Una scena raccapricciante, inquietante nella sua crudeltà: il cadavere di un lupo con una corda intorno al collo appeso a un cartello stradale. Succede in valle Varaita, vallata piemontese alle pendici del Monviso. L’animale è stato trovato all’ingresso della frazione Villaretto di Pontechiale, e sull’episodio stanno indagando i Carabinieri Forestali per capire se, e in caso affermativo come, l’animale sia stato ucciso.
Il corpo del lupo verrà inviato all’Istituto Zooprofilattico per effettuare l’autopsia e capire se presenti colpi di arma da fuoco, tracce di investimento o altri segni di violenza. Al netto delle cause della morte appare evidente però come si tratti dell’ennesimo segnale preoccupante di intolleranza nei confronti di questi predatori, tutelati dalla normativa nazionale e anche da quella europea.
Ferirli, o peggio ucciderli, è insomma reato, ma a poco sembra importare la grande fatica fatta per consentire il ripopolamento dopo anni in cui il lupo è praticamente sparito dall’Italia: così come accade, in altre modalità, in Trentino, dove il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha di fatto dichiarato guerra agli orsi (l’ultima vittima di un suo decreto di abbattimento è l'orsa Kj1), anche in Piemonte la convivenza con i lupi e l'incapacità delle amministrazioni di gestirla al meglio spesso degenera in atti di violenza che vengono trasformati in messaggi.
La coesistenza di lupi e allevatori, in Piemonte come in altre regioni in cui questo predatore è tornato, non è d’altronde facile. Le predazioni delle greggi, soprattutto in montagna, sono frequenti e hanno esacerbato gli animi, ma a oggi ancora poco o nulla è stato fatto per aiutare concretamente (ed economicamente) gli allevatori in modo diffuso. In un clima sempre più acceso a farne le spese sono gli animali: non è la prima volta che vengono trovati cadaveri di lupi esposti come trofei, non solo in Piemonte ma anche in altre regioni italiane che devono gestire la convivenza.
Tornando al caso della val Varaita, i Forestali stanno indagando nel tentativo di risalire al responsabile di quanto accaduto e accertare se abbia anche commesso un reato penale uccidendo il lupo prima di appenderlo al cartello. Le voci delle associazioni che si battono per i diritti animali si sono intanto già alzate con veemenza.
«Stiamo già preparando la denuncia contro ignoti per l’uccisione di un animale quale il lupo che oltretutto appartiene ad una specie protetta – è il commento di Cristiano Fant, responsabile LEAL Fauna Selvatica – Proprio in quelle zone della Valle Varaita sono già state rinvenute carcasse di lupi brutalmene uccisi e impiccati. Per quanto riguarda quest’ultimo ritrovamento apprendiamo che saranno fatti esami necroscopici per capire se il lupo è stato appeso prima o dopo la sua morte e la natura della medesima. L’orrore di questi episodi confligge gravemente con l’odierno pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ne ha ribadito lo status e ha stabilito che le Regioni non possono decidere autonomamente di consentire la caccia ai lupi, in quanto questa specie è protetta a livello comunitario dalla direttiva Habitat».