Secondo l'ultimo rapporto dell'Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), il numero di specie animali sta diminuendo a livello globale a tassi senza precedenti nella storia. Dal rapporto si evince che circa 500 mila specie sono considerate "dead species walking", letteralmente "specie morte che camminano", un modo per definire come un grande numero di animali sia ormai destinato a scomparire per sempre in breve tempo. Inoltre entro la fine del secolo il 50% delle specie a rischio, circa 1 milione, si estinguerà.
Questi dati sono stati presentati dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) recentemente in una conferenza alla sede italiana del Parlamento Europeo del a Roma e sono a dir poco preoccupanti. Infatti, gli studiosi dell'IPBES, la massima autorità scientifica in tema di biodiversità, spiegano nel loro rapporto come solo nell'ultimo periodo ci sia stato un vertiginoso incremento del tasso d'estinzione. «Secondo il rapporto dall’inizio del XVI secolo in poi, almeno 680 vertebrati, dal dodo al lupo di Sicilia e la tigre di Tasmania si sono estinti, quasi sempre per cause umane – scrivono gli operatori di Ispra in un comunicato – Almeno il 9% di tutte le specie di mammiferi allevati per l’alimentazione o l’agricoltura sono state portate all’estinzione e almeno 1000 sono minacciate».
Alla conferenza dal titolo “Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature” hanno partecipato 82 esperti di scienze sociali, economiche e umanistiche che hanno presentato un quadro completo delle condizioni in cui versa la biodiversità mondiale, con un contributo particolare dato proprio dagli operatori IPBES. «Circa 1 milione di specie, un quarto di quelle conosciute, è a rischio d’estinzione – spiegano gli esperti dell'IPBES – Di queste specie, il 50% potrebbe estinguersi entro la fine del secolo in corso».
Un destino segnato, dunque, una ineluttabilità che ha portato gli autori a coniare l'espressione "dead species walking", ovvero "specie morte che camminano", facendo riferimento al modo con cui espressione che comunemente usano i carcerieri statunitensi per annunciare il tragitto che il condannato a morte compie fra la sua cella e la sala dell'esecuzione: "dead man walking". Stiamo parlando di circa 500 mila specie non ancora estinte, ma che a causa della distruzione e degradazione dei loro habitat e ad altri fattori legati alle attività umane come il sovra-sfruttamento, l'inquinamento, i cambiamenti climatici e la diffusione di specie aliene invasive, vedono ridurre le loro probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo.
Il rapporto dipinge, inoltre, un quadro generale delle condizioni dei diversi gruppi di animali: «Oltre il 40% delle specie di anfibi, quasi il 33% dei coralli che formano la barriera corallina e dei mammiferi marini sono a rischio di estinzione». Sempre secondo IPBES, la biomassa dei mammiferi selvatici è diminuita dell’82% e un uno studio recente calcola che il 94% della biomassa dei mammiferi terrestri oggi viventi sia rappresentata da esseri umani (36%) e animali domestici (58%). Per gli insetti, i dati disponibili fanno ritenere che almeno il 10% delle specie sia minacciato. Negli ultimi cento anni l’abbondanza media di specie autoctone, nella maggior parte degli habitat terrestri, è diminuita di almeno il 20%.
Alla fine il rapporto evidenzia anche dei lati propositivi. Esistono diverse visioni del mondo e sistemi di conoscenza influenzano il modo in cui le persone interagiscono e apprezzano la natura. Questi modi di vedere l'ambiente e i suoi abitanti possono essere suddivisi in quattro prospettive generali: "vivere dalla natura", ovvero la capacità della natura di fornire risorse per sostenere i mezzi di sussistenza, i bisogni e i desideri delle persone, come cibo e beni materiali; "vivere con la natura", ossia concentrarsi sulla vita degli organismi del pianeta non umani; "vivere nella natura", che evidenzia l'importanza della natura come ambiente che da senso e identità alle persone che ne fanno parte; "vivere come natura", ovvero percepire la natura da un punto di vista spirituale e psicologico.
Per gli esperti IPBES, spere come i cittadini vivono la natura dovrebbe essere la base sulla quale costruire le future politiche ambientali per far fronte il prima possibili alle situazioni presentate nel rapporto. Scenari preoccupanti sopratutto perché, secondo gli esperti, gli attuali tassi di estinzioni delle specie in natura sono da cento a mille volte superiori alla media delle estinzioni della storia del pianeta. Non c'è più modo di negare che stiamo vivendo una vera sesta estinzione di massa, ma non parliamo di una catastrofe causata dall'impatto di un meteorite o da un'improvvisa glaciazione, una nuova estinzione di massa sulla Terra ha un nome e un cognome ben preciso: Homo sapiens.