I procioni (Procion lotor) in America offrono non pochi grattacapi ai gestori della fauna selvatica poiché sono animali noti per rovistare nei cassonetti dell'immondizia in città e per essere estremamente furbi e adattabili. Fino a oggi gli addetti ai lavori hanno prestato più attenzione agli individui particolarmente ribelli ma un nuovo studio suggerisce il contrario: sono i più docili a essere più scaltri.
Per i procioni le città sono luoghi pieni di opportunità e gli autori di questa nuova ricerca lo sanno molto bene. L'esperimento alla base di questa scoperta è stato condotto da alcuni ricercatori dell'Università dell'Oklahoma e i risultati sono stati pubblicati su Journal of Experimental Biology.
L'astuzia dei procioni
Particolarmente invase da questi mammiferi sono molte città dal Nord America che, per via della cattiva gestione degli animali selvatici e della scarsità di regole di cordiale convivenza con loro, hanno intrapreso una vera e propria guerra contro il procione. Una fra queste città è Laramie, capoluogo della contea di Albany, nel Wyoming, cuore pulsante degli Stati Uniti. È chiamata "Gem City of the Plains" ovvero "la città gemma delle pianure" proprio perché i paesaggi intorno alla città sono i caratteristici scorci da far west con grandi brughiere cosparse da sparuti spuntoni di roccia.
Tanto i procioni quanto la città di Laramie sono parti fondamentali della storia d'America. Il primo contatto con questo animale, infatti, risale proprio alle prime esplorazioni dell'America effettuate dai membri della spedizione di Cristoforo Colombo che fu il primo a lasciare un registro scritto delle specie animali avvistate. I primi zoologi pensavano che il procione fosse imparentato con molte specie differenti come i cani, i gatti o gli orsi, anche se oggi sappiamo che fa parte del sottordine dei caniformia, ovvero letteralmente "gli animali a forma di cane", e ha una sua propria famiglia: procionidae.
Nonostante sia un animale rinomato per la sua furbizia, esistono pochi studi volti a comprendere le abilità cognitive del procione. Ad esempio, in uno studio condotto dall'etologo Davis nel lontano 1908, si evidenziava come il procione fosse capace di aprire 11 su 13 serrature in meno di 10 tentativi e non avesse problemi a ripetere l'operazione quando le serrature venivano richiuse o addirittura capovolte. David concluse che il procione capiva i complicati meccanismi delle serrature con una sorprendente capacitàdi adattamento.
Lo studio sui procioni
Anche i procioni studiati dai ricercatori dell'Università dell'Oklahoma hanno dimostrato una certa capacità di adattamento, ma per motivi diversi. Gli studiosi hanno esaminato il comportamento di 204 procioni tra agosto 2015 e settembre 2019 in un esperimento tanto semplice quanto efficace. In città è stato posto una sorta di cubicolo con due pulsanti: se si premeva il primo si otteneva una ricompensa sotto forma di cibo, dal secondo invece nulla. Una volta che il procione capiva il meccanismo, gli scienziati invertivano i pulsanti e constatavano in quanto tempo il procione imparava a risolvere il nuovo dilemma.
Ci son voluti ben due anni per raccogliere i dati necessari, ma alla fine i ricercatori hanno tratto le loro conclusioni. Inizialmente, i procioni più giovani sembravano i più "coraggiosi" ed esploravano il cubicolo con più sicurezza. Tuttavia, gli adulti erano meglio preparati ad affrontare le novità e nel momento in cui i ricercatori invertivano i pulsanti erano più bravi a capire le nuove condizioni proposte dallo studio.
Il risultato più strabiliante, però, arrivò successivamente. Osservando bene i dati, i ricercatori si sono accorti che, indipendentemente dall'età, erano i procioni più docili e pacifici ad avere una migliore performance nel test. I procioni più audaci e aggressivi, infatti, impiegavano più tempo a risolvere "l'indovinello dei due pulsanti" e i ricercatori ipotizzano che siano proprio quelli più mansueti ad avere una migliore capacità di adattamento.
Quello fra procione e uomo è un rapporto complesso ma è un chiaro esempio di ciò che significa mettere in atto politiche sane di convivenza fra animali ed essere umano. Scoperte del genere devono fungere da fondamenta per i conservatori della biodiversità e i gestori della fauna per far si che al più presto si possano stilare delle regole di convivenza volte il più possibile a salvaguardare gli animali.