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9 Dicembre 2021
12:40

I regali di Natale solidali del WWF per salvare le specie a rischio

A Natale è possibile sostenere il Wwf acquistando uno dei peluche con protagonisti gli animali che, tra i cambiamenti climatici e l’impatto umano, stanno rischiando una rapida estinzione.

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Sull’onda dell’entusiasmo di far felice chi riceve nostri regali, troppo spesso si pensa che il Natale sia l’occasione giusta per mettere sotto l’albero un grande pacco con un bel fiocco rosso da cui uscirà fuori un tenero cucciolo. Kodami ha lanciato quest'anno #Nontiscarto, la nostra campagna di sensibilizzazione, corredata da contenuti come il nostro questionario MiFido, per sostenere le persone al fine di un percorso per adozioni consapevoli: la maggior parte dei cani che vengono infatti regalati a Natale sono quelli che poi finiscono in canile in estate per abbandoni o cessioni di proprietà.

Oltre alla gioia di chi aprirà quella scatola, infatti, bisogna tenere conto anche di qualcos’altro. E cioè che quell’animale non sarà e non dovrà essere solo un regalo. Infatti, si tratterà di un’adozione vera e propria, ovvero un'assunzione di responsabilità nei confronti di un essere con delle precise esigenze da soddisfare.

Quindi, se così non dovesse essere allora è meglio rivolgersi verso altro. Per esempio sostenendo il WWF Trentino, l’organizzazione che da più di 60 anni lotta per difendere l'ambiente e le specie più a rischio, con l’acquisto di un peluche con protagonisti gli animali che, tra i cambiamenti climatici e l’impatto umano, stanno rischiando una rapida estinzione.

L'orso sempre più a rischio

Tra questi c’è sicuramente l’orso,  il più grande e carismatico carnivoro europeo e del Nord-America, inserito nella lista rossa delle specie minacciate di estinzione dell’IUCN, l'Unione internazionale per la conservazione della natura. In Italia ne vivono due nuclei sulle Alpi, il primo nel Trentino occidentale e l'altro nel Tarvisiano e zone di confine tra Friuli Venezia Giulia, Austria e Slovenia. Il terzo è costituito dalla sottospecie endemica “marsicanus” dell’Appennino centrale.

Purtroppo le popolazioni italiane sono quelle più a rischio, pur esistendo norme nazionali e internazionali a proteggerle. Il numero già molto limitato di esemplari, infatti, viene costantemente minacciato da un lato dal bracconaggio con lacci, veleno e armi da fuoco, dall’altro dagli incidenti stradali in cui restano vittime gli animali.

L'habitat dell'orso, infatti, si restringe sempre di più per fare spazio a strade, centri abitati, ferrovie e diverse altre infrastrutture che frammentano il loro spazio vitale, compromettendo la sopravvivenza a medio e lungo termine della specie.

Ogni anno muoiono 300 lupi

In Italia ogni anno, si stima che muoiano uccisi da fucilate, veleno e trappole o investiti dalle auto, tra i 200 e i 500 lupi. Pur non rappresentando una minaccia diretta per l’uomo, le predazioni che il lupo commette ai danni del bestiame domestico, suscitano proposte estreme per risolvere il problema.

L’ultima, ma solo in ordine di tempo, quella del ministro della Transizione Energetica, Roberto Cingolani, il quale ha parlato nuovamente di abbattimenti come soluzione per diminuire gli attacchi. In un post su Instagram l’organizzazione ha risposto al ministro spiegando che continuare a parlare di abbattimenti per risolvere il conflitto tra lupo e allevatori, significa ignorare le più recenti pubblicazioni scientifiche in merito.

Le quali dimostrano come l’unica soluzione sia lavorare sulla prevenzione come cani da guardiania, recinzioni elettrificate e altre strategie innovative in fase di sperimentazione anche in Italia, e nell’assicurare una struttura sociale stabile dei nuclei familiari di lupo.

Altro rischio per la sua sopravvivenza, l’incrocio con i cani randagi è un elemento di rischio perché fa perdere, da una generazione all’altra, gli adattamenti acquisiti nel corso di migliaia di anni e rischia di creare un animale poco timoroso dell’uomo e con maggiore propensione ad aggredire il bestiame domestico.

La tutela del panda

Il progetto di tutela del panda gigante, diventato il simbolo dell’organizzazione, realizzato con governi e comunità locali, ne ha scongiurato l’estinzione e ha permesso un aumento del 68 per cento in 40 anni. Una crescita che ha permesso che il panda venisse tolto ufficialmente dall’elenco delle specie “in pericolo”.

Il rischio per la sua sopravvivenza è dovuto, anche in questo caso alla distruzione continua dell’habitat in cui trova il suo nutrimento. Il panda è legato, infatti, alle foreste miste di bambù della Cina sud-occidentale, nelle province del Sichuan e sui monti Qin nello Shaanxi, ma la continua deforestazione con la conseguente costruzione di dighe o centri urbani, porta gli animali a spostarsi maggiormente, trovando sempre più difficoltà nel trovare il suo necessario sostentamento ed esponendosi al bracconaggio e a molti altri rischi.

Oggi questo straordinario mammifero è relegato a una ventina di aree residue, per una estensione complessiva di circa 23.000 chilometri quadrati.

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Simona Sirianni
Giornalista
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