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14 Novembre 2022
17:30

I ratti ascoltano Mozart e tengono il tempo

In un nuovo studio, dei ratti al quale è stato fatto ascoltare per un minuto un brano di Mozart sono riusciti a tenere il ritmo della musica, dimostrando come il senso del ritmo sia innato in questi animali.

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Un dito che tamburella su un tavolo, un piede che si muove su e giù e una testa che ciondola a ritmo. Quando parte un brano musicale particolarmente avvincente a tutti viene spontaneo tenere il tempo, anche agli animali. Un team di ricercatori, infatti, ha fatto ascoltare a un gruppo di ratti la Sonata per due pianoforti di Mozart in re maggiore e ha scoperto che i roditori riescono a tenere il ritmo.

Leggendo della scoperta la fantasia corre veloce e subito ci troviamo in un film della Disney. Ratti con grandi occhi e volti espressivi fanno ondeggiare le proprie code a ritmo di jazz e piccole zampe battono rapide su strumenti musicali improvvisati con barattoli di latta e lacci di scarpe. Non siamo, però, in una versione alternativa e poco fantasiosa di un film del colosso dei cartoni animati, che in questo universo parallelo potrebbe chiamarsi "gli Aristoratti", e quando i roditori tengono il tempo muovono semplicemente il capo in basso e in alto a ritmo di musica.

A effettuare il peculiare esperimento è stato un gruppo di ricercatori dell'Università di Tokyo, in Giappone, che ha pubblicato i risultati sulla rivista science Advances.

Gli animali che tengono il ritmo

È innegabile: ci sono persone che sono estremamente portate per la musica, e altre che non sanno bene come muovere i propri arti a tempo e quando ballano sembrano marionette manovrate da un in inesperto burattinaio. Secondo diversi studi, tra cui uno pubblicato sulla rivista Music Perception nel 2006, il senso del ritmo e la nostra capacità di muoverci a tempo sono abilità innate scritte nel nostro codice genetico. Per molti anni gli studiosi hanno ritenuto fossero caratteristiche tipicamente umane, ma nel corso del tempo sono stati effettuate molteplici osservazioni su come la musica fosse presente anche in altri animali.

Su Kodami diverse volte abbiamo illustrato come gli animali possiedono un ritmo nelle proprie vocalizzazioni e come questo sia un elemento importante nella costruzione di legami sociali. Uno studio condotto sulle canzoni dell'uccello beccaio bianconero (Cracticus nigrogularis), ad esempio, mostra come l'ordine degli elementi del canto nelle loro vocalizzazioni è fortemente legato al tempo ritmico in modo molto simile a quello umano.

Per poter comprendere meglio il fenomeno possiamo pensare che, proprio come avviene nelle canzoni umane, anche ogni canzone del beccaio bianconero può essere scritta su carta. Ogni nota è ritmicamente collegata a quella successiva e l'intero sparito segue un tempo che è scritto all'inizio del pentagramma. Insomma, a tutti gli effetti sembra vera e propria musica.

Quando pensiamo a ritmo e musicalità, però, non sono solo gli uccelli a farla da padrone. Uno gruppo di ricerca tedesco in uno studio sugli iraci, parenti pelosi e più piccoli degli elefanti, ha evidenziato che questi mammiferi per poter corteggiare efficacemente una femmina hanno bisogno di intonare canti con una cadenza e una frequenza ben precisa.

Secondo i ricercatori il loro canto è un segnale definito dagli esperti "onesto" in quanto, a seconda dello stato di salute dell'animale, il canto avrà un ritmo più o meno regolare. Questo tipo di segnali sono frequentemente utilizzati nel mondo animale per mostrare al partner in maniera inequivocabile che si è la scelta giusta per procreare.

Non risulta assurdo, dunque, pensare che anche i ratti possono "andare a ritmo di musica", ma i ricercatori dell'Università di Tokyo si spingono un passo oltre: secondo loro il ritmo di questi animali è innato.

I ratti hanno un senso del ritmo innato

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Uomini e donne che muovono la testa a ritmo di musica nello studio di Ito et Al. 2022

Gli studiosi giapponesi hanno osservato e registrato il comportamento di un piccolo numero di ratti e lo hanno confrontato con quello di alcuni esseri umani. A entrambi è stato fatto ascoltare un minuto dalla Sonata per due pianoforti di Mozart in re maggiore con quattro diversi tempi: 75%, 100%, 200% e 400% della velocità originale. Come previsto gli esseri umani riuscivano a trovare bene o male il giusto ritmo e ondeggiavano la testa riuscendo anche a prevederlo. Ciò che ha sorpreso di più gli studiosi, però, è stato il comportamento dei roditori: in alcuni piccoli segmenti di video anche loro muovevano il capo a tempo, dimostrando di riuscire a seguire il ritmo della musica senza che nessuno gli avesse insegnato a farlo.

Un'atra cosa interessante evidenziata dallo studio è che sia ratti che esseri umani hanno un intervallo di tempo ben preciso con cui riescono meglio a seguire il ritmo. Entrambi hanno dimostrato di riuscire ad andare a tempo in modo più chiaro fra i 120 e i 140 battiti per minuto (bpm), il che conferma come la scelta del brano di Mozart fatta dai ricercatori non sia stata per niente casuale: il tempo originale della melodia, infatti, è di 132 battiti per minuto.

Secondo gli autori questo è il primo studio al mondo che ha dimostrato in questo modo come la ritmicità negli animali sia innata, anche se per effettuare queste affermazioni è sicuramente necessario approfondire le ricerche. Il campione preso dagli scienziati, infatti, è troppo piccolo per poter realizzare a tutti gli effetti una vera statistica. Parliamo di osservazioni fatti solo su 10 ratti e 20 persone.

In ogni caso lo studio risulta un'affascinante visione della mente animale e offre ottimi spunti di riflessione riguardo a cosa significa nell'evoluzione dell'uomo lo sviluppo del ritmo e della musica stessa. In futuro gli studiosi giapponesi vorrebbero approfondire le ricerche rivelando le dinamiche neurali dietro la percezione della musica e la ritmicità per aiutare lo sviluppo di intelligenze artificiali (IA) che compongono musica. 

Questo futuro in cui delle macchine si cimentano in lavori artistici non è affatto lontano, anzi siamo nell'epoca d'oro delle IA che utilizzano la matematica per esprimere delle forme d'arte. I primi lavori in cui un computer ha composto della musica risalgono alla metà del 900 e oggi le IA come AIVA, un software che utilizzi complessi algoritmi per generare musica, sono all'ordine del giorno.

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