Come si sa, il cane è il migliore amico dell'uomo ma in Australia i dingo, i cani rinselvatichiti che secondo alcuni esperti appartengono ad una specie a sé stante, probabilmente erano anche qualcosa di più. Secondo infatti una nuova scoperta archeologica, gli antichi popoli nativi australiani consideravano questi animali molto importanti tanto da diventare parte della loro famiglia al pari di altri esseri umani. Diversi dingo, infatti, sono stati appena scoperti all'interno di vere e proprie sepolture pensate esclusivamente per questi animali e non come corredo funerario per gli esseri umane, come è stato possibile osservare in altre tombe sparse per il mondo.
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista PLOS ONE, dove un articolo scritto da alcuni archeologhi e storici – Loukas George Koungoulos e Sue O'Connor dell'Australian National University di Canberra e Jane Balme dell'Università dell'Australia Occidentale di Crawley – ha chiarito quale fosse la posizione degli aborigeni nei confronti di questi animali, considerati veri e proprio compagni di vita e di morte. Storicamente, infatti, i dingo non vengono molto apprezzati dagli abitanti delle campagne limitrofe delle grandi città o dagli allevatori, poiché vengono considerati responsabili degli attacchi agli animali d'allevamento. Quindi è stato molto sorprendente scoprire che prima dell'arrivo dei coloni europei questi animali godevano di molto più rispetto, tanto da essere considerati degni di sepolture specifiche.
I ricercatori hanno esaminato i resti del sito archeologico di Curracurrang, a sud di Sydney, dove i moderni strumenti di datazione, tra cui quello al radiocarbonio, hanno permesso di capire come i dingo venissero seppelliti insieme alle persone appartenenti alle popolazioni native nelle cosiddette valli degli antenati, a partire da circa 2.000 anni fa. Ovviamente non tutti i dingo che sono stati trovati nel campo, chiarisce Koungoulos, hanno ricevuto gli stessi riti di sepoltura. Tuttavia, in alcune aree in cui sono registrate le sepolture dei dingo, il processo è identico a quello utilizzato per onorare i defunti umani e questo chiarisce quale stretto legame abbiano avuto le persone e i canidi a quel tempo.
Se infatti gli antichi abitanti spendevano molto tempo per seppellire e preparare il corpo di un dingo morto, questo voleva dire che riconoscevano in questo animale dei valori emotivi e "umani" che al giorno d'oggi sono per lo più scomparsi. La cosa più particolare è che gli archeologi hanno trovato dei resti di dingo appartenenti ad età molto diverse. A Curracurrang gli esperti hanno infatti estratto ossa sia di cuccioli che di adulti, una scoperta che dimostra come gli antichi aborigeni non si preoccupassero solo dei giovani ma anche dei cani anziani, con cui probabilmente convivevano per tutta la vita.
Questo è inoltre un forte indizio di come i dingo siano stati più volte addomesticati dall'uomo, per quanto non abbiano mai completato un vero processo di domesticazione a causa dello stesso stile di vita delle popolazioni native, che preferivano convivere con gli animali in uno stato di semilibertà. Non è però chiaro quanto sia stato utile questo scambio fra dingo ed esseri umani, ma sentendo i racconti degli eredi di quegli antichi popoli è possibile notare come si fosse instaurata una sorta di simbiosi fra queste due specie. Entrambi tolleravano la presenza dell'altro e collaboravano per esempio durante la caccia. Spesso, inoltre, i dingo si avvicinavano attorno ai falò per ottenere un po' di calore per la notte e le persone apprezzavano la loro compagnia.
«I nostri risultati segnano un importante sviluppo nella nostra comprensione del rapporto tra i primi popoli australiani e i dingo – ha affermato la principale coautrice dello studio, ovvero la professoressa Susan O'Connor – Quando gli europei si stabilirono in Australia, il legame tra i dingo e gli indigeni era ormai molto radicato. Questo è ben noto agli indigeni ed è stato documentato dagli osservatori esterni, che nei loro taccuini hanno descritto il rapporto di amicizia fra gli aborigeni e questi canidi in parte selvatici. Il nostro lavoro mostra quindi che avevano rapporti duraturi prima della colonizzazione europea e che il loro legame non si limitava solo a delle associazioni transitorie e temporanee dei loro gruppi, ma a un vero rapporto di conoscenza e amicizia che spingeva le due specie ad esplorare il mondo insieme».