dei ricercatori americani.
Infatti, lo studio dell'Università di Washington, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, ha osservato più di un secolo di esemplari di pesci constatando come dal 1880 al 2019 il numero di parassiti sia diminuito drasticamente. Per comprendere quanto sia importante questa scoperta, però, bisogna capire quanto profondo e vario sia il mondo dei parassiti e quante diverse relazioni ecosistemiche possono formare in breve tempo.
Qual è il ruolo ecologico dei parassiti
Innanzitutto è importante definire quando una specie può essere definita parassita. Il parassitismo, infatti, è una forma di interazione biologica fra due specie di organismi di cui uno trae un vantaggio a spese dell'ospite, creandogli un danno biologico. Come anticipato prima il parassita vive grazie all'ospite la cui vita è sicuramente resa più complessa per colpa della presenza di un organismo che lentamente si nutre a sue spesa. Nonostante ciò la maggior parte dei parassiti non ha alcun interesse nell'uccidere il proprio ospite: per lui sarebbe come affondare la nave sulla quale sta navigando.
Molti parassiti attaccano l'ospite in modo passivo come Ascaris lumbricoides, un organismo che vive nell'intestino umano e che depone una grande quantità di uova che possono essere espulse all'esterno contagiando così altri esseri umani che involontariamente le ingeriscono. Invece gli ectoparassiti, ovvero quelli che vivono sulla cute dell'ospite, spesso adottano elaborati meccanismi. Per esempio alcune specie di sanguisughe individuano l'ospite tramite sensori di movimento e ne accertano l'identità attraverso la temperature della pelle e tramite indicazioni chimiche prima di attaccarlo.
Mentre alcuni parassiti scelgono come ospite una singola specie, molti trovano la propria casa tra più specie saltando da individuo a individuo. In questi casi le uova vengono trasportate da una specie ospite, una volta maturate le larve si distaccano da questo e infettano un altro animale e, in fine una volta divenuto adulto, il parassita può fuggire anche dal secondo ospite per raggiungere la maturità in un terzo.
Per questo tipo di parassiti, che lo studio americano evidenzia come fossero più della metà delle specie parassitarie identificate nei pesci dello stretto, l'analisi degli esemplari ha mostrato un calo medio dell'11% in abbondanza ogni 10 anni. Inoltre, di questa frazione di animali, 9 specie sono completamente scomparse.
I risultati dello studio, quindi, mostrano che i parassiti più colpiti dal cambiamento climatico sono proprio quelli che nel proprio ciclo vitale hanno bisogno di essere ospitati da 3 o più specie. Sebbene lo studio dell'ecologia dei parassiti è ancora alle prime armi, questa evidenza scientifica mostra un risultato preoccupante. Gli scienziati, infatti, suppongono che questi parassiti del ciclo di vita complesso probabilmente svolgono un ruolo importante nel far circolare l'energia attraverso le reti alimentari e nel sostenere i predatori all'apice.
Il numero di parassiti presenti su un erbivoro o su un carnivoro, ad esempio, influenza enormemente la vitalità e l'energia di un animale. Questi potranno essere predati o prederanno più o meno facilmente ed ecco come un minuscolo organismo come una zecca o una sanguisuga è in grado di spostare l'intero equilibrio ecosistemico.
Le cause del declino dei parassiti
Per spiegare il declino dei parassiti gli autori hanno considerato tre possibili cause: quanto fosse abbondante la specie ospite nello Stretto di Puget, i livelli di inquinamento e la temperatura dell'acqua in superficie. Di queste variabili quella che secondo le analisi statistiche spiega meglio il declino dei parassiti è stata la temperatura superficiale del mare, che è aumentata di circa 1 grado dal 1950 al 2019.
I ricercatori spiegano anche il motivo per cui sono proprio i parassiti con molti ospiti a essere più influenzati. Per gli studiosi questi animali sono come delicate "macchine di Rube Goldberg", ovvero un tipo macchina intenzionalmente progettata per eseguire un compito semplice in modo eccessivamente complicato. Spesso devono affrontare una complessa serie di passaggi per completare il loro ciclo di vita e questo li rende vulnerabili in qualsiasi punto del percorso a possibili disturbi esterni.
Ciò che spaventa di più i ricercatori, però, è l'entità del fenomeno che per molti anni è passato inosservato: secondo loro se questo è potuto accadere in un ecosistema molto studiato come lo Stretto di Puget, probabilmente si starà verificando in maniera simile in molti altri ecosistemi del mondo. L'invito dei ricercatori quindi è che altri gruppi di ricerca verifichino in altri ecosistemi in giro per il mondo se si stia verificando lo stesso, cercando di indagare se si sta parlando di un fenomeno su scala globale.
In ogni caso sono proprio i lavori scientifici come questo a permettere alle persone di cambiare prospettiva riguardo creature che troppo spesso sono bistrattate. Gli ecosistemi sono realmente formati da complesse reti di relazioni e solo conoscendo il contributo di ogni singolo organismo possiamo riuscire a conservarli nella maniera più efficace possibile.