Thor, il potente dio del tuono della mitologia norrena, aveva due animali che trainavano il suo carro: non magnifici cavalli alati simbolo in molte culture di gloria e magnificenza, ma due modeste capre. Questi animali sono particolarmente importanti per i popoli del nord specialmente oggi, il solstizio d'inverno del 21 dicembre, giorno in cui le ore di luce sono al loro minimo e si festeggia lo Yule nei paesi nordici.
Dunque riprendiamo nella nostra mente l'immagine di Thor con i lunghi capelli biondi al vento, la pioggia scrosciante che batte sul suo corpo statuario e fra le mani il potente martello Mjöllnir. Il giovane dio in perenne lotta contro i giganti Jǫtnar che minacciano l'umanità è accompagnato nelle sue avventure da due animali formando un trio senza dubbio curioso: le capre Tanngnjóstr che significa letteralmente "che digrigna i denti"e Tanngrisnir, ovvero "denti sottili".
Osservare il mito e le tradizioni che ancora oggi molti popoli nordici portano avanti è un modo per poter ridare la giusta dignità a questi animali che ci accompagnano nel nostro cammino storico da circa 10 mila anni, e che noi diamo fin troppo per scontati.
La figura della capra nella mitologia norrena
Quando parliamo di Tanngrisnir e Tanngnjóstr che tirano un carro la prima immagine che ci viene in mente è sicuramente comica: i due piccoli ungulati che belano mentre sopra il mezzo di trasporto se ne sta seduto un dio che, visto così, non sembra più tanto glorioso. La loro presenza nella mitologia è attestata nell'Edda in prosa, un manuale di poetica norrena scritta nel XIII secolo, ma che si rifà a fonti tradizionali precedenti.
Lo scritto parla di come il dio un giorno, ospitato a casa di due contadini molto poveri, offra le capre in dono per poter placare la loro fame e banchettare tutti insieme. Il giorno dopo, però, preso dallo sconforto della perdita dei suoi fidati compagni, Thor decide di levare il suo martello e grazie al suo potere divino fa resuscitare gli animali.
Inoltre, a dimostrazione dell'affezione del dio nordico verso questi animali, nel poema Hymiskviða viene descritto come Thor dovendo affrontare una dura battaglia fra esseri immortali con poteri divini e data la pericolosità dello scontro mette al sicuro gli animali, descritti come "dotati di splendide corna", affidandoli a un uomo di nome Egil nel regno di Midgard. Nello stesso poema, poi, viene descritto con un così grande attaccamento ai due ungulati che gli viene addirittura affibbiato l'epiteto "signore delle capre".
Persino nell'adattamento Marvel il mitico eroe non viaggia mai separato dai due animali. Nonostante egli possa volare grazie al suo martello, infatti, quando ha bisogno di trasportare dei passeggeri può evocare Tanngrisnir e Tanngnjóstr e nell'universo creato da Stan Lee le due capre hanno un ruolo di vitale importanza. Ad esempio in una delle avventure del supereroe i due animali sono di vitale aiuto quando un villaggio asgardiano viene attaccato e il dio del tuono decide di affidare alle capre il salvataggio di tutti i bambini presenti. I due erbivori fanno persino il loro debutto live-action nel film "Thor: Love and Thunder", che però affida loro più che una parte chiave nella storia, il ruolo di spalla comica.
La domesticazione della capra e la co-evoluzione con l'uomo
Dunque torniamo al 21 dicembre, ma questa volta capovolgiamo il nostro punto di vista. Per la tradizione cristiana questa giornata è legata agli ultimi preparativi per il Natale, la tradizione scandinava e germanica però prevede la celebrazione della festa di Yule dove vengono create caprette fatte di paglia per adornare le proprie dimore in segno di buon auspicio, le stesse che accompagnavano Thor nelle sue avventure.
La leggenda di Thor è soltanto una delle tante espressioni culturali che parla del viaggio dell’uomo e delle capre, una storia che dura da circa 10.000 anni. Secondo alcuni studi la domesticazione della capra è avvenuta probabilmente in Persia intorno al 10.000 a.C. Era un animale estremamente apprezzato per la sua adattabilità, tanto da essere diffuso in ogni angolo del Globo, a partire da alcune migrazioni del VII secolo a.C. che la portarono fino in Estremo Oriente, Africa e Europa.
Si ritiene che la prima specie a incontrare l'uomo e iniziare questo percorso fu l'egagro (Capra aegagrus) nei Monti Zagros, la catena montuosa più estesa in Iraq e Iran. Queste prime capre addomesticate accompagnavano i primi agricoltori neolitici, una vera e propria scintilla che ha fatto esplodere quelle che oggi sono le oltre 300 razze conosciute. Questo è uno dei principali risultati dell'allevamento che ha selezionato artificialmente caratteristiche utili all'uomo in una visione nettamente antropocentrica in cui ogni animale in qualche modo deve essere utile all'uomo.
Le capre, però, non sono solo questo e miti e leggende come quella del dio norreno Thor dovrebbero essere viste come vere e proprie testimonianze di una relazione millenaria, convivenza così lunga che alcuni esperti ritengono abbia influenzato non solo questi ungulati, ma anche l’essere umano stesso.
Ad esempio, un progetto che vuole approfondire questo aspetto è Vocapra dell’Università di Milano Statale di cui abbiamo già parlato su Kodami intervistando le creatrici stesse dello studio. Le ricercatrici vorrebbero realizzare un'app per smartphone simile a un Google translate per i belati delle capre e sostengono che gli esseri umani possono comprendere a grandi linee cosa ci vogliono comunicare vocalmente proprio per la convivenza storica che abbiamo avuto con loro.
Insomma, ridiamo il giusto valore a questi animali, proprio a partire dalle magiche e mitologiche capre del dio del fulmine. Non più semplici animali che tirano un carretto, ma destrieri risorti al quale è affidato l'importante compito di accompagnare una delle divinità più importanti del pantheon nordico. Allora è arrivato il momento di riscrivere l'immagine che abbiamo dipinto all'inizio, il cielo diventa nero e rombanti fulmini squassano il cielo, la pioggia battente scroscia sul possente corpo di del figlio di Odino e inonda anche il fiero manto di questi due ungulati: lassù, nel cielo cupo a vegliare sulla sorte dell'umanità Thor non è più solo.