Nei canili troppo spesso ci vanno a finire cani che sono liberi sul territorio e nei quartieri. Questa, per molti di noi, è una grandissima sconfitta. Soprattutto chi vive in zone del nostro paese che culturalmente non sono abituate a vedere cani che convivono sul territorio liberi e a stretto contatto con le persone, potrebbero pensare che quei cani siano in difficoltà o peggio, siano una minaccia. Una volta finiti in canile, però, non sempre possono tornare in libertà accuditi e ciò significa condannarli ad una vita di reclusione senza alcuna colpa.
Ian è un cane di taglia medio grande, pelo folto, occhi sicuri, sguardo deciso. Un cane eccezionale come mi raccontano Evelina Gasperi e Erik Loetine che sono i fondatori del Dog Ranch di Sassello. Ian non ha una storia particolarmente difficile alle spalle, anzi: è un cane che per buona parte della sua vita ha potuto vivere libero in un paese vicino Palermo. Nella zona in cui viveva Ian, nessuno aveva mai avuto problemi con lui: si faceva i suoi giretti, dormiva al fresco dei cespugli del parco cittadino d’estate e al caldo degli androni dei palazzi d’inverno. Sapeva bene quali erano i punti di ristoro dove gli veniva offerto del cibo e di chi ci si poteva fidare. Il tetto della sua casa era il cielo sopra la sua testa e non disdegnava accompagnare in giro qualche turista ogni tanto in cambio di “una mancia”. Non aveva mai dato problemi ad incontrare gli altri cani anche se in un paio di circostanze aveva fatto capire che non accettava sconfinamenti di territorio da parte di altri cani a zonzo. Questa sua caratteristica di essere molto chiaro con gli altri cani l’ha mantenuta nel tempo: un cane di quella taglia, del resto, se decide di dire le cose in maniera seria lo sa fare e può contare sulla sua prestanza fisica.
Oggi Ian ha 11 anni, forse il fisico non è più quello di un tempo ma gode di ottima salute e sa spiegarsi ancora bene con i suoi simili. Accetta volentieri la compagnia delle persone ma le possibilità che un cane venga adottato a questa età sappiamo tutti che sono molto poche, purtroppo. Cosa sia successo a Ian per essere stato accalappiato e portato in canile non lo sapremo mai con certezza. Chi lo seguiva sul territorio, pur non avendolo mai inserito in un meccanismo chiaro di accudimento che per legge prevede un microchip di identificazione e un referente sempre in contatto coi servizi veterinari di competenza, non aveva mai notato da parte dei cittadini una lamentela o un problema. A chi dunque poteva dare fastidio Ian? Fatto sta che malgrado la vicinanza del paese e i giretti che faceva per ricomparire solitamente dopo un paio di giorni, arrivò un momento di cui si persero le sue tracce. I volontari, visto il tempo trascorso, pensarono purtroppo al peggio e così i paesani: d’altronde, la libertà prevede anche dei pericoli ma in tutti quegli anni Ian non si era mai cacciato in situazioni difficili. Mai una rissa con un cane, mai un incidente, mai un problema di salute. Passarono diversi mesi fin quando da alcune foto, i volontari risalirono alla sua cattura: Ian si trovava in canile a Palermo, da tempo ormai e come ci era finito non fu mai chiaro.
L’arrivo al Dog Ranch per Ian, spirito libero
Chi si occupa di cani sa che c’è un periodo di tempo entro il quale si deve fare in modo che un cane sul territorio si possa nuovamente reinserire. Non c’è una costante in questo ma, studiando i cani, non si fa difficoltà a capire che il territorio, l’accesso alle risorse sul posto e la presenza di altri cani o gruppi di cani sono delle variabili che devono essere analizzate con precisione e soprattutto tener conto chi è il cane che si va a rimettere in libertà. Nel caso di Ian, purtroppo, questo non fu possibile. Nonostante gli sforzi di valutazione, la situazione avrebbe potuto creare enormi problemi a lui, ai cani che avevano preso il suo posto in paese e ai cittadini stessi. Con grande rammarico, si poteva fare solo una cosa: farlo uscire da quel canile che, seppur in pochissimo tempo, lo aveva portato ad un livello di stress esagerato: pensateci voi, un attimo, a vivere da sempre liberi e finire in una cella di pochi metri quadri, dal giorno alla notte che effetto può fare. Bisognava però trovargli una sistemazione degna.
