Il mondo della salute animale è a un punto di svolta. Entro tre mesi, l'emendamento approvato dalla Commissione Bilancio alla Camera sarà legge: i veterinari italiani potranno prescrivere farmaci a uso umano con lo stesso principio attivo di cui cane o gatto hanno bisogno. Dietro questo risultato c'è la deputata del PD Patrizia Prestipino.
Onorevole, è un risultato storico per il mondo animalista
Sì, è stata una battaglia di civiltà che porto avanti da tre anni ma che non poteva più essere rimandata. Gli animali devono tornare al centro del dibattito politico perché sono un affetto e non un lusso, li prendiamo per amore e quando amiamo qualcuno facciamo di tutto per salvarlo.
Ma non tutti potevano permetterselo
La mia gatta ha una cardiopatia e deve assumere quattro farmaci veterinari per un costo fisso di 350 euro al mese, ho pensato: “E chi non può spendere cifre simili?”. L'equivalente in farmaci umani costerebbe invece 50 euro. Una bella differenza. Ho ricordato al mio partito da che parte dobbiamo stare e cioè da quella dei più deboli e dei cittadini, non certo delle lobby farmaceutiche.
Qual è il punto rivoluzionario di questo emendamento?
Finalmente gli animali tornano al centro del dibattito politico e agli italiani si offre un risparmio immediato senza costi per lo Stato. Non solo: pensiamo a canili o oasi feline gestite dalle amministrazioni locali, presto i Comuni potranno risparmiare e curare ancora meglio i loro ospiti.
In questi giorni ha ricevuto centinaia di messaggi di ringraziamento, come vivevano le famiglie questa disparità economica?
Come una ferita che stava sanguinando troppo e le emorragie vanno bloccate. Fino a quanto si può sopportare? Nella storia italiana certi tabù, come il diritto al divorzio o all'aborto, non sarebbero mai caduti senza le battaglie politiche e così è stato per questo diritto alla cura degli animali familiari.
Sempre più italiani convivono con un cane o un gatto, i costi sono aumentati?
I dati ufficiali parlano chiaro, nei primi 10 mesi del 2020 le famiglie italiane hanno speso 1,2 miliardi tra cure, toelettatura e cibo. Durante il lockdown gli animali non sono stati abbandonati, al contrario c'è stato un aumento delle adozioni. Gli animali rappresentano una risorsa per il benessere psicofisico delle persone, per questo c'era bisogno di un nuovo focus e che gli italiani fossero aiutati anche economicamente.
Onorevole, dopo questa vittoria si ferma qui?
No, la prossima grande sfida sarà quella di abbassare l'iva sulle prestazioni veterinarie, pensiamo a cosa significherebbe avere l'iva al 5% invece che al 22% ma bisogna trovare le coperture finanziare per lo Stato.
Dove troverete le risorse economiche?
Si potrebbe usare una parte del recovery fund. Come è possibile che non ci sia un capitolo animalista nel piano di recupero? Ecco che si potrebbero coprire i mancati introiti derivati dall'abbassamento dell'iva; questa sarà la seconda battaglia di civiltà di cui mi occuperò.