I grandi felini sono conosciuti per essere feroci predatori, ma a quanto pare coltivano in tutti i sensi una grande passione per il "giardinaggio". Una nuova ricerca pubblicata su Springer Nature dimostra che i puma (Puma concolor), dopo aver banchettato ed essersi riempiti la pancia, lasciano dietro di sé le carcasse delle loro prede che decomponendosi liberano sostanze nutritive che garantiscono il sostentamento delle piante che, a loro volta, favoriscono l'avvicinamento di ulteriori prede.
A quanto pare i puma, oltre ad essere carnivori estremamente affascinanti, sono incredibilmente furbi. Il puma è un predatore diffuso prettamente negli Stati Uniti e dal punto di vista genetico è molto simile al gatto, ma sicuramente è molto meno docile. A differenza del gatto, poi, il puma raggiunge quasi i 130 cm di lunghezza non contando la coda che da sola misura tra i 65 e gli 80 cm, per non parlare del peso che si aggira tra i 50 e i 70 kg nei maschi adulti. Considerando tali misure, se mettessimo su un piatto della bilancia un puma, per controbilanciare il suo peso sarebbero necessari all'incirca 10 gatti. Sono noti anche come leoni di montagna, infatti il colore del loro manto ricorda quello del leone anche se appena nati i cuccioli presentano anelli evidenti sulla coda. Queste forme tendono però a svanire durante i primi anni di vita portando l’animale a modificare il colore del suo manto.
Proprio come tutti i felini, sono predatori strategici e sono soliti cacciare in luoghi dove le loro prede sono facilmente disponibili. Per indagare sulla sua tecnica di caccia il team di ricercatori della Washington State University e dell'organizzazione no profit Panthera ha identificato 65 siti di caccia della specie del Greater Yellowstone Ecosystem, negli Stati Uniti occidentali, monitorando gli esemplari grazie all'aiuto dei collari GPS.
Attraverso l'analisi dei dati gli scienziati hanno scoperto che solo il 4% del territorio costituiva la zona di caccia del puma, ma notizia ancora più interessante, lo studio dei campioni di suolo e piante raccolti in questi siti ha rilevato un'elevata quantità di nutrienti.
In particolare si è visto che la presenza di carcasse alterava nei suoli e nelle piante nell'area sia l'azoto totale che il δ15N, ovvero un isotopo spesso utilizzato come tracciante del flusso di nutrienti tra diversi organismi e attraverso le reti alimentari. Ciò ha suggerito loro che le piante stessero assorbendo notevoli quantità di azoto dalle carcasse. «I puma contribuiscono ogni giorno con oltre un milione di kg di carne al sostentamento degli ecosistemi, migliorando la qualità del suolo e della vita delle piante, nutrendo centinaia di specie e conservando la salute dei loro ecosistemi e della rete di vita complessiva del nostro pianeta», spiega Mark Elbroch, coautore dello studio.
Una domanda sorge spontanea però: cosa ci guadagna il puma? La risposta è semplice: più cibo! Il suolo arricchendosi di nutrienti favorisce la crescita della biomassa vegetale che a sua volta attira un gran numero di prede. Praticamente è come se il puma ordinasse cibo a domicilio.
Questo studio ha permesso di comprendere meglio il funzionamento degli ecosistemi mettendo in risalto come ogni specie svolga un ruolo chiave e sia strettamente necessaria per il mantenimento delle catene alimentari e del loro equilibrio. È sempre bene ricordarsi che tutti gli esseri viventi sono tra loro "incatenati" e connessi. Se viene a mancare anche solo un anello, la catena si indebolisce.
«Questa scoperta potrà essere utile a coloro che si prendono cura del benessere della fauna selvatica e degli habitat selvatici che sostengono tutti gli esseri viventi – afferma Elbroch – Queste scoperte dimostrano ancora una volta il valore e la necessità di conservare i puma delle Americhe».