Quando Erik ed Evelina furono contattati dai volontari non si tirarono indietro: il Dog Ranch ha degli spazi grandi, Ian non aveva problemi con persone ed altri cani e una possibilità gliela si poteva offrire. Nonostante ciò, Ian di certo non può dimenticare la sua storia: è un cane di quartiere, vissuto per anni libero dai condizionamenti e non si è adattato alla vita del rifugio, per quanto a sua misura. Appena arrivato infatti, decise subito in autonomia di evadere dai grandi spazi del Dog Ranch per andarsi a fare le sue passeggiate in autonomia: durante la sua ricerca Erik ricorda di averlo incontrato che con tutta calma faceva ritorno al rifugio. Cosa aveva fatto in quelle ore Ian? Semplicemente quello che era solito fare nella sua vita! Era andato in paese a distanza di diversi chilometri a vedere che aria tirava, con quell’atteggiamento sicuro come se pensasse: “Sai mai che qualcuno sgancia un po’ di cibo o, come per magia, io mi ritrovi nel paese che mi ha dato la cittadinanza per tanti anni”. Ian era poi appunto rientrato da solo e aveva fatto anche una sosta al fiume per farsi un bagno prima di riprendere la via verso il Dog Ranch. Ian semplicemente ha cercato quelle esperienze che era solito fare e su cui ha edificato la sua autonomia, il suo carattere, la sua competenza con cani e persone e tutta la sua socialità.
Ma chi siamo noi per decidere davvero cosa dovrebbe fare o no un cane libero?
In queste settimane congiunta alla campagna #VacanzaBestiale lanciata da Kodami, noi “gente che parla di cani” ci stiamo impegnando a lanciare un altro messaggio importante per chi si appresta a vivere le sue vacanze in giro per lo stivale o per altri paesi. Vogliamo che le persone sappiano che una grandissima percentuale di cani nel mondo vive libero ed è una percentuale molto più alta di quelli che sono i nostri cani da compagnia, che condividono cioè con noi la vita a stretto contatto.
Ian era uno di questi cani: un cane libero e accudito sul territorio in un quartiere, in una regione d’Italia che lo permette anche a livello legislativo. Chiunque abbia avvertito i servizi competenti, dovrebbe sapere che se anche mancava un codice di identificazione e i volontari erano stati troppo lassi su questo, Ian era un cane ben voluto e integrato. Dobbiamo batterci per una integrazione sempre più responsabile e possibile dei cani se dichiariamo costantemente di amarli e volergli bene. Ma il rispetto e l’affetto passano dall’accettazione dell’altro e da una reciproca conoscenza. Conoscenza del fatto che Ian, oggi, a 11 anni suonati, forse non sarà mai adottato perché dovremo incontrare per lui persone che si fidano a tal punto da lasciargli fare i suoi giretti in autonomia. Sarà molto difficile trovare qualcuno che non consideri dormire sotto i cespugli e in ogni stagione un problema e che in virtù della sua età e degli acciacchi futuri che potrà avere non lo costringa a stare dove lui non desidera stare.
Immaginate quanto sia difficile lasciare autonomia ad un cane a cui non devi insegnare come non finire sotto un'auto perché lo sa già, come non andare a fare bisboccia con altri cani perché lo sa già e allo stesso tempo convincere le persone che il rispetto di questa autonomia non fa di te una persona meno attenta al cane o un pet mate poco responsabile. Quando viaggiate in giro per il mondo, osservateli questi cani che in alcune zone hanno ancora la possibilità di vivere autonomamente e accuditi, integrati e liberi di scegliere. Osservate quanta competenza hanno nell'attraversare strade e paesi, quanta calma possiedono stesi fuori da un bar mentre i vostri cani spazzolerebbero tutte le molliche a terra tirando al guinzaglio come se non mangiassero da mesi. Osservateli nel loro saper stare bene come presenze silenziose ed educate, agli angoli di strade e piazze, senza che nessun educatore gli abbia mai insegnato nulla. Perché i cani come Ian la loro vita se la sono costruita sulla strada con semplicità e rigore, un giorno alla volta, con l’aiuto di tanti cittadini che per fortuna danno ancora valore a questo modo di stare nel mondo. Non so se riusciremo a trovarti una sistemazione adeguata ai tuoi talenti Ian, ma rimani un cane eccezionale e capace di grandi cose. Fortunato chi potrà condividerle con te.
- Per info su Ian: segnalazioni@kodami.it o contatto diretto con Dog Ranch.