Gli episodi di morsicature da parte di cani a persone rappresentano un serio problema per la salute e l’incolumità delle persone. Inoltre, indistintamente se avvengono in ambito domestico o in luoghi pubblici, o se i responsabili sono cani con o senza un pet mate di riferimento, possono rappresentare un problema di benessere animale, a causa della successiva gestione del cane morsicatore e perché possono essere causa di allontanamento del cane.
Capire bene quali sono le dinamiche con cui questi episodi avvengono e quali sono le cause scatenanti può aiutare a mitigare o abbattere i principali fattori di rischio.
In questo, le pubblicazioni scientifiche ci possono aiutare. Nel 2018, uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Liverpool ci conferma come nella maggior parte dei casi questi incidenti siano accomunati da pattern comuni che ce ne suggeriscono la prevedibilità, e quindi la prevenzione.
Lo studio
Per lo studio sono stati analizzati 143 video che ritraggono almeno un episodio di morsicatura. Dal campione oggetto di studio sono stati previamente scartati tutti i video che ritraevano morsi da gioco e morsi in circostanze controllate come, ad esempio, in sessioni di addestramento.
Nell’analisi dei video sono state osservate le caratteristiche:
- della vittima (genere e classe d’età);
- del cane (taglia e razza);
- del contesto (inizio dell’interazione e localizzazione);
- del morso (localizzazione, intensità e gravità).
Per quanto riguarda l’interazione tra la persona e il cane, sono state osservate più nel dettaglio alcune caratteristiche, come ad esempio:
- presenza di risorse (cibo, giocattoli, premi, ossa, ecc.);
- contatto con accezione positiva da parte delle persone (baci, abbracci, manipolazione, parlare con il cane, dirigersi verso il cane, ecc.);
- momento del riposo del cane;
- interazioni non positive per il cane (sollevamento da terra, taglio delle unghie, strattoni al guinzaglio, ecc.);
- situazioni di paura (spaventare il cane, calpestare o cadere sul cane, tirargli il pelo, ecc.);
- territorialità (difesa di spazi privati come il giardino di casa);
- morsicature in spazi pubblici;
- interazione di gioco.
Nel momento dell’interazione precedente all’episodio di morsicatura, gli studiosi hanno anche osservato e classificato i comportamenti del cane che avessero come finalità l’evitamento del morso. Ad esempio:
- segnali di calma (es. leccarsi il naso, girare la testa, sbadigliare o scrollarsi);
- comportamenti motori e sue caratteristiche (es. movimenti non rettilinei e loro ritmo);
- posture (corpo, coda, orecchie);
- tensione del corpo;
- vocalizzazioni.
Per descrivere, invece, il comportamento umano precedente al morso, sono stati inclusi i seguenti comportamenti:
- macro-movimenti vicino al cane (movimenti improvvisi del corpo, stare in piedi sul cane muovendo arti o oggetti, ecc.);
- grida e altre vocalizzazioni;
- posizione e altri movimenti del corpo considerandone la direzione e il ritmo;
- tipologia di contatto fisico con il cane.
I risultati dello studio e le seguenti riflessioni
Nei 143 video sono state osservate 372 morsicature. Gli autori, grazie alla statistica, hanno svolto un’analisi di correlazione tra tutte le variabili.
Rispetto alle razze canine, questa metodologia conferma i risultati di alti studi condotti tramite raccolta dati a seguito di denunce o osservazioni di cartelle cliniche di pazienti recatisi al Pronto Soccorso. Tranne che per i Chihuahua, che forse a causa delle loro piccole dimensioni è meno probabile che causino gravi lesioni, le razze principalmente responsabili corrispondono e sono i meticci (probabilmente perché maggiormente presenti nelle case delle famiglie), seguiti da Pastori Tedeschi, Labrador Retriever, Terriers e Pit Bull. I risultati riguardo alla morfologia dei cani sono interessanti in particolare come strumento per confutare l’aggressività etichettata ad alcune razze, stigmatizzate da fattori sociali, come ad esempio le leggi sui cani pericolosi.
Tornando allo studio, anche la tipologia delle vittime conferma la letteratura precedente. Bambini e uomini sono le persone principalmente a rischio, ciò dovuto da fattori comportamentali e dalla tipologia di manipolazione. La maggior parte dei morsi sono rivolti agli arti, seguiti da morsi alla zona del viso e del collo, ancor più frequenti in bambini e neonati.
Tra i risultati possiamo anche brevemente discutere quelli riguardanti il comportamento canino ed umano precedente all’attacco. Nei cani sono stati generalmente notati in media almeno 30-35 secondi prima dell’evento del morso tutti quei cambiamenti della postura del corpo e della posizione delle orecchie e i segnali di calma, i movimenti lenti e il ringhio. In questo contesto lo stimolo umano avversivo, dall’altra parte, non veniva solitamente interrotto.
L’osservazione ci permette di riflettere sul fatto che una persona che interagisce con un cane ha spesso il tempo di modificare il suo comportamento in risposta a questi segni, con il fine di prevenire il morso.
I comportamenti umani che nei video scaturivano con maggiore violenza e velocità la risposta del morso sono quei comportamenti di manipolazione e costrizione, anche in contesti di alta confidenza tra vittima e animale. I risultati enfatizzano la necessità di educare i pet-mate all’idea che tutte le interazioni con un cane, e in particolare le interazioni tattili, devono essere reciprocamente consensuali e che vi è la necessità di sviluppare una maggiore comprensione della comunicazione del cane.