L’ultima confisca di pinne di squalo avvenuta a giugno in Brasile deve davvero aver sconvolto molto se anche alcuni membri del Parlamento hanno deciso di lanciare una consultazione per chiedere il divieto totale del macabro commercio.
A lasciare senza parole il mondo era stata la quantità di animali, circa 10 mila esemplari, pescati illegalmente e massacrati per soddisfare le richieste dal mercato asiatico. Una mattanza dalla quale si sono ricavati 28 tonnellate di pinne che, però, questa volta sono state poste sotto sequestro dalle autorità brasiliane prima che potessero essere immesse nel mercato internazionale.
L’operazione, la più grande mai avvenuta, ha evidentemente convinto anche parte del Governo su quanto sia necessario proteggere davvero questi animali marini e l’ecosistema in cui vivono. Peraltro, in Brasile, la pesca mirata agli squali non è consentita, ma purtroppo molte società aggirano le norme acquistando le licenze per la cattura di altre specie ittiche invece permesse. C’è da dire che il Paese è decisamente sensibile al tema tanto che alla consultazione governativa si è aggiunta anche una petizione che conta già più di 500.000 firme e che si dirigerà dritta dritta al Congresso sempre con lo stesso obiettivo.
Del resto, gli squali svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi oceanici e il loro declino demografico dovrebbe interessare tutti, anche se così non è. Il taglio delle pinne di squalo è, oltretutto, una pratica deplorevole e dannosa che provoca prima sofferenza e poi morte: l’animale viene pescato e tirato a bordo e dopo che gli sono state mozzate brutalmente le pinne viene rilasciato ancora vivo nell'oceano, dove è destinato a morire per soffocamento o predazione, poiché senza non può più nuotare o sopravvivere.
Il commercio illegale ha avuto un impatto devastante sulle popolazioni di squali in tutto il mondo. Molti specie sono diventate vulnerabili, in pericolo o addirittura si sono estinte a causa dell'eccessiva caccia. Ma quello che dovrebbe essere chiaro è che la loro sopravvivenza è fondamentale per il mantenimento dell'equilibrio degli ecosistemi marini: quando, infatti, le popolazioni si riducono, le barriere coralline muoiono, l’erba dei fondali marini appassisce e la biodiversità diminuisce.
Eppure oltre 70 milioni di esemplari vengono uccisi ogni anno soltanto per le loro pinne e il solo modo per evitarne il massacro è un divieto assoluto del loro commercio. Gli Stati Uniti l’hanno approvato l’anno scorso, quest’anno lo ha fatto la Gran Bretagna e la Commissione europea sta valutando di introdurlo in Europa. Il Brasile deve urgentemente fare lo stesso per cambiare le cose e diventare anche l’esempio da seguire nel mondo per porre fine a questa mattanza inutile e dannosa per tutti.