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3 Aprile 2022
12:00

Il calabrone (Vespa crabro)

Il calabrone è un insetto della famiglia dei vespidi, chiamato anche aponale o cravunaro rosso. Spesso viene confuso con altri due insetti, ovvero l'ape legnaiola o il bombo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il calabrone (Vespa crabro) è un insetto della famiglia dei vespidi ed è conosciuto anche con i nomi di aponale o cravunaro rosso. Spesso, questo grande imenottero appartenente al genere delle vespe, viene confuso con altri due insetti, ovvero l'ape legnaiola (Xylocopa violacea) o il bombo terrestre (Bombus terrestris), i quali però sono diversi sia nelle forme che nei colori.

E' la specie più grande di vespe europee e, fino a pochi anni fa, godeva dello stesso primato anche in Nord America. Di recente, però, è arrivato negli Stati Uniti, dall’Asia, un vespide più grande, ovvero la Vespa mandarinia, chiamata anche Vespa gigante asiatica.

La presenza della Vespa mandarinia in Italia e in Europa non è mai stata certificata, ma fin dal 2012, anche nel nostro continente hanno avuto inizio gli avvistamenti di un'altra vespa di origine asiatica. Si tratta in questo caso della Vespa velutina, conosciuta anche come calabrone asiatico o dalle zampe gialle. Questo insetto può raggiungere i 2 centimentri di lunghezza ed è originario del Sud-est asiatico, ma dal 2004 ha iniziato a diffondersi anche in tutta Europa, fino ad essere avvistata in Liguria.

Come sono fatti i calabroni

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Come è fatto un calabrone

I calabroni hanno un corpo robusto completamente ricoperto da piccoli peli corti e radi, quasi invisibili ad occhio nudo. La testa è rossa e gialla, mentre il torace è rosso e marrone. La parte anteriore dell'addome è marrone, mentre quella posteriore è prevalentemente gialla.

A causa del colore del capo, tendente all'arancione, e delle sue grandi dimensioni, la regina di Vespa crabro può essere scambiata con la Vespa mandarinia. Inoltre, anche le  Vespe velutine, generalmente più scure rispetto a V.crabro, possono effettivamente assomigliare ai calabroni, nel caso in cui assumano colorazioni particolarmente chiare.

L'addome è squadrato nella parte anteriore e appuntito nella parte posteriore. Sul capo, sono evidenti le grosse mandibole ed è inoltre caratterizzato da zampe particolarmente lunghe. Le dimensioni medie del corpo di un individuo adulto vanno dai 18 ai 35 millimetri, a seconda della sottospecie e del ruolo che ricoprono. Mentre le regine raggiungono facilmente i 3,5 centimetri, infatti, i maschi e le operaie non superano i 2,2 centimetri.

La vita dei calabroni

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Un grosso nido di Vespa crabro

Il ciclo vitale delle colonie di calabroni, secondo un recente studio condotto dall'Università di Sassari, in Sardegna, può essere riassunto in tre fasi: la fondazione del nido, l'espansione e la decadenza.

Nella prima fase (in primavera), un calabrone femmina, chiamata fondatrice, si sveglia dall'ibernazione invernale e comincia a costruire le celle in un luogo che sia sufficientemente riparato, dove deporrà anche le prime uova, le quali verranno nutrite con prede animali, quali mosche, zanzare o vespe.

Nel giro di 5/10 giorni, si trasformeranno in larve ed entro 3 settimane grazie al nutrimento fornito dalla regina, le larve mature diventano pupe. Altre 2 settimane e diverranno finalmente adulte.

Le prime operaie che nascono in questa fase sono le uniche che vengono nutrite direttamente dalla regina e rimangono, infatti, più piccole. A partire dalla loro nascita saranno invece proprio loro ad occuparsi delle future vespe.

A questo punto la regina comincia ad occuparsi unicamente della deposizione delle uova e viene nutrita dalle operaie, le quali, esattamente come i maschi, non si nutrono di insetti e invertebrati, bensì di nettare, linfa e frutti maturi.

Le ultime nascite dell'anno daranno vita ai maschi e alle femmine che, l'anno successivo fonderanno le nuove colonie.

In seguito a questo passaggio la regina diminuisce la quantità di feromoni di cui è dotata e, a fine settembre, appena l'ultima covata è schiusa, inizia il declino del nido e, a ridosso dell'inverno, avvengono gli accoppiamenti. Le femmine, gravide, si preparano poi per l'ibernazione invernale.

La regina morirà di vecchiaia e lo stesso destino toccherà anche alle operaie. Gli unici calabroni che sopravvivono all'inverno, infatti, sono le fondatrici, ovvero quelle nate poco dopo i maschi che, nei mesi a venire si ripareranno nel nido stesso oppure in tronchi di alberi, in rifugi sotterranei oppure in buchi creati dalle costruzioni antropiche.

Nell'intento di cercare un luogo adatto per costruire il nido, può accadere che un calabrone entri anche in casa ed è infatti proprio in primavera che questi eventi, seppur rari, si manifestano con la maggior frequenza.

Alcune specie di uccelli, rettili e anfibi, ma anche gli orsi, possono nutrirsi di questi e altri insetti appartenenti al genere delle vespe.

Habitat e diffusione

I calabroni, normalmente, costruiscono i propri nidi negli alberi cavi, ma occasionalmente utilizzano anche i fori nei muri, oppure gli ambienti protetti delle soffitte disabitate, dei granai e, solo raramente sfruttano cavità sotterranee.

Queste costruzioni sono riconoscibili per la caratteristica forma che ricorda un cono rovesciato. Sono costituiti di piccole celle esagonali disposte in strutture discoidali sovrapposte le une alle altre.

L'entrata si trova nella parte più bassa e viene ampliata man mano che vengono aggiunti nuovi strati. I nidi possono arrivare a misurare anche 60 centimetri di altezza e 30 di diametro.

Secondo i dati riportati dal Global Biodiversity Information Facility, questa specie è diffusa in tutte le zone temperate dell'emisfero boreale, con una maggiore densità in Europa e in Giappone.

I calabroni e l'uomo

Generalmente, il calabrone non è un insetto dal comportamento particolarmente aggressivo nei confronti dell'uomo e, inoltre, solo la femmina è dotata di pungiglione. Se si sente minacciato o se si trova in prossimità del nido, però, può decidere di attaccare anche l'uomo, nell'intento di proteggere sé stesso e l'intera comunità.

Ciò nonostante la quantità di veleno presente nel corpo di un calabrone è letale solo per altri insetti e, una sola puntura non è invece rischiosa per gli esseri umani, se non nel caso di allergie o forti sensibilità.

Ovviamente il rischio aumenta nel caso in cui il numero di punture sia elevato e può interferire con il funzionamento delle vie respiratorie causando addirittura il soffocamento.

La presenza di questo insetto all'interno dell'ecosistema è considerata importante in quanto si occupano di ridurre il numero di altre specie, quali le mosche, ma anche le cavallette e alcune specie di bruchi.

Nel caso in cui si incontrasse un'infestazione di calabroni in un ambiente domestico o semi domestico, il consiglio è quello di informare i vigili del fuoco della zona, i quali si occuperanno di intervenire nella maniera più adatta.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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