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11 Settembre 2024
12:19

Il beluga spia Hvaldimir non è stato ucciso da proiettili, ma l’uomo può avere un ruolo nella sua morte

Il beluga considerato una spia russa Hvaldimir non è stato colpito da proiettili, ma ciò non esclude la responsabilità dell'essere umano. Fin dal primo avvistamento con "l'equipaggiamento da spia russa", l'animale ha mostrato una profonda confidenza con le persone che potrebbe essere causa indiretta della sua morte. A fare chiarezza sarà il referto completo dell'autopsia che sarà disponibile tra due settimane.

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Il beluga Hvaldimir, considerato una spia russa, non è morto a causa di proiettili. Sono i risultati preliminari dell'autopsia eseguita sul corpo dell'animale trovato privo di vita all'inizio di settembre 2024 al largo della costa sud-occidentale della Norvegia.

Nelle ore immediatamente successive alla scoperta gli attivisti delle organizzazioni One Whale e Noah avevano denunciato il possibile coinvolgimento da parte dell'essere umano, e nello specifico dell'uccisione causata da colpi d'arma da fuoco. In particolare, La fondatrice di One Whale, Regina Haug, aveva dichiarato di aver visto sul corpo del beluga «molteplici ferite da proiettile», spingendo così le autorità norvegesi ad aprire un'indagine formale.

Alla luce dei risultati dell'autopsia non ci sono evidenze che indichino che l'essere umano sia direttamente coinvolto nella morte del "beluga spia", per questo la Polizia ha fatto sapere attraverso un comunicato stampa che non indagherà sulla morte. «Il beluga presentava alcune ferite visibili sulla parte esterna della pelle. Si tratta di ferite del tutto superficiali. Una è un po' più profonda, ma non ha interessato organi vitali Il rapporto preliminare dell'autopsia non conclude che cosa abbia causato queste ferite», ha scritto nella nota Amund Preede Revheim, capo della sezione Mare del Nord e ambiente presso l'unità congiunta di intelligence e investigazione nel distretto di Polizia di Sørvest.

Il riferimento è alla foto pubblicata nei giorni scorsi sulle pagine socia di Noah, in cui sono visibili sul fianco dell'animale una serie di fori circolari a distanza ravvicinata. proprio questi hanno destato l'allarme tra gli attivisti, prontamente disinnescato da Preede Revheim: «Sono state effettuate delle radiografie della parte anteriore della balena, lunga più di quattro metri, dove si trovano le ferite. Non è stato trovato nulla che indichi che queste ferite siano state causate da colpi d'arma da fuoco. Né è stato trovato alcun proiettile. È stato effettuato un esame approfondito e non sono stati trovati segni di ulteriori lesioni esterne».

Tuttavia, l'autopsia preliminare non è del tutto inconcludente, nella bocca di Hvaldimir è stato trovato «un bastone lungo 35 centimetri e largo circa 3», ma neanche questo è bastato per continuare le indagini. Il comunicato della polizia si chiude in maniera lapidaria: «Le indagini condotte non suggeriscono che l'attività umana abbia causato direttamente la morte di Hvaldimir».

L'Istituto veterinario norvegese fornirà il rapporto finale dell'autopsia entro due settimane, fino a quel giorno però gli attivisti non vogliono cedere: Noah ha fatto sapere di voler offrire una ricompensa di 30 mila corone norvegesi, pari a circa 2.500 euro, per informazioni che potrebbero portare le autorità a riprendere le indagini e fare chiarezza sulla morte di uno degli animali più enigmatici della storia recente.

Il beluga (Delphinapterus leucas) è un mammifero marino che per gli scienziati non ha ormai quasi nulla di misterioso: è possibile osservarlo nel suo ambiente naturale, nei mari freddi della Groenlandia, della Russia, dell'Alaska e del Canada, oppure in cattività, esposti per il divertimento dei turisti nei parchi acquatici di tutto il mondo.

I cetacei sono animali estremamente intelligenti che spesso vengono addestrati dall'essere umano, e nel caso di Hvaldimir si ritiene che ciò sia stato fatto nell'ambito di un programma militare russo. Non è una novità assoluta, spesso gli animali vengono impiegati durante i conflitti, sia per fini pratici che propagandistici, e proprio i beluga erano già stati a lungo usati durante la Guerra Fredda sia dagli Stati Uniti che dalla Russia per operazioni di "spionaggio" grazie all'ausilio di telecamere.

Si pensa che fosse proprio questo il lavoro per il quale era stato addestrato Hvaldimir, avvistato per la prima volta a largo della costa norvegese nel 2019, lontano dall'habitat frequentato dagli altri beluga, con addosso una imbracatura su cui era riportata la scritta "Equipment St Petersburg" (Equipaggiamento di San Pietroburgo), in caratteri latini. Per questo l'animale è stato ribattezzato Hvaldimir, nome composto dal norvegese "Hval", balena, e da "Vladimir", in riferimento proprio a Putin.

Gli animalisti norvegesi hanno quindi liberato Hvaldimir della "divisa" e hanno iniziato a vigilare su di lui.  La strana imbracatura, un elemento che toglierebbe un po' di credibilità ai temuti servizi russi, ha però attirato l'attenzione di moltissime persone che da quel momento hanno iniziato a frequentare il tratto di mare in cui sapevano di poter avvistare "il beluga spia russo". Questo assedio mediatico di turisti del mare armati di smartphone, unito a una pregressa propensione del beluga ad avere contatti con l'uomo, ha creato una vera ossessione nei suoi confronti: sono moltissimi i video online in cui è possibile vedere il beluga che viene avvicinato in vari modi dalle persone, probabilmente attirato dal cibo che gli veniva dato proprio per attirarlo.

Questa abituazione, sempre dannosa per i selvatici, lo ha condotto a non alimentarsi adeguatamente in maniera indipendente e a restare costantemente nelle vicinanze dell'uomo, entrando così in conflitto con i pescatori della zona. Hvaldimir non viveva con i suoi simili, anche se i maschi della sua specie entrano in gruppi molto numerosi che possono raggiungere i mille individui che si spalleggiano in ogni fase dell'esistenza, compresa la caccia e la difesa dai predatori. Lo stomaco di Hvaldimir al momento del ritrovamento però era vuoto, e da tempo le associazioni di difesa animale denunciavano un dimagrimento preoccupante, tanto da voler realizzare per lui un santuario.

Se i risultati preliminari dell'autopsia dovessero essere confermati anche nel rapporto finale, fugando il coinvolgimento diretto dell'essere umano, non sarà escluso che ad uccidere Hvaldimir sia stata proprio la confidenza acquisita durante l'addestramento e dopo che non gli ha permesso di occupare uno spazio nel suo ambiente naturale. Alla luce di ciò, l'uomo può dirsi innocente?

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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