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11 Gennaio 2024
10:26

I popoli africani potrebbero aver scoperto il primo fossile di dinosauro 500 anni prima degli inglesi

Alcuni popoli africani scoprirono i fossili di dinosauro molto tempo prima dell'arrivo dei coloni europei, in un contesto storico in cui ancora non esisteva la parola “paleontologia”.

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I popoli africani conoscevano i dinosauri ben prima degli scienziati europei: questa la scoperta fatta in un recente studio, pubblicato sulla rivista della Geological Society. Un team di scienziati impegnato su siti archeologici e paleontologici del Sud Africa ha deciso di compiere una particolare ricerca storico-paleontologica, con l'intento di capire da quanto tempo le popolazioni africane conoscono la natura e la presenza dei fossili di dinosauri nel loro territorio. Sorprendentemente, effettuando delle interviste ai capi villaggio di diverse etnie e compiendo una vasta ricerca bibliografica, che comprendeva l'analisi di diverse scoperte paleontologiche, il team si è reso conto non solo che questi popoli conoscono i fossili, ma anche che probabilmente ne attribuiscono correttamente la natura preistorica da molto più tempo della scienza ufficiale.

Storicamente si attribuisce infatti ai naturalisti inglesi la descrizione del primo fossile di dinosauro, a cavallo fra il 700 e l'800, seppur la prima rappresentazione nota avvenne nel 1676, a opera di Robert Plot. Egli tuttavia considerò erroneamente un reperto oggi riconosciuto come appartenente a dinosauro per un osso di un gigantesco essere umano. Quest'osso apparteneva ad un Megalosaurus, un carnivoro di medie dimensioni che viveva in Europa durante il Giurassico medio. Per quanto la sua successiva identificazione come rettile permise la nascita della paleontologia moderna, il Megalosaurus probabilmente non fu il primo dinosauro scoperto dalla nostra specie.

Il team di scienziati – composto da antropologi, esperti del folklore locale, zoologi e paleontologi – ha infatti fornito le prove che gli africani conoscono i fossili di dinosauri almeno da 500 anni prima rispetto alla scoperta del megalosauro, senza considerare le ipotesi che prevedono una conoscenza ancora più antica, precedente all'invenzione della scrittura. Le popolazioni africane infatti sono venute a contatto con i fossili di dinosauri varie volte, soprattutto tramite il ritrovamento di resti all'interno di alcune grotte.

In Africa meridionale, per esempio, alcune popolazioni trovarono diversi scheletri all'interno del sito di Bolahla, nel Lesotho, interpretandoli come appartenenti ad un mostro simile a un drago. Il suo nome variava inoltre a secondo della lingua, ma tutti sapevano che le sue ossa erano antiche.  In Lesotho, il mostro si chiamava "Kholumolumo", mentre nella provincia confinante del Sud Africa, gli Xhosa – un popolo di cacciatori allevatori – chiamavano la creatura "Amagongqongqo". In tutti i casi, secondo la loro mitologia, il mostro aveva una forma da rettile e le sue ossa venivano sporadicamente portate nei villaggi a partire da circa 1000 anni fa.

Oggi sappiamo che le ossa facevano parte di Massospondylus carinatus, un dinosauro dal collo lungo e dalla testa piccola. Ed è grazie alla storia del suo ritrovamento se sappiamo che gli africani credevano nell'esistenza di un gigantesco rettile estinto, ben prima dell'arrivo dei coloni inglesi. Ovviamente però non facciamoci illusioni: questi antichi popoli ignoravano gran parte della storia della Terra e per loro i dinosauri erano più delle figure mitiche, che dei veri e propri animali.

È tuttavia vero che l'Africa – in particolare il Sudafrica – è ricca di giacimenti fossili, in cui era possibile accorgersi delle ossa affioranti, appartenute milioni di anni fa a questi possenti titani ed è logico quindi pensare che questi popoli continuassero a trovare nuovi reperti non sapendo quanto fossero antiche, non disponendo dei moderni metodi di datazione. Essi però, come afferma l'articolo, furono in grado di capire che questi reperti appartenevano ad animali molto diversi dalle forme moderne.

Alcuni gruppi divennero così bravi nell'intercettare i giacimenti fossili che al loro interno cominciarono a formarsi persino degli specialisti, che di seguito furono in grado di indicare agli esploratori occidentali la corretta posizione di alcuni reperti. Per esempio, la scoperta dei dinosauri Jobaria, effettuata in pieno deserto, e Giraffatitan fu possibile grazie rispettivamente ai Tuareg in Niger e ai cacciatori Mwera in Tanzania, che descrissero con precisione non solo la posizione dei fossili, ma anche la loro profondità rispetto alla superficie del terreno.

Questo tuttavia non è valido solo in Africa, ma anche in altre aree del pianeta: un gran numero delle popolazioni indigene nord americane, per esempio, conosceva almeno una pista di impronte fossili, mentre le popolazioni greco-latino tentarono di interpretare i fossili attraverso i loro miti. I naturalisti inglesi furono quindi solo i primi a inserire i dinosauri – e molte altre tipologie di fossili – all'interno di un modello più corretto e completo delle scienze della Terra e della vita.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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