Il Bioparco di Roma ha un nuovo comitato scientifico presieduto da Enrico Alleva, etologo, accademico dei Lincei e vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità con una lunga esperienza nella gestione e nella trasformazione del giardino zoologico. Insieme a lui ci saranno personalità di spicco del mondo accademico e dall'alto profilo scientifico che avranno il compito di rafforzare la missione di ricerca, di sensibilizzazione e soprattutto di conservazione delle specie animali a rischio.
Ma tutto ciò come verrà svolto? E ha senso oggi parlare di ricerca e conservazione con animali rinchiusi in cattività? Lo abbiamo chiesto a Federica Pirrone, etologa e docente presso l'Università degli Studi di Milano e appena entrata a far parte del nuovo comitato scientifico del giardino zoologico della Capitale.
«Collaboro con i bioparchi da tanti anni, proprio in attività per il miglioramento del benessere degli animali e per perseguire quelle che oggi sono le principali missioni dei giardini zoologici: sensibilizzazione, ricerca e soprattutto conservazione», spiega Federica Pirrone, che fa parte anche del comitato scientifico di Kodami.
La funzione dei giardini zoologici si è infatti evoluta parecchio nel corso del tempo e loro ruolo nella società è stato oggetto di un dibattito molto forte che ne ha trasformato profondamente la finalità. Oggi zoo, bioparchi e parchi faunistici devono infatti svolgere un ruolo chiave per lo studio e la conservazione delle specie, sia in cattività che in natura, mantenendo standard elevati anche per quanto riguarda il benessere animale.
«Noi siamo un organo consultivo – continua Pirrone – E la nostra funzione come comitato è quella di esprimere pareri anche vincolanti per indirizzare le scelte e le attività scientifiche a garanzia del benessere e rafforzando allo stesso tempo anche le altre missioni proprie della fondazione, cioè la ricerca bioantropologica e quella finalizzata alla conservazione».
Buona parte degli studi sul comportamento animale, viene infatti svolto in cattività, dove le condizioni di controllo garantiscono risultati più affidabili e soprattutto un lavoro più semplice. Queste ricerche posso però avere ricadute anche sulle popolazioni selvatiche, non sempre monitorabili direttamente sul campo.
«Sappiamo che in ambiente controllato i comportamenti non sono necessariamente gli stessi che si verificano in natura – spiega Federica Pirrone – Ma gli studi sul campo sono difficili, lunghi e costosi per cui effettuarli in strutture come il bioparco può non solo aiutare ad ampliare le conoscenze su queste specie, ma anche a migliorare il rapporto che abbiamo con questi animali per tutelarli al meglio anche nel loro ambiente naturale. Questa è la funzione più importante e all'interno di un bioparco si sente fortissima».
Il Bioparco di Roma porta avanti già da tempo numerosi progetti di conservazione nazionali e internazionali, collaborando con enti, ONG e istituti di ricerca per salvaguardare per esempio rinoceronti, lemuri, tigri, ma anche specie nostrane come l’ululone dal ventre giallo o la lucertola delle Eolie. Tuttavia, non sempre questi obiettivi vengono raggiunti da tutti gli zoo, che spesso continuano a essere mere esposizioni di animali esotici, il più delle volte tenuti in condizioni lontane anni luce dai minimi standard di benessere.
«Si può essere giustamente favorevoli o contrari agli zoo, ma dobbiamo partire dal presupposto che queste strutture esistono – prosegue Pirrone – Proprio per questo dobbiamo fare in modo che questi obiettivi vengano raggiunti e che gli animali vivano nelle migliori condizioni possibili. Se sarà necessario forniremo i nostri pareri per l’adeguamento delle strutture e anche delle modalità di acquisizione e movimentazione degli animali, in modo da garantire tutti i requisiti. Noi avremo un ruolo importante anche su questo».
In questo senso, il Bioparco fa già parte del circuito EAZA, l'associazione europea di zoo e acquari di cui fanno parte solo quelle strutture che rispettano severi standard qualitativi e quantitativi nell'ambito delle attività di educazione, ricerca e conservazione. Ma il nuovo comitato scientifico punta anche a far diventare la struttura un riferimento cittadino per la diffusione di una cultura naturalistica e di una corretta interazione e convivenza con la fauna selvatica, molto spesso al centro dei dibattiti pubblici sulla Capitale.
«Dal momento che esistono, queste strutture devono essere un luogo di sapere e conoscenza, per sensibilizzare verso una cultura naturalistica vocata alla conservazione e per promuovere una corretta convivenza con la fauna urbana, che come sappiamo a Roma ma non solo ha un certo rilievo. Ci siamo appena insediati, ma adesso è arrivato il momento in cui dobbiamo prendere in mano tutto per pianificare queste attività».
Insieme a Federica Pirrone, ci saranno Elsa Addessi, biologa, primatologa e dirigente di ricerca presso l'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma; Elisabetta Palagi, etologa, primatologa e professoressa associata presso l'Università di Pisa e Carlo Rondinini, biologo, esperto in conservazione e professore ordinario alla Sapienza di Roma